Introspettive
VIBONESITA’ TRA NOIA E SCOLLAMENTO DALLA GGENTE
«Così non si può andare avanti». Di primo acchito, sembrerebbe la frase di Luca Cordero di Montezemolo rivolta al team Ferrari. A pensarci bene, però, potrebbe averla pronunciata anche Victoria Beckham, in occasione dell’ultima scappatella del consorte calciatore. Niente di tutto ciò. Essa, infatti, é ripetuta con ossessiva sistematicità dalla quasi totalità dei politici vibonesi. Puntualmente, in ogni pubblica occasione. Buona sia come incipit, sia come filo conduttore del discorso, che come conclusione dal sapore semi apocalittico. L’espressione, però, presta il fianco a una miriade di battute. Meglio di un assist di Jovetic per Gilardino. La più scontata verrebbe dal titolo di una celebre trasmissione televisiva di arboriana memoria. Come dire? Se «Così non si può andare avanti», allora: «Indietro tutta»… Piuttosto viene spontaneo chiedersi, perché non si inseriscano nel dibattito politico locale le nuove frontiere della politica nazionale. Basta con i discorsi paludati, le facce da agente funerario, la dittatura della seriosità. Ad esempio, nelle scorse settimane le escort hanno fatto il loro ingresso nelle altisonanti stanze del potere nazionale. Il vocabolo non indica la vecchia utilitaria costruita, un tempo, dalla Ford. Piuttosto, grossolanamente, quante svolgono il mestiere più antico del mondo in ambienti dove si beve champagne e si mangia caviale. Episodi, questi ultimi, sgradevoli e suscettivi di ferma censura. Il loro irrompere nella scena pubblica italica ha sconvolto gli ordini del giorno di molte pubbliche istituzioni e i palinsesti di tante televisioni. Nessun riflesso però, nella politica vibonese, che a tratti, sembra repellente e impermeabile alla contemporaneità. Mai un convegno o un seminario dal titolo e dai contenuti importanti, del tipo: “Le variabili p nel Vibonese; ovvero, politica e… pulzelle a confronto”. Viene da chiedersi se tale scollamento col paesino reale sia uno dei motivi principali del disinteresse della “ggente” nei confronti della politica. Con l’approssimarsi delle elezioni regionali, la noia varcherà i confini umani. Le espressioni diversamente intelligenti prenderanno il sopravvento e per il frastornato elettore vibonese non ci sarà scampo. Por, Pon, Pit, Piar, saranno la minestra con cui verrà nutrito quotidianamente. I candidati scenderanno in campo «per il bene di questa provincia e per dare ad essa la giusta rappresentanza e il peso che merita». Oppure: «nella certezza di saper valorizzare le immense potenzialità del Vibonese». Insomma, il menu lessical-programmatico non cambierà, appunto. Nessuno, probabilmente, avrà il coraggio di porre all’ordine del giorno i temi di più stringente attualità. Nessuno, ad esempio, invocherà un adeguato sostegno per le tante professionalità indigene che a causa della crisi vedono drasticamente compressi i sacrosanti diritti allo shopping. Nessuno indicherà nel “Briatorismo” un efficace sistema di pensiero e di azione; altro che Giuseppe Mazzini! Al limite, si scruterà, avvolti in una specie di trans ipnotico il passaggio del suo megagalattico yacht per le acque della Costa degli dei e si rimarrà senza parole, circostanza, tuttavia, da valutare positivamente. La noia che caratterizza la politica vibonese non ha nemmeno un profilo esistenzialista. Persino le baruffe quotidiane sanno di stantio. L’auspicio, comunque, è che il festival vibonese del tedio incontri, in un modo o nell’altro, un freno. Giacomo Leopardi ammoniva: «I mali sono meno dannosi alla felicità che la noia».
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 12 ottobre 2009, p. 18