l’intervento
QUANDO E’ LA POLITICA A CAMBIARE LE REGOLE
«Ah Sudamerica, Sudamerica, Sudamerica», era il famoso leitmotiv di una canzone di Paolo Conte cantata col soave ritmo blues. Il viaggio nell’emisfero sito al Sud del pianeta, parte dall’Astronave. Niente a che vedere con Star Treck, ma col molto più prosaico palazzo Campanella, ovvero la sede del consiglio regionale. La storia ebbe inizio qualche mese fa. Parola d’ordine: «cambiamento». Già, ma con quali procedure? Eureka! Le primarie, si dia al popolo quel che è del popolo. Già, ma con quali regole? Boh, mah, sic, dunque, allora… In pratica, un molto calabrese: «Mo vidimu!». Nel frattempo, la confusione e l’incertezza vennero ufficializzati, con tanto di decreto, legge, sotto legge, pubblicazione in gazzette ufficiali. I più temerari raccolsero firme, aprirono sedi, dibattiti, discussioni. Manco fossero stati alla Prima repubblica. Lì, le regole penali qualche volta venivano violate, ma quelle politiche erano sacre. E così dalla sera alla mattina, le regole cambiarono ancora. Zac. Ma quale primarie? Non ci sono le condizioni. In pratica, dal politico più sexy del Belpaese si aspettava il fatidico: «sììì» o, dalla parte opposta della barricata, un irreversibile niet. A conclusione del lungo tira e molla, per il bene della Calabria, sia ben inteso, si è cambiata anche la legge elettorale. D’altro canto è noto a tutti che le democrazie, quelle serie e di prim’ordine, modificano le regole tre minuti primi delle elezioni. Solo quei vecchi bacucchi americani o inglesi, votano sempre con le stesse regole da più di un secolo. Sarà per questo che risultano così noiosi? Gli Usa e la Gran Bretagna sono realtà statiche, nelle quali prevale l’odore di naftalina. Nelle regioni latine, invece, c’è il gusto della sorpresa, dinamismo, coraggio decisionale. Chi potrà mai dire come si voterà in Calabria fra cinque anni? Più facile beccare il sei al superenalotto. E così, con un impellente desiderio di ritorno alle origini, una parte dello schieramento politico ha avuto un’idea da premio Nobel: le “primariette”, dall’esito super scontato. Il tutto, naturalmente, con riflessi importanti anche nel Vibonese. I potenziali candidati alla poltrona di primo cittadino del capoluogo di provincia più sviluppato d’Italia, saranno stati, più o meno un centinaio. Le regole sono state modificate con la stessa repentinità con cui un uomo comune cambia la biancheria intima. Anche in tal caso, il dubbio amletico: primarie sì o primarie no? E poi: proroga dei termini per le candidature, ricorsi, controricorsi, appelli, veti, previsioni. E ancora: alchimie, congiure, trappoloni, cordate, blocchi. Con l’occasione, molti convitati di pietra hanno finalmente compreso quanto è complicato uscire indenni dalle forche caudine della politica vibonese. Sono state così determinate le condizioni di quell’immenso concorso pubblico rappresentato dalle elezioni comunali della città capoluogo. In sintesi: i partiti non esistono e tutte le decisioni affidate a soggetti autoreferenziali. Le regole e le procedure di selezione della classe politica e di quella che ricopre incarichi istituzionali sono eternamente in itinere. Balzi in avanti, clamorose marce indietro, sterzate a destra, a sinistra, riequilibrio al centro; la politica locale (e non solo) difficilmente supererebbe un test di accertamento sul suo grado etilico. E la “ggente”? Ascolta e osserva, in paziente silenzio. Sotto sotto, però, canticchia, ancora una volta, la splendido motivetto di contiana memoria: «Ah Sudamerica, Sudamerica, Sudamerica»…
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 22 febbraio 2010, p. 18