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Anno 2009
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In nomine... tarantelle
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Editoriale
In nomine... tarantelle
Un crimine efferato. Vittima sacrificale, la cultura coreutica e musicale popolare. Il misfatto nella provincia di Vibo venne eseguito intorno agli anni Settanta. I mandanti furono ideologi, antropologi, sociologi, filosofi, inneggianti a una orrenda “Rivoluzione culturale”. Esecutori materiali, i rappresentanti istituzionali locali dell’epoca, nonostante, rispetto ai primi, stessero sull’opposta barricata. Verso la fine degli anni Novanta, un messia venuto da Napoli, al secolo Eugenio Bennato, predicò con efficacia dirompente un verbo fondato su “pizziche e tamorre”. E’ l’alba di una nuova era. I soci calabresi del circolo “Arpa” approfondirono le indagini. Si recarono sul luogo della tragedia e raccolsero dati, informazioni, notizie con rigore scientifico e sacrale puntualità. Tutto il materiale rinvenuto venne raccolto in un cd denominato “Suonipersi”. Del corpo del reato si rinvennero tracce importanti. “L’anima persa” della taranta o meglio, della tarantella del Poro fa capolino tra gli antichi pioppi di Spilinga, San Giovanni di Zambrone e Zungri. Sono in tanti a parlare di miracolo. Si sussurra, addirittura, di una resurrezione. In effetti, il corpo delle tarantelle del Poro divenne sempre più tangibile e masse intere non resistettero al fascino della nuova parola. Il morto, ritornato in vita, assunse, anche nel Vibonese, le stesse forme che nel resto della Calabria. La capitale indiscussa di questo nuovo balsamo dell’animo dista un’ora da Monte Poro ed è Caulonia superiore. Nel Vibonese si crea una scuola di pensiero autonoma, che guarda al centro ionico come caput mundi delle danze e delle musiche etniche calabresi, ma se ne discosta per un’orgogliosa autonomia di pensiero e di organizzazione. Nella provincia di Vibo Valentia, Zambrone diventa il centro di una coerente azione di conversione delle masse alla ricerca di un’identità da recuperare o da amare. Il culmine di questa azione lo si raggiunge il 18 agosto di ogni anno, nel corso di una manifestazione denominata “Tamburello festival”. La sua ispirazione è francescana. Pur tuttavia, a distanza di sei anni dall’inizio di questo nuovo percorso, molto prosaicamente, bisogna prendere atto che il vile denaro è uno strumento necessario e irrinunciabile alla sua sopravvivenza. Le istituzioni non si sono ancora convertite a questo nuovo credo, che poi si traduce nel tentativo di recupero del più antico segmento della cultura popolare indigena. Ormai i tempi, perché ciò accada, sono maturi. Tanto più se si considera che esistono altri interessantissimi focolai d’ispirazione tarantellata sia su Serra che a Motta. Uccidere due volte lo stesso soggetto, sarebbe atroce e imperdonabile. Consiglieri regionali, assessori provinciali, sindaci, presidenti di vari enti, convertitevi! A voi il compito di contribuire al compimento di un nuovo, risolutore miracolo laico…
Corrado L’Andolina
Presidente Centro studi Aramoni
Pubblicato su Calabria Ora il 17/7/2009, p. 42
Associazione culturale Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone
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