Periodo Normanno

Alcuni uomini del Nord, detti Normanni, giunsero nel 1016 in Campania, di ritorno da un pellegrinaggio in Terra Santa. Abili sia come guerrieri, sia come politici, ben presto si ritagliarono uno spazio nell'Italia decadente dell'anno Mille.

Ma chi erano effettivamente i Normanni che nell'XI secolo conquistarono l'Italia meridionale ?
I Normanni furono i discendenti di quei Vichinghi che intorno all'anno Ottocento toccarono le coste della futura Normandia e che nell'820 compirono incursioni sul corso inferiore della Senna. Negli anni successivi questi sbarchi si intensificarono e inutili furono i tentativi di difesa, tant'è che il governo carolingio abbandonò nell'867 la regione che sarebbe diventata la Normandia affidandone la protezione ai Bretoni. Ma inutilmente, perché nel 911 il re carolingio Carlo III il Semplice decise, con il trattato di Saint-Clair-sur-Epte, di cedere Rouen e i territori vicini a Rollone, capo dei guerrieri Vichinghi, appartenente ad una famiglia di capi locali della Norvegia, le isole Orcadi e l'Islanda. Questo fu il primo nucleo dello stato Normanno, che si estese in maniera disordinata e conobbe una certa stabilità solo sotto il regno di Riccardo II (996-1026) e poi un vero e proprio periodo di eccezionale prosperità con Guglielmo il Conquistatore. Questi, dopo essere riconosciuto a imporre nel 1047 la propria autorità sull'aristocrazia normanna, favorì lo sviluppo della chiesa regolare, allontanandola definitivamente dalla chiesa nordica.

Nonostante il contrasto di Bizantini, Longobardi e Musulmani, i Normanni conquistarono tutto il Sud.
Roberto il Guiscardo diede avvio alla conquista della Calabria. Dal 1047 egli si stanziò in Val di Crati e nel giro di pochi anni s'impadronì di molte fortezze poste a presidio della Valle e altre ne fece costruire in zone strategiche, controllando così la strada che collegava la Lucania al Bruzio. Tra il 1054 e il 1065 le sue truppe conquistarono Bisignano, Montalto Uffugo, San marco Argentano, Malvito, Cosenza, Aiello, Martirano, Nicastro, Maida, Mileto, Oppido e numerosi altri centri sui litorali ionico e tirrenico: Rossano, Cassano, Cariati, Catanzaro, Squillace, Stilo, Scalea, Tropea, Scilla.
La conquista della Calabria non fu facile. Alcuni centri opposero una vigorosa resistenza, come Aiello, Catanzaro, Santa Severina, Reggio, sede dell'antico tema bizantino, assediata dal Guiscardo, inutilmente nel 1057, venne conquistata solo nel 1060, anche grazie all'aiuto di suo fratello Ruggero, che proprio nella città dello Stretto assunse il titolo di duca di Calabria.
I calabresi furono i migliori alleati del Guiscardo e diedero un contributo notevole nella battaglia in cui venne sconfitto l'esercito bizantino-pontificio a Civitate sul Fortore, nel 1053, quando lo stesso Leone IX, che sperava di scacciare dal Sud i temibili Normanni, venne fatto prigioniero.
Dopo la vittoria di Civitate si stabilirono buoni rapporti tra i Normanni e il Pontefice, con la sottomissione del Mezzogiorno a Roma.
Ben presto controllò tutto il Mezzogiorno, compreso l'ultimo caposaldo longobardo, il principato di Salerno, governato da Giusulfo II, del quale il Guiscardo sposò la figlia Sikelgaita.

I nuovi dominatori introdussero in Calabria la novità del sistema feudale e avviarono la rilatinizzazione delle sue strutture ecclesiastiche, per cementare così il rapporto con il papato.
In questo periodo, si registrò, in Calabria, una ripresa dei commerci, prima impedita dall'esoso fiscalismo dei bizantini. Vennero create due circoscrizioni amministrative, dette giustizierati: quello di Val di Crati, corrispondente all'incirca con i confini dell'attuale provincia di Cosenza e quello della Calabria, comprendente la restante parte del territorio.
Scelsero quale capitale Mileto e vi costruirono la Corte e la zecca, chiese ed edifici pubblici.
Sul piano militare le truppe operavano sotto la guida del comandante supremo detto dux al quale facevano capo una serie di sottoposti, i comites, cioè i conti. Questo titolo già in epoca carolingia prevedeva la concessione di alcuni privilegi, in particolare la signoria su determinati territori. E proprio su questa struttura si modellò il sistema normanno, con la delega ai guerrieri appartenenti alla cerchia del capo di alcuni poteri propri del duca.
Nell'opera di conquista del Mezzogiorno i Normanni ebbero un grande alleato nella Chiesa di Roma, che li aveva riconosciuti sovrani e che in cambio ottenne il loro aiuto contro la Chiesa d'Oriente. In Calabria, in modo graduale, venne sostituito il rito greco con quello romano, furono costituite nuove diocesi e venne dato impulso alla fondazione delle abbazie degli ordini latini, a cui vennero riconosciuti privilegi, prebende e poteri anche feudali.

Il Gran Conte Ruggero delegato dal fratello Roberto a governare la Calabria, elesse a propria residenza Mileto, dove si spense il 22 giugno 1101 e dove fu seppellito.
Qui nel 1088, morta Eremburga e dopo avere sposato Giuditta di Evreux, Ruggero sposò Adelasia del Vasto, della famiglia monferrina degli Aleramici, la quale, nel dicembre del 1097, o, secondo altre fonti, nel febbraio 1098, dopo avere partorito Simone, diede alla luce Ruggero II, battezzato da Brunone di Colonia.
Con la morte del Gran Conte, si aprì un periodo di transizione, che vide la reggente Adelaisa a nome dell'erede Ruggero II, protagonista, con un consiglio di reggenza dove spiccava il "protonobilissimo" Cristudolo, calabrese, bizantino, il quale aveva servito con fedeltà Ruggero. Adelaisa valorizzò gli elementi culturali bizantini, proteggendo, tra l'altro, alcuni illustri monaci bizantini, come Luca di Melicuccà e il beato Bartolomeo da Simeri.

Ma il declino di Mileto era ormai iniziato. La Contessa, infatti, trasferì la capitale prima a Messina, poi a Palermo.
Ruggero II conquistò tutti gli altri territori appartenenti ai Normanni di Melfi, al ducato di Napoli, al principato di Capua ed estese i propri domini pure agli Abruzzi, spingendosi fino all'Africa del Nord e in Grecia e associando il figlio Guglielmo I il Malo, il quale regnò dopo la sua morte (1154-1166).
A capo della regione, venne così insediato Guglielmo II il Buono (1166-1189) figlio di Gugliemo I, il quale guidò una spedizione in Egitto e s'impadronì di Tessalonica nel 1185. La morte prematura del regnante (che non lasciava eredi) aprì una grave crisi politica.
I notabili designarono alla sua successione Tancredi, figlio illegittimo di Ruggero II.
Ma alla sua morte, nel 1194, Enrico VI s'impadronì del trono. E a Palermo, il giorno di Natale 1194, Enrico VI inaugurava il dominio svevo sul regno di Sicilia mettendo fine alla dominazione normanna.