Nella zona centrale dell’altopiano del Poro è stata scavata una necropoli ad inumazione in fosse limitate e coperte da pietre. I corredi recuperati appartengono in massima parte all’età del Ferro (IX -prima metà dell’VIII secolo). Gli oggetti metallici comprendono vari tipi di fibule, armi (in bronzo e in ferro), strumenti; i recipienti sono esclusivamente plasmati in impasto bruno, talvolta con decorazione lineare incisa oppure bugne applicate. Dalla composizione dei corredi è possibile distinguere, quasi in tutti i casi, se si tratta di una deposizione maschile oppure femminile. In quest’ultimo caso si hanno vaghi ornamentali di pasta di vetro o d’ambra, coltelli in bronzo per uso di cucina, fibule ad arco semplice in coppia. In cinque tombe femminili si hanno inoltre scarabei pseudo-egiziani, i quali costituiscono gli unici oggetti sicuramente importati a Torre Galli. Da ricordare, infine, sempre in contesti femminili, esigui resti di spiraline e fili in oro. I corredi maschili contengono armi (spade, lance, schinieri in lamina di bronzo decorata a sbalzo) e fibule serpeggianti; i recipienti in impasto non paiono particolarmente caratterizzati. All’interno del gruppo sociale non appaiono troppo evidenti disparità di ricchezza, rappresentate da un forte numero di oggetti di corredo: è però chiaro che le armi, per gli uomini e gli ornamenti in oro e gli scarabei, per le donne, non universalmente diffusi, costituiscono di per sé i segni di un embrione di differenziazione. In alcuni casi sembra di poter affermare che in una stessa fossa siano stati sepolti contemporaneamente un uomo e una donna. I corredi ci permettono scarse informazioni sulle produzioni: solo le fusaiole indiziano sicuramente della filatura, e della necessaria pastorizia. L’esigua presenza di oggetti importanti non illumina sulla natura e l’origine degli scambi. La precoce presenza di oggetti in ferro (entro la fine del XI secolo), e per di più costruiti con tecniche sviluppate (come, ad esempio, le lame delle spade), può essere un ulteriore indizio per l’esistenza di scambi con culture esterne. Che queste ultime, poi, siano greche (euboiche), oppure “fenicie”, è problema ancora tutto da affrontare. Questa fase sembra terminare prima della metà dell’VIII secolo. Dall’ultimo quarto del VII alla metà del VI secolo la stessa zona restituisce tombe a fossa, le quali tagliano quelle più antiche. In tali sepolture più recenti, oltre ad oggetti di tradizioni locale, sono deposti piccoli recipienti di produzione corinzia, contenitori di oli profumati, ed oggetti ornamentali in argento (anelli; orecchini a spirali) di produzione coloniali. La fase cronologica, sicura per la presenza di oggetti non indigeni, è la stessa del periodo più antico testimoniato ad Hipponion. E’ probabile che lo stanziamento della sub-colonia locrese abbia attivato le popolazioni della zona: rimangono tuttavia oscure sia la causa dell’interruzione della fase più antica di Torre Galli sia la zona nella quale gli indigeni vissero prima di ritornare sul Poro.Occorre tuttavia ricordare che in comune di Zungri, non lontano da Torre Galli, è nota una fase di frequentazione in capanna databile nella prima metà del VI secolo (Museo civico di Nicotera)…* Testo integralmente tratto da “Le città scomparse della Magna Grecia” di Giovanni Guzzo, Newton Compton Editori.