TRE FRATELLI
Tre fratelli, una sola cosa…/ Tu l’anima, il piccolo la mente, il grande il braccio./ In un giorno tragico, l’anima lasciò/ questo corpo perfetto./ La mente non seppe più pensare, né ragionare;/ il braccio perse la sua forza, non sapeva tenere tra le mani nemmeno un fiore./ Il corpo si accasciò come un filo di grano sferzato da un vento violento./ Non ci fu lacrima che bastò a lavare questo dolore,/ né ci furono parole che poterono descrivere l’immenso senso di vuoto/ che nacque dentro, fuori e, intorno a questo corpo segnato dal doloroso distacco./ In uno stato di innaturale sofferenza, il corpo senza anima,/ chiedeva “Perché?...”/ Lo chiedeva a quel Dio che prima gliel’aveva / donata e ora, nel momento più bello della vita, se l’era ripresa./ Quante cose c’erano ancora da fare, quante cose da pensare,/ quante gioie ancora da vivere!/ Ma il filo di grano piegandosi ancora/ verde, lasciò cadere un chicco./ Il corpo senza anima, nello strazio/ del suo dolore, si accorse del chicco, si alzò e, lo raccolse./ Fu allora che il braccio tornò forte e lo accolse nella sua mano/ e la mente d’improvviso, seppe trovare per lui, favole meravigliose./ Non era riuscito a trovare ancora una risposta/ ma, una nuova anima per continuare a vivere//.
Mariella Epifanio
Pubblicato su Cronache Aramonesi anno VI n. 2, aprile 2010