commemorazione
IN RICORDO DI UN NOTAIO E DI UNA GRANDE DONNA
Come si coniuga la professionalità con l’affabilità? Un giurisprudente, come equilibra nella prassi il diritto e la prudenza? Come si conciliano amore, famiglia e lavoro? Difficile dare riscontro a queste domande a meno che l’interlocutore non abbia un profilo umano e una tensione morale fuori dal comune; come nel caso della dottoressa Maria Palermo. Il notaio rappresenta un riferimento preciso per la cittadinanza e per la comunità del distretto in cui opera; in primis per il ruolo che gli attribuisce la legge, poi per l’autorevolezza e la fiducia che accompagna la sua attività. Se il notaio è anche giovane e brillante, diventa, naturaliter, l’emblema di una realtà che offre professionalità eccellenti ed encomiabili. Maria Palermo era conosciuta dagli amici di sempre come “Mariolina”. È un vezzo molto in uso, in Calabria, apportare diminuitivi al nome. Lo si fa per esprimere affettuosa tenerezza di cui i calabresi nel loro pur atavico contegno sono impareggiabili maestri. E Mariolina sapeva calamitare rispetto, stima, ammirazione; ma soprattutto, affetto e sentimenti profondi di amicizia. Non è casuale che lo scorso venerdì, nel giorno dell’estremo saluto, una moltitudine di persone abbia affollato il duomo vibonese. Nel giovane notaio scomparso a soli 41 anni tenacia, perseveranza, intuito, una disciplina interiore ferrea si sposavano perfettamente con una dolcezza e un’eleganza di comportamento più unica che rara. Tatto e grazia femminile rendevano ammirabile il suo stile di vita che aveva nel logos e nella portentosa cultura due fondamentali coordinate. Brio e sobrietà, i poli intorno ai quali costruire una vita che è stata breve ma intensa, sempre contestualizzata in una ricca dimensione emozionale e sentimentale. Mariolina non aveva mai dimenticato la spensieratezza dell’infanzia, le sue corse sulla spiaggia di Zambrone, gli amici dai quali si era allontanata per motivi legati allo studio e che poi aveva nuovamente incrociato nello svolgersi della sua attività. Un sorriso gioioso e sornione accompagnava, all’epoca, le sue allegre sortite caratterizzate da un dinamismo e da un’energia senza limiti. Lo spirito combattivo, l’ha accompagnata fino al suo ultimo istante. Quello stesso atteggiamento che le permetteva di approcciarsi alla clientela con generosità e rigore, cordialità e riservatezza. La morte di una donna così giovane e solare reca in sé qualcosa di insondabile e dolorosamente tragico. E il pensiero rimanda a una realtà metafisica, l’unica che possa offrire alla sofferenza di chi le ha voluto bene un sia pur tenue balsamo. Per la mente umana, raffigurarsi un altro mondo è possibile solo grazie a contatti e legami che prospettano una continuazione con l’aldilà. Primo fra tutti, l’amore: il solo sentimento che non finisce con la morte e che quindi esiste oltre la vita. Si può pensare all’aldilà solo se quei legami profondi con la vita vengono già sperimentati nel percorso esistenziale. Legami che Mariolina Palermo ha vissuto con piena consapevolezza e maturità. Tuttavia, le domande sul perché di una fine prematura rimangono inevase. L’immagine di un Dio infinitamente buono e giusto stride con una razionalità dalla quale gli esseri umani non possono separarsi e non dà alcuna risposta al perché di un tormento così grande. Ma forse, è proprio la diffusa idea dell’Eterno ad essere errata; solo l’icona di un Dio umano che si confonde con gli uomini potrebbe dare (anche nel caso di questa dolorosissima scomparsa) qualche risposta. Par Lagerkvist nella sua opera “L’eterno sorriso” immagina Dio in termini umani: un vecchio, confuso e incerto il quale alle anime che gli chiedono: «Perché questo?», non sa cosa rispondere. Si limita soltanto a ripetere: «Io non volevo questo».
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora l’11 giugno 2012, p. 23