TROPEA LA VECCHIA USL E UNA STRANA GIUSTZIA
Prima sciolta per collusioni, poi privata dei processi
Focus. Il 21 ottobre 1988, l’Alto commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza mafiosa, disponeva l’accesso dei funzionari ministeriali presso gli uffici dell’Usl n. 23 di Tropea e Nicotera. Dalle indagini e dai riscontri venivano rilevate gravi disfunzioni sul piano tecnico-amministrativo, nel settore contabile, nel reparto dei contratti e nella gestione del personale. Veniva inoltre accertato che un amministratore era incriminato per associazione a delinquere di stampo mafioso e che per altri pendeva processo penale per abuso in atto d’ufficio, falso ideologico; per altri, infine, di peculato. In conseguenza di tali circostanze, il Prefetto decretava la sospensione ai sensi dell’art. 323 del Tulcp n. 148/1915. Interveniva successivamente il decreto del presidente della Repubblica che disponeva lo scioglimento degli organi dell’Usl. Il decreto era corredato dalla rituale relazione del ministro dell’Interno nella quale, in particolare, si evidenziava: a) la presenza, tra amministratori e dipendenti, di soggetti legati alla criminalità organizzata; b) una costante collaborazione tra gli amministratori e la delinquenza locale; c) l’affidamento della gestione del bar dell’ospedale di Tropea al figlio di un noto mafioso del luogo. La relazione del ministro, metteva, inoltre, in risalto la situazione di acuto allarme tra la popolazione del circondario (l’Usl di Tropea associava ben 14 Comuni) e l’“intenzione degli amministratori e dei dipendenti, di procurarsi vantaggi ingiusti attraverso l’assunzione del controllo diretto o indiretto di attività economiche specialmente mediante provvedimenti di autorizzazione di appalti o servizi”.
Singolarità. Contro il decreto del Presidente della Repubblica e del Prefetto, gli amministratori ricorrevano al Tar della Calabria onde ottenerne l’annullamento. Il Tar con sentenza del 27 settembre 1989 respingeva il ricorso. La decisione, tuttavia, in alcuni passaggi, elimina ogni ragionevole impostazione garantista. Il Giudice sostiene, infatti, che non è necessaria una disamina dei singoli amministratori (evidentemente, non tutti compromessi…) né ritiene necessario che la situazione pregiudizievole si sia verificata “essendo sufficiente -dato il carattere anche preventivo e non sempre repressivo del provvedimento- il ragionevole timore che possa verificarsi”. Una sentenza, formalmente legittima, ma in evidente contrasto con la relazione ministeriale che aveva riscontrato infondatamente “una costante collaborazione tra gli amministratori e la delinquenza locale”.
Quale processo ? Occorre però sottolineare che non ci fu un elemento, un solo elemento contenuto nella relazione del ministro dell’Interno e nel decreto di scioglimento del Presidente della repubblica che ebbe alcun riscontro oggettivo o giudiziario ! Insomma, lo scioglimento venne disposto senza la sussistenza di dati concreti capaci di suffragare la decisione presidenziale. A carico degli amministratori del Comitato di gestione della disciolta Usl non ci fu mai un solo processo penale che accertasse una parvenza di responsabilità e la fondatezza delle gravissime accuse rivolte ai medesimi. La “costante collaborazione tra gli amministratori e la delinquenza locale” rimase un assunto apodittico. Non venne offerto dalle competenti autorità un solo atto capace di corroborare tale postulato. L’affidamento della gestione del bar al “noto mafioso del posto” rimase parimenti asserzione arbitraria. A carico di tale imprenditore e degli altri componenti del nucleo familiare non risultò alcuna misura di prevenzione. Dulcis in fundo, ai destinatari del provvedimento non venne mosso alcun addebito di carattere penale.
Contabilità. L’unico processo subito da questi ultimi fu di natura contabile, presso la Corte dei conti di Catanzaro. Per dovere di precisione è opportuno puntualizzare che solo uno fu l’episodio contestato. L’omesso versamento dei contributi previdenziali in favore dei dipendenti per gli anni 1980-1988. A giudizio della stessa Corte: “avvalendosi della possibilità prevista dall’art. 4 del d.l. 25.1.1993 n. 6 conv. nella legge 17 marzo1993 n. 63 di regolarizzare in maniera agevolata il recupero dei crediti Inps, l’Usl n. 8 di Vibo Valentia, provvedeva, con propria delibera n. 577 del 14 maggio 1993 a definire la propria situazione debitoria, che -per quanto riguarda la quota di pertinenza dell’ex Usl n. 23 di Tropea- rimaneva determinata in lire 7.397.823266 di cui lire 6.405736 per contributi e lire 992.037.266 per interessi”.
Una strana giustizia. Il danno all’Usl veniva quindi determinato in ex lire 992.037.266 oltre interessi legali e rivalutazione monetaria. Per il recupero della somma, veniva instaurato dalla procura della Corte apposito contenzioso. Ben ventotto … tra dirigenti e amministratori i soggetti ritenuti responsabile dell’illecito. Ma la conclusione della causa è semplicemente sorprendente. Con sentenza n. 1034 dell’11 aprile 2002 depositata il 26 novembre 2003 la Corte, dopo nove anni di processo … assolveva ben ventiquattro convenuti. Tre dei quattro condannati sarebbero poi stati assolti in appello per intervenuta prescrizione. Le condanne, comunque furono lievi e puramente simboliche, perché fu ravvisata, nei loro confronti, solo ed esclusivamente la culpa in vigilando. Ma l’aspetto più incredibile è un altro. La Corte ravvisò la responsabilità della vicenda in capo al “responsabile del servizio bilancio, programmazione e gestione risorse e specificamente del settore 2b… ovvero del responsabile del settore 8 (servizio personale) e del settore 9 (servizio bilancio)”. Entrambi i soggetti, però non furono citati in giudizio.
Dettagli. Per quanto concerne le assunzioni occorre poi aggiungere che esse si svolsero nel più assoluto rispetto della legge. Le categorie protette furono tutelate con regolari assunzioni. D’altronde, né la magistratura ordinaria, né il comitato di controllo, ebbe, sul punto, nulla da eccepire. Un’altra annotazione concerne la gestione dell’Usl che, per molti anni fu teatro di uno scontro politico durissimo tra la Democrazia cristiana e la sinistra (Pci e Psi). Insomma, la sua amministrazione non fu certamente scevra di aspre contese politiche. Con una maggioranza che amministrava e la minoranza che esercitava il suo ruolo di opposizione. Altri tempi.
La vecchia Usl. L’Usl di Tropea, sia ben chiaro, produsse, certamente, anche sperperi e incongruenze. Ma non solo quelle. I politici preposti alla sua gestione ebbero anche intuizioni sagge e lungimiranti. Furono loro a creare un importante centro di recupero per tossicodipendenti. Ma soprattutto crearono un centro dialisi che per professionalità e strumentazioni è, tutt’oggi, tra i più attrezzati del Sud Italia. Un altro aspetto interessante riguarda la costruzione delle strutture sanitarie vibonesi.
Ospedalità. La scelta venne portata avanti da alcuni esponenti socialisti locali, legati a Giacomo Mancini, nel 1964 ministro alla Sanità e dal 1966 al 1970 ministro per i Lavori pubblici. La decisione di costruire così tante strutture fu giusta e sacrosanta. Per ragioni estremamente semplici. Negli anni Sessanta (epoca di progettazione delle opere) i paesi della provincia vibonese erano delle baraccopoli e gli strumenti di comunicazione e di trasporto praticamente inesistenti. Imperversavano, ancora, varie tipologie di malattie infettive e carenze gravi nella tutela igienico - sanitaria. L’onda lunga del baby boom era un fenomeno in espansione. La costruzione di tanti presidi, rispondeva alla primaria funzione di garantire il diritto alla salute di gente sistematicamente esclusa dalla storia. La programmazione ospedaliera non fece altro che restituire alla Calabria quello che le era stato tolto in secoli di sfruttamento… Il problema, semmai, furono i lunghi tempi di realizzazione delle opere, la loro parziale inutilizzazione e l’incapacità di riprogrammare una politica sanitaria adeguata ai tempi. Ma la responsabilità di tale situazione, non va ricercata nella classe politica degli anni Sessanta … e nemmeno in quella degli anni Ottanta. A decorrere dai primi anni Novanta, si registra, invece, un’involuzione delle politiche sanitarie.
Qualunquismi. Gli amministratori dell’Usl di Tropea riuscirono, negli anni Ottanta, ad attivare, nella “perla del Tirreno”, un ospedale essenziale per il contesto sociale ed economico del territorio e a fornire importanti strumenti di tutela sanitaria. Il qualunquismo economicista che affonda le sue radici nei primi anni Novanta per giungere fino ad oggi, ha permesso che un presidio così fondamentale come quello di Tropea venisse ridimensionato, con grave nocumento per i diritti dei cittadini. Al riguardo, però, nessun rilievo può essere rivolto agli amministratori degli anni Ottanta della disciolta Usl di Tropea. Un’ultima domanda. Ma per quale ragione alcune strutture (specie quelle di Pizzo e di Nicotera) non sono state riconvertite e utilizzate ? Per esempio immaginare, per i presidi inutilizzati, un polo pediatrico o oncologico, non sarebbe stata una soluzione adeguata ? Potenziare l’ospedale di Tropea (anziché ridimensionarlo) non sarebbe stata cosa buona e giusta ? Se non altro in considerazione del fatto che Tropea è la realtà turistica più importante della Calabria e una delle più rinomate d’Italia. Ma dalla fine degli anni Ottanta la politica va in letargo. S’impone l’economicismo qualunquista… Naturalmente a discapito dei cittadini e soprattutto delle fasce più deboli. Perché chi ha la capacità reddituale per curarsi può recarsi a Milano o a New York. Il diritto alla salute, nell’area di Tropea e dintorni e non solo, di fatto, subisce una considerevole compressione. Questa, però, è un’altra storia …
TITOLETTI
L’accesso. Il 21 ottobre 1988 l’Alto commissario antimafia disponeva l’accesso agli atti della Usl numero 23 di Tropea e Nicotera
Scioglimento. Successivamente arrivò il decreto del Presidente della Repubblica che dispose lo scioglimento per infiltrazioni
In evidenza. Si fece riferimento ad amministratori legati alla criminalità organizzata e a infiltrazioni ma non si aprì un processo, anzi …
Corte dei Conti. Si aprì soltanto un procedimento davanti alla corte dei conti. Ma i primi due responsabili non furono mai citati
Corrado L’andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 2 febbraio 2008