L’evento
IL PLAUSO DI ZUNGRI AL LIBRO DI PUGLIESE
ZUNGRI Nell’antica Grecia l’eroe non combatte per se stesso, ma per gli altri; gli eroi sono coloro che cercano di migliorare la vita, per dirla con i versi di Omero: «come le generazioni dei fogli, le vite degli uomini mortali, ora il vento li sparge per terra, ora i legnami i nuovi germogli e ancora...come un generazione viene a vita, butta via gli altri dadi». Lo scorso martedì, nella sala consiliare multimediale del Comune di Zungri è stato presentato il libro: “Il caso dell’abate Sorrentino” scritto dall’avvocato Ernesto Pugliese. L’autore, originario di Zungri ha trascorso nel piccolo centro sito alle pendici del Poro una parte significativa della sua esistenza. Non è casuale, quindi, che riposta la toga nell’armadio, abbia deciso di concentrare le sue ricerche su un episodio di cui ha avuto continue ma frammentate notizie sin dalla tenera età. Lo stesso scrittore ha rivelato: «Da piccolo, in paese, più sentivo parlare di questa triste e cruenta vicenda e più aumentava nel mio animo la sete di conoscenza». E’ proprio il caso di dire che un avvocato, quanto meno nel modo di ragionare e di rapportarsi con la realtà (anche quella storica) non va mai in pensione. L’accoglienza che gli zungresi hanno riservato all’illustre cittadino è stata davvero calorosa, degna della migliore cultura meridionale. L’autore ha ripristinato la verità su un fatto che, ormai affidato alle secche della storia, invocava giustizia. Tale impegno nasce dalla consapevolezza che non può esserci nessun «miglioramento della vita» se non si sconfiggono ingiustizia, calunnia e menzogne. Un modus operandi, tipico dell’eroe classico che per sua stessa definizione non passa mai di moda. A rendere gli onori di casa, il sindaco Francesco Galati il quale ha messo in evidenza l’attualità del testo in alcuni temi di fondo che segnano la storia oggetto del saggio: «gogna mediatica, accanimento giustizialista, complotto politico, ieri come oggi avvelenano la vita sociopolitica e ostacolano il trionfo della giustizia». A seguire, l’intervento di Filippo Ramondino, direttore dell’Archivio storico diocesano che ha curato l’introduzione del testo, il quale ha sottolineato la necessità di: «eliminare tutte le forme di violenza del passato». Puntuale e articolata, la sua analisi rivolta al ruolo dei preti nella società e nella storia, specie con riferimento al contesto in cui maturò l’efferato delitto in questione. Dal canto suo, il professore Ilvo Santoni, curatore della stesura definitiva del testo ha posto l’accento su un aspetto nodale della trama: «Don Pasquale si é posto il problema della legalità, fatto che fu all’origine della sua triste ed ingiusta sorte». Insomma, certe storie, nel profondo Sud sembrano sempre le stesse e sono, in ogni contesto storico, drammaticamente presenti. Nel testo di Pugliese sono raccontate tutte le vicende connesse all’omicidio del sindaco di Zungri, Gasparri Consalvo, avvenuto il 26 luglio 1891. Del fatto vennero accusate e condannate quattro persone, Francesco Sorrentino, Giuseppe Sorrentino, Antonio Cristofalo e il sacerdote Pasquale Sorrentino, ex sindaco (e rivale politico di Gasparri Consalvo) insegnante, esattore e guida spirituale degli zungresi. Lo scrittore indaga in profondità sull’humus culturale e sociale in cui maturò l’uccisione del sindaco in carica. Svela gli intrighi e le malefatte dei maggiorenti locali dell’epoca con meticolosa precisione. Con arguzia forense e pazienza certosina, infine, analizza le carte processuali. Il verdetto è chiaro e incontrovertibile, per usare il gergo forense: «assolutamente fondato, in fatto e in diritto». L’abate Pasquale Sorrentino e gli altri tre condannati, furono vittime di un complotto ordito sulla base di molteplici interessi (non solo economici) prima e di una sentenza arbitraria ed errata, poi. La difesa magistrale, coerente e disinteressata dell’avvocato Ernesto Pugliese ha fatto luce su un episodio di odio, cospirazione e malagiustizia, ripristinando la verità storica e processuale. Sia pure a distanza di oltre un secolo, si può finalmente affermare: Giustizia è fatta!
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 10 settembre 2009, p. 43