TROPEA E I SUOI CASALI di Pasquale D'Agostino (1977)
La zona non ampia (a prima vista) è di grande interesse sotto il profilo geografico per la sua posizione che ne fa, sino al XIX secolo, il centro di una parte consistente del movimento commerciale della Calabria. La zona di Tropea costituisce infatti, per essere al centro del Poro e di Capo Vaticano, uno dei centri del traffico costiero della Calabria per Napoli3.
(...)Sull'importanza militare insiste G. Valente12 e lo dimostra l'alto numero di torri fatte costruire tra il 1536 e il 1540 da Pietro di Toledo lungo la costa da Zambrone a Ioppolo.
(...)Con la crisi del seicento si profila un lungo movimento di decadenza economica e demografica della zona, come documenta la Numerazione del 1641-42 che possediamo per quasi tutti i casali di Tropea (18 su 23)24. Così nella città di Tropea manifattura e commercio dei primi decenni del secolo XVII sono in forte decadenza e si spostano uomini e investimenti nelle campagne dei casali25. Nuove terre vengono strappate al bosco e messe a coltura. La coltivazione del gelso, già diffusa, si intensifica. Ad eccezione di Tropea (e di Catanzaro), ove già vi sono dei laboratori, nei casali la seta viene lavorata con i sistemi caratteristici dell'artigianato nel luogo stesso di abitazione, casupole sparse sulle pendici delle <<costiere>> da Zambrone a Ioppolo.
(...)Dalla Numerazione del 1642 risulta questo dato sulla composizione sociale della popolazione di alcuni casali (Caria , Zaccanopoli , Zambrone , Fitili, S. Giovanni):
Operaio...............................53.47% Pecoraio..............................13,88% Massaro di campo e pecore..........23,40% Altri................................. 9,14%
(..)Presentiamo una tabella della popolazione di Tropea e casali confrontata con la popolazione della Calabria e con quella del Regno di Napoli dalla quale emergono le affinità ma anche le caratteristiche della zona:
Tabella della popolazione di Tropea, della Calabria e del Regno di Napoli
Anno
Tropea e Casali
Calabria
Calabria U.
Regno di Napoli
Regno Due Sicilie
.
abitanti fuochi
fuochi
abitanti
1505
8.000 1.600
53.104
26.549
254.500
1533
1.947
1545
1707
422.030
1561
15.000 3.104
106.335
55.506
1595.
17.620 3.520
111.301
61.079
540.090
1645
15.370 3.074
103.486
56.850
500.202
1660
10.115 2.023
81642
46.851
394.721
1699
9512
4.000.000
1711
8935
1717
9.989
1727
10.045
1737
77.173
3.000.000 ca
1743
12.400
1765
170.766
108.668
3.953.098
1770
181.000
4.093.661
5.600.000
1773
4.249.430
1783
12.842
784.141 ab.
439.776 ab.
1788
12.748
187.000
404.619 ab.
4.785.372
1791
12.825
4.925.321
1797
13.555
195.284
114.492
4.954.770
1815
14.798
1825
15.354
7.200.000
1835.
16.000
1844
19.197
1849
18.711
1861
18.669
1.140.396
Dai dati e dai documenti si ricava che dal 1505 al 1595 la popolazione di questa zona è in costante crescita, e così dimostra non solo la fortunata condizione climatica ma soprattutto quella economica, rilevata, per il Settecento, da P. Villani nel pregevole Mezzogiorno tra riforme e rivoluzione36 e per il cinquecento rivelata da Camillo Porzio che considera (...) il (..) contado, il più florido centro di produzione anche pregiata.
Da diverse fonti ricaviamo la tabella sulla popolazione della zona:
Località
1789
1790
1800
1971
Daffinacello
90
92
107
110
100
91
Daffinà
225
372
406
397
400
1.363
1.328
403
310
2.027
S. Giovanni
126
177
178
180
171
156
Zambrone
414
588
549
547
700
635
Per tutta la zona, attraverso gli Stati delle anime, si rileva sempre che gli alti tassi di natalità sono associati ad una vita media molto breve.
Tabella relativa alle varie fasce di età per il periodo 1641-1699 e l'età media della popolazione.
Età
1641
1685
0-4
9,38%
11,91%
18,68%
5-9
17,03%
11,38%
12,08%
10-14
12,59%
8,80%
10,55%
15-19
9,13%
10,36%
11,53%
20-24
6,66%
10,88%
8,79%
25-29
5,92%
9,89%
30-39
16,54%
12,43%
19,78%
40-49
7,40%
8,29%
50-59
9,62%
9,84%
7,69%
60-69
4,93%
4,14%
3,84%
70
0,74%
0,51%
1,64%
Media
24,69%
25,06%
24,05%
Si nota come la popolazione di tutta la zona è estremamente giovane, e sono ben pochi gli uomini-forza-lavoro.
(…) La staticità della popolazione di alcuni casali di Tropea (Ricadi, Drapia, Zambrone) significa che, dopo il 1790, - massimo di abitanti raggiunto - il tipo di economia agricola (coltivazioni di gelsi, vite, canape, cotone) non regge più.
(…) Per quanto riguarda i vigneti, i gelseti, gli agrumeti (Ricadi, Drapia, Zambrone) e gli uliveti (Spilinga, Parghelia, Zaccanopoli) il contadino - colono delle terre - non ha diritto a partecipare alla ripartizione dei prodotti: questi infatti vanno interamente al proprietario del terreno.
(…) Il cotone, la canapa e il lino sono parti rilevanti dell'economia della zona, come lo sono la pastorizia e l'attività marinara. Nella pastorizia Zaccanopoli, Spilinga e S. Giovanni di Zambrone hanno un posto di rilievo non solo nella zona ma anche in Calabria.
(…) Ma già nel 1642 la popolazione di Zaccanopoli e S. Giovanni di Zambrone si dedica quasi esclusivamente alla pastorizia, come risulta dalla Numerazione dei fuochi e così riassunta:
Attività produttiva
Zaccanopoli
S. Giovanni di Zambrone
Operaio
45,36%
28,98%
Massaro di terra e di pecore
21,35%
35,42%
Artigiano
0,85%
9,66%
Pecoraro
17,93%
16,10%
Molinaro
3,56%
3,22%
Servi
-
Altri
2,56%
6,44%
A Zaccanopoli tra massari di terra e pecore e pecorari c'è quasi il 40% della forza produttiva e a S. Giovanni di Zambrone oltre il 50%; tutto il resto è costituito da operatori legati all'agricoltura e qui alla pastorizia. Qui c'è (Così D. Grimaldi): <<la manifattura dei formaggi che sono naturalmente squisiti, coll'imitare le marzoline alla luccardese>> e si ha cura del <<bestiame grosso e minuto>>43.
(…) Sulle colture praticate nel territorio durante l'età moderna bisogna sottolineare che, oltre alle colture di cui si è detto, persiste una capillare diffusione della vite. Il vino è fin dall'antichità bevanda ed alimento di larghissimo uso presso persone di tutti i ceti e di ogni età; e per la qualità, potendo essere trasportato, veniva prodotto anche per l'esportazione (si ricordi che a Tropea si approviggionano le flotte venete e tropeane in partenza per Lepanto). Ancora oggi il vino prodotto a Brattirò, a Zambrone e a Ciaramiti è di buona qualità e fornisce il mercato locale per buona parte dell'anno.