IL DOLORE DELLA COMUNITÀ PER LA SOMPARSA DI UNA GIOVANE DONNA
La scomparsa di una persona, di norma, non è una notizia. Tranne il caso in cui, la sua storia personale impatti con quella della comunità. E pertanto, se il dolore connaturato alla scomparsa di ogni essere umano è partecipato e condiviso dalla totalità della popolazione, l’addio al mondo terreno si trasforma in una notizia, segnata da una mestizia senza fine. E l’intima sofferenza percepita dalla comunità zambronese domenica 18 novembre era tangibile. Donne che piangevano, uomini dall’espressione smarrita, ragazzi con lo sguardo fisso nel vuoto, bambini increduli, anziani oranti. Tutti riuniti intorno alla chiesa parrocchiale a dare l’estremo saluto a una donna di soli quaranta anni. Un edificio di culto gremito faceva da contraltare a un silenzio quasi irreale. Lina Barbieri, originaria di Vibo Valentia, viveva a Zambrone da oltre due lustri. Un male incurabile, contro il quale ha lottato con coraggio leonino, come solo le donne del Sud sanno fare, se l’è portata via. Lascia un marito, Antonio Muggeri e due bambini, Francesca e Carlo, rispettivamente di sei e nove anni. Le sue principali qualità, erano legate al ruolo di madre: amorevole e premurosa, attenta e intelligente. Le sue peculiarità di donna, apprezzate da tutti coloro che hanno avuto modo di frequentarla: eleganza, grazia, equilibrio. Esemplari anche le doti di cittadina: ammirevoli per il loro altruismo. Se ne è andata in una fredda giornata autunnale, quasi che la malasorte volesse sconfiggere anche il calore umano offerto da una partecipazione al lutto massiccia e quanto mai sentita. Ad un certo punto, il pessimismo ha avuto il sopravvento e veritiera è sembrata l’affermazione di Menandro: «Muor giovane colui che gli dei amano». Una visione pessimisti ca della vita, nella circostanza comprensibile. Ma le gocce d’acqua piovana, discese dal cielo con impercettibile delicatezza, sembravano invece essere il pianto degli dei stessi. Quasi a volere smentire l’assunto dell’autore greco. È ritornato allora in mente quanto scritto nel “Libro della Sapienza”: «Dio… ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane, in esse non c’è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra perché la giustizia è immortale». La morte allora risulta sconfitta dal regno dell’amore, lo stesso che sarà alimentato, giorno dopo giorno, dai figli, dai familiari e da quanti hanno voluto bene a Lina.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi, gennaio 2013, n. 1