PRIMA REPUBBLICA. FASTI E CADUTA DI UN IMPERO POLITICO
di Corrado L’Andolina
“Ricordati di vivere” di Claudio Martelli, edito Bompiani, è un saggio romanzato. Del saggio mantiene la struttura: rigorosa, coerente, profonda. Del romanzo, lo stile: avvincente, nitido, lineare. L’analisi del saggio investe le sorti del Partito socialista italiano e dell’Italia dai primi degli anni Sessanta fino alla metà dei Novanta. La trama del romanzo interseca la sua storia personale con quella della politica nazionale. L’autore focalizza l’attenzione su alcuni passaggi storici italiani e internazionali. Passa, pertanto, alla minuziosa descrizione dei fatti. Ogni evento gravido di risvolti politici è letto a trecentosessanta gradi. L’autore racconta, di volta in volta, la sua scelta. Poi descrive la posizione delle altre figure politiche o istituzionali. Infine, discetta sulle concause, motivazioni e variabili che ne determinarono orientamento e risultanze. Gli affreschi sulle figure politiche sono delle pennellate letterarie d’ispirazione stendhaliana. Come l’autore francese indaga l’animo degli uomini e delle donne incrociate sul suo percorso di vita e mette in luce grandezze e limiti, contraddizioni e coerenze, illusioni e disillusioni, idealismo e pragmatismo. Capitolo a parte le pagine riservate a Bettino Craxi, dense di un’umanità struggente e dolorosa, mista a sentimenti di stima e ammirazione. Ciò non gli impedisce di cogliere errori politici, tattici e strategici di Craxi e del gruppo dirigente socialista (di cui ha fatto parte per tutta l’epopea craxiana). L’intimità della giovanile amicizia e la durezza dello scontro finale, però, non sbarrano la strada all’affetto fraterno. Le pagine dedicate alle donne della sua vita svelano un lato poco conosciuto dell’autore: intensamente affettuoso e dolcemente romantico. Una cornice al cui interno si collocano i suoi affetti (fidanzate, mogli, figli). C’è spazio anche per qualche recriminazione sul tempo sottratto alle persone più amate (specie alla prole). Ma poi è superata dai risultati tesi a rendere la società più equa, libera, moderna. Nel libro c’è il bisogno di ricordare, con acribia e vigore. Un bisogno che genera tangibile e lancinante sofferenza. Ma c’è anche il merito della riflessione: acuta, sincera, rigorosa. Un merito che nasce dall’intelligenza e orienta verso la verità. L’attualità dell’opera di Claudio Martelli è proprio l’individuazione delle radici del malessere che investe il Belpaese da molti anni. Alla cancellazione della classe dirigente operata nel biennio 1992-1994 è seguita miseria politica, inadeguatezza istituzionale, impoverimento culturale, recrudescenza criminale, speculazioni finanziarie e saccheggio di risorse pubbliche. “Tangentopoli” in tal senso ha rappresentato il punto nodale dei successivi destini italici. Implacabile e lucidamente razionale la sua condanna. Precisa anche l’indagine sulla criminalità organizzata. Le pagine dedicate alla sua lotta, coincidente col ruolo di ministro della Giustizia, sono ancorate al ricordo personale e professionale di Giovanni Falcone che nominò capo della direzione penale (del ministero). La scrittura sempre limpida e accattivante omaggia il ruolo della politica: «Un modo di capire il mondo e di essere il mondo». E ciò annulla lo spazio a giustificazionismo, rancore o indulgenza. La voce di Claudio Martelli, espressa in 594 pagine di parole scritte, non è quella di uno sconfitto dalla storia. Ma strumento epico e fine di un’elegia d’amore: per l’Italia, i socialisti, la sua famiglia e i compagni di un tratto di vita fulgido ed entusiasmante.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su L’ora della Calabria il 6 febbraio 2014, p. 33