IL LUNGO CAMMINO DAGLI ARAMONESI FINO A ZACCANOPOLI
La storia del piccolo comune del Vibonese
Zaccanopoli
Il 1918 rappresenta per Zaccanopoli un anno importante. Novant’anni fa, con legge del 28 novembre, al piccolo paesino sito sull’altopiano del Poro gli venne riconosciuto lo status di comune autonomo. Fino ad allora esso rientrava nel territorio di Parghelia. La sua origine è controversa. Secondo alcune fonti storiche, i tre comuni vibonesi che iniziano con la “Z”, Zaccanopoli, Zambrone e Zungri, vennero fondati dai superstiti della grande città di Aramoni che sorgeva in un’area compresa tra Mesiano di Filandari, Spilinga e Caria di Drapia e distrutta per ordine di Roberto d’Angiò il Saggio nel 1310. A giudizio di altri storici, invece, gli aramonesi trovarono riparo nei tre villaggi di Zaccanopoli, Zambrone e Zungri già preesistenti e fondati dai Greci. Al riguardo, la principale fonte storica è rappresentata da un articolo di Diego Corso del 1931 dal titolo eloquente: “Tradizioni sulla terra di Aramoni”. A suo giudizio, dopo la cancellazione di Aramoni ai suoi abitanti toccò la seguente sorte: “Di questi, alcuni andarono ad allargarsi nei villaggi di Zungri, di Zambrone e di Zaccanopoli, che la tradizione, secondo alcuni, vuole fondati dagli stessi espatriati, secondo altri, si crede che già esistessero, e che venissero da loro scelti per rifugio, essendo che detti villaggi principiando con la lettera Zeta offrivano un sicuro mezzo a potersi conoscere”. Nella chiesa del paese, dedicata alla Madonna della Neve, è comunque custodita un’acquasantiera che deriverebbe proprio da Aramoni; ma il condizionale è d’obbligo. Il documento più datato che attesta la presenza del villaggio di “Zaccanopuli” è del 1409 ed è custodito dall’Archivio storico di Palermo. Si tratta di un documento notarile pertinente a un obbligazione pecuniaria tra un ebreo e il cittadino del posto. Secondo un’opinione molto diffusa tra gli studiosi la denominazione di Zaccanopoli ha origine da “Zaccanos” che significa “città delle pecore”. Indipendentemente dalla sua fondatezza, è dato certo che gli zaccanopolesi per molti secoli sono stati cultori e maestri nella lavorazione del formaggio. Un tempo, addirittura, il prodotto caseario era rinomato in tutto il Regno di Napoli. La definitiva cristianizzazione degli zaccanopolesi avvenne, come in quasi tutto il Sud tra il IV e il V secolo d.C. Il momento religioso più esaltante per la comunità cristiana zaccanopolese è certamente rappresentato dal passaggio di San Francesco di Paola, certificato nell’agiografia scritta da don Giuseppe Roberti “San Francesco di Paola - Storia della Sua Vita”. Durante il suo soggiorno, datato 1464, il Santo si prodigò in alcuni miracoli. La sosta del grande taumaturgo di Paola influenzò la vita spirituale di alcuni fedeli. Almeno due i frati “Minimi” appartenenti al suo Ordine. Il primo è tale Mansueto, ricordato da Gabriel Barrius nel suo “De antiquitate et situ Calabriae” con queste parole: “Ex hoc vico (Zaccanopoli) fuit Mansuetus Divi Francisci cenobita, sanctae vitae vir temore B. Ludovici: ejus corpus Consentiae quiescit”, il secondo Paolo Collia, confessore del Vicerè di Napoli d’Althann. Non è casuale, pertanto, che la reliquia di San Francesco abbia fatto sosta nei giorni scorsi, anche nel centro abitato sito sulle pendici di monte Poro. L’autonomia municipale, più che giustificata, considerato che Parghelia aveva 2318 abitanti e Zaccanopoli 2156, fu, all’epoca, decisamente osteggiata. Tale Domenico Naso, da Parghelia, in una missiva inviata al segretario comunale del Comune di Parghelia, contestava duramente la decisione e concludeva affermando: “mai come in quest’ora di angosciosa trepidazione dovremmo tenere alto il sentimento dell’unione e dell’espansione”.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 21 gennaio 2008