ZAMBRONE ACCOGLIE LA GUIDA DELLA DIOCESI
Zambrone
Benedetto XVI ha scritto: “Dio non ci lascia brancolare nel buio; si è mostrato come uomo. Egli è tanto grande da potersi permettere di diventare piccolissimo. Dio ha assunto un volto umano. Solo questo Dio ci salva dalla paura del mondo e dall’ansia di fronte al vuoto della propria esistenza”. Riflessione che rappresenta un solido riferimento per i cristiani di tutto il pianeta. Un messaggio che giunge anche nelle realtà periferiche con tutta la sua vis spirituale. La conferma è data dalla visita (la prima) del vescovo Luigi Renzo alla parrocchia zambronese di San Carlo Borromeo che ha coinvolto l’intera cittadinanza. Presenti anche le autorità civili rappresentate dal sindaco Pasquale Landro e quelle militari. L’evento è solenne. Il ventisei ottobre, infatti, coincide con l’apertura della novena per i riti religiosi in onore del patrono di Zambrone, che verrà festeggiato il prossimo quattro novembre. Con l’occasione sono stati cresimati oltre quaranta fedeli. Emozionato don Giuseppe Massara, guida spirituale della locale parrocchia che ha ricordato con accurata precisione, le vicende relative agli edifici di culto del capoluogo tirrenico. In particolare, si è soffermato sugli sforzi degli zambronesi per realizzare una chiesa ormai strutturalmente vetusta ma ricca di storia e ricordi. Un’omelia sobria e toccante che ha visibilmente commosso il cuore degli astanti. Immediata la replica di monsignor Luigi Renzo che ha sottolineato come: “Ogni chiesa è bella, perché comunque è sempre la casa del Signore”. Il saluto dei parrocchiani al vescovo è stato letto da Antonietta Mangone, insegnante in pensione e fervente credente che ha evidenziato: “La nostra è una piccola comunità, con i suoi problemi e le sue difficoltà, ma anche con la sua ansia di ritrovare il senso migliore dell’esistenza. E quella di oggi è un’occasione, la più significativa e la più seria, per dimostrare a noi stessi che il nostro spirito non si discosta dagli insegnamenti della chiesa e che la nostra stessa coscienza si ripropone a se stessa come stimolo morale per recuperarli, salvaguardarli, custodirli come tesori che non scompariranno nelle nebbie del tempo e non saranno condizionati dai falsi miti della contemporaneità”.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 28 ottobre 2008, p. 37