Periodo Svevo

La famiglia tedesca degli Hohenstaufen (o Svevi, appunto) prende il nome dell'omonimo castello nella Svevia.
Con Federico I Barbarossa (1152-1190) poi con suo figlio Enrico VI (1190-1197) e suo nipote Federico II (1197.1250) la famiglia, in possesso delle corone dell'Impero, di Germania e di Italia, e inoltre di Sicilia (1190) e di Gerusalemme (1229) raggiunse il culmine della potenza.
Enrico VI di Svevia (1165-1197) figlio di Federico I Barbarossa, in seguito al matrimonio con Costanza d'Altavilla (1186) divenne re di Sicilia. Il regno di Sicilia gli fu contestato da Tancredi di Lecce e successivamente dal figlio di questi, Guglielmo. Vittorioso su entrambi, dovette per fare fronte ad una ribellione della Sicilia, cui non era estranea sua moglie Costanza. Appena soffocata la ribellione morì a Messina, sul punto di partire per la Terra Santa.

La famiglia de Hautevills, Altavilla, piccolo feudo di Normandia, cominciò ad acquistare rinomanza quando i figli di Tancredi d'Altavilla emigrarono in Puglia in cerca di fortuna. Approfittando delle lotte locali, s'impossessarono di Melfi, che nel 1042 l'Imperatore Enrico III eresse in contea a favore di Guglielmo d'Altavilla, detto Braccio di Ferro. Roberto il Guiscardo, fratello di Guglielmo, con le armi e con l'astuzia ampliò il dominio ottenendo da Papa Niccolò II, nel 1059, l'investitura del Ducato di Calabria e di Puglia; nel frattempo, Ruggero, fratello di Roberto, in trent'anni di guerra strappò la Sicilia agli Arabi.
Sotto gli Altavilla il Mezzogiorno d'Itaia raggiunse un assetto unitario e fu uno dei maggiori centri di civiltà del Medio Evo.
Ruggero II, figlio di Ruggero I, riunì nelle sue mani le conquiste normanne insulari e di terraferma incoronandosi a Palermo Re di Sicilia e Duca di Calabria e di Puglia (1130). Ruggero II fu dunque il primo re di Sicilia (1130-1154), uno Stato che unificava tutto il Mezzogiorno d'Italia.
A Ruggero II, successe Guglielmo I il Malo e, a questi, a soli 13 anni, Guglielmo II il Bono, sotto la reggenza della madre Margherita di Navarra. Fedele all'alleanza con il papato, collaborò alla lotta di Alessandro III e dei Comuni lombardi contro Federico Barbarossa. Non avendo figli dalla moglie Giovanna d'Inghilterra, nel Parlamento di Troia del 1186, fece giurare ai signori del regno che avrebbero riconosciuto come suoi successori Costanza d'Altavilla, sua zia (sorella del padre) e il marito di lei, Enrico IV di Svevia, figlio del Barbarossa.
La sua Corte fu un vivissimo centro culturale.

A tredici anni, il figlio di Costanza assunse il potere come Federico II. Il padre era morto da dieci anni, nei quali l'anarchia baronale aveva ripreso vigore. Sebbene in tenera età, prese subito in mano la situazione. Ristabilì l'ordine e impose che i privilegi feudali, l'amministrazione della giustizia, la maggior parte dei commerci e la sicurezza dipendessero esclusivamente dal sovrano, che regnava per volere di Dio ed era strumento della Sua Provvidenza. Con mirabile equilibrio, riuscì a fondere elementi della cultura greca e latina, araba e bizantina, normanna e sveva, dando vita ad uno Stato accentratore ma illuminato, cattolico, ma tollerante verso musulmani ed ebrei, fieramente autonomo dalla Chiesa di Roma, tanto che, per due volte venne scomunicato.

La Corte di Palermo diventò uno dei centri culturali più importanti del tempo, e proprio lì cominciò a prendere corpo la prima scuola poetica italiana, detta, appunto, siciliana, e dove c'era anche un nucleo di calabresi, tra i quali Folco di Calabria e Dolcietto. Nel 1224 fondò a Napoli la prima università statale d'Europa, per creare funzionari dell'amministrazione dell'amministrazione reale. Nel 1231 con le costituzioni di Melfi diede la prima raccolta di leggi amministrative d'Europa.

Vi fu una consistente ripresa economica e culturale, con la creazione di nuove città, quali Monteleone, nei pressi della greca Ipponio, e la realizzazione dei famosi castelli federiciani. Infatti, vennero eretti o ricostruiti i castelli di Cosenza e di Nicastro, di Monteleone e di Roseto Capo Spulico, di Rocca Imperiale e di Belcastro e di saracena.

Federico II morì improvvisamente a Lucera nel 1250 e il regno che aveva suscitato l'ammirazione e il timore dei contemporanei non gli sopravvisse. Seguendo unos chema fedelmente riprodotto nei secoli successivi, la classe dirigente calabrese, formata allora da nobiltà e dagli alti prelati, in maggioranza si schierò con personali e locali, oltre che di elementare opportunismo.