IL TAMBURELLO.

E' lo strumento tipico calabrese!
E' lo strumento tipico della tarantella!
Il tamburello è uno strumento a percussione che appartiene alla classe dei membranofoni.
Nel Mueseo della Magna Grecia di Reggio Calabria il tamburello (tympanon) é raffigurato su un Oinochoe del VI sec. a.C.; il suo bordo, in questa raffigurazione è munito di lamine metalliche.
In virtù di questo reperto, si può affermare che in Calabria, già dal sesto secolo a.C. l'uso del tamburello era già noto.
Tuttavia vi è da precisare che tamburi a cornice, in forme quadrate o poligonali di varie dimensioni, erano comuni a tutte le civiltà antiche dai Sumeri agli Ittiti, dagli Egiziani agli Ebrei. Più tardi, lo strumento passò dall'Asia alla Grecia, dove assunse l'attuale forma rotonda.
Il tamburello si diffonde in tutta l'Europa con le invasioni arabe nell'Italia meridionale e nella Spagna. Isidoro di Siviglia riferisce di uno strumento simile detto "Margaretum", suonato con una bacchetta. Nel XIII secolo in Europa si trovava un tipo di tamburo a cornice con sonaglia noto come "Tymbre", "rotumbes", o "timbre". Nel Medioevo la sua forma corrispondeva a quella attuale, ma i sonagli erano più larghi e pesanti.
Era uno strumento rozzo usato dai menestrelli, dagli attori e dai giocolieri, grazie a loro divenne nel 1550-1560 circa, molto famoso in Italia, Spagna e Francia del Sud, tanto da assumere nel 1564 il nome di "Tamburo Basco".
Tra il tardo Rinascimento e il Barocco, sopravvisse solo come strumento popolare in Spagna e in Italia. Nel XVIII secolo prima della rivoluzione, la Francia lo incorporò nella sezione delle percussioni.
E' tuttora molto diffuso in Turkestan, Iran, Turchia, Serbia, Albania, Siria e Marocco, dove costituisce uno strumento indispensabile per le danze sacre. A seconda del paese di origine si differenzia per la presenza di sonagli, anelli o piattini.
Il primo compositore ad usarlo in orchestra fu Gluck in "Paride ed Elena" nel 1770.
Attualmente è costituito da un cerchio di legno o metallo con diversi interstizi, su cui vengono montati i piattini d'ottone, lamiera o argento (da sette a venti). E' munito di una pelle di vitello, capra, o materiale sintetico che va dai 15 ai 50 cm. di diametro e un'altezza del bordo di 5-7 cm.
Ci sono diverse tecniche per ottenere gli effetti di "tremolo" e "trillo" e per la percussione con le mani o con le bacchette per ottenere le diverse dinamiche.
A suonarlo la tradizione vuole che siano tanto gli uomini quanto le donne. Anzi, erano le donne, in passato, a suonarlo con più abilità, riuscendo perino ad accompagnare il canto a più voci (come nel caso della festa del "Muzzuni" ad Alcara Li Fusi) o a tenere u sonu da ballu.
I "tamburellisti" più famosi in Calabria, oggi, provengono, non a caso, da Gallicianò (piccolo centro della Calabria ionica, di etnia greca)…

Avv. Corrado L'Andolina