“NON SARO’ MAI UNO SCHIAVO DELLA VIOLENZA E DELLA PAURA”
Nonostante le intimidazioni Rombolà è deciso ad andare avanti
Drapia
Benedetto Croce amava ripetere: “La violenza non è forza, ma debolezza, né mai può essere creatrice di cosa alcuna, ma soltanto distruggerla”. In Calabria la celebre espressione del filosofo napoletano, trova puntuale riscontro. Violenza e distruzione si accompagnano di pari passo; e gli effetti sono sotto gli occhi di tutti. Le negative conseguenze si riflettono su molti aspetti della vita sociale. Il degrado politico e ambientale avanza quasi incontrastato. Ciononostante non manca chi ha deciso di lottare e impegnare le sue energie per invertire una linea di tendenza infausta per i destini di questa terra. Non si tratta di “eroi” ma di semplici cittadini, che con il loro silenzioso e onesto operato, si sforzano e tentano di migliorare, di giorno in giorno, con atti concreti le condizioni di vita della collettività. Spesso, però, l’impegno costante e generoso profuso da queste persone, viene frustrato e umiliato da gesti di inaudita violenza. E’ quello che è accaduto a Giuseppe Rombolà, vicesindaco al Comune di Drapia e vittima, qualche giorno addietro, di un grave gesto intimidatorio. Nei confronti della sua abitazione, nella scorsa notte del 18 novembre sono stati esplosi cinque colpi di pistola. A distanza di qualche giorno, Giuseppe Rombolà, stimato avvocato che vive a Caria di Drapia, in ordine a quanto accaduto esprime le sue considerazioni.
Qual è la sua opinione in merito a quanto accaduto?
Gli attentati perpetrati nei confronti dei pubblici amministratori calabresi sono aumentati in maniera esponenziale. Eppure, le istituzioni sembrano incapaci di dare una risposta convincente.
Come ha reagito la gente una volta appresa la notizia?
Ho avuto molti attestati di solidarietà e affetto. Specie dai miei colleghi e dalla gente del mio paese.
E le istituzioni?
Devo ringraziare i carabinieri della caserma di Tropea, i quali hanno avviato le indagini con puntualità e determinazione e che mi sono stati molto vicini anche sotto il profilo umano. Proprio per tale ragione avverto la necessità di esprimere pubblicamente nei loro confronti la mia più sincera e profonda gratitudine.
E poi?
Ho registrato, nei confronti di quanto accaduto, disattenzione e distacco. Non credo che ciò sia avvenuto sulla base di una scelta consapevole. Penso, invece, che vi sia, anche da parte delle deputate istituzioni, una certa assuefazione al fenomeno di che trattasi. Un segnale preoccupante.
Come ha reagito il consiglio comunale?
Tutti i consiglieri, sia di maggioranza che di minoranza mi hanno manifestato la loro solidarietà e di questo li ringrazio. Il consiglio ha il dovere di operare con equilibrio, ma la lotta alla criminalità necessita dell’apertura di ben altri fronti.
Il mondo politico che atteggiamento ha avuto nei confronti di quanto accaduto?
Molti rappresentanti del mondo politico, sia di centrodestra che di centrosinistra, mi hanno testimoniato solidarietà e affetto. Ma ciò non sulla base di particolari rapporti politici, quanto, piuttosto, per le relazioni personali di amicizia e stima reciproca esistenti con gli stessi.
Continuerà nel suo impegno civile?
Le rispondo con una frase di Abraham Lincoln: “Non vorrei essere uno schiavo, ma non vorrei essere neanche un padrone. Questo esprime la mia idea della democrazia”. Non sono uno schiavo della violenza e della paura e non vorrò mai essere padrone dei destini di altri uomini. L’impegno civile, umile e costante è il mio modo di servire la collettività nella quale vivo.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 10 dicembre 2006