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Anno 2009
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La politica in salsa locale nella morsa del botulino
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Editoriale
La politica in salsa locale nella morsa del botulino
Ogni tanto spunta qualcuno che sentenzia contro l’incapacità della classe politica locale. Di rimando qualcun altro addita nella cosiddetta “società (in)civile”, la sorgente di tutti i mali. E poi, giù, randellate contro il trasformismo e i professionisti del salto della quaglia. Nulla di nuovo sotto il sole; francamente, non si comprende perché tutto ciò debba essere motivo di censura. Semmai va denunciata la scandalosa coerenza con tutta la storia del Sud, dall’unità d’Italia ad oggi. La novità è la sua mummificazione con tecniche all’avanguardia. Non c’è la prova certificata, ma con ogni probabilità la dirigenza vibonese fa largo uso del botulino. Il suo potere è immenso e gli effetti facilmente riconoscibili. Il primo indizio: gli occhi spalancati e gli sguardi stupefatti di alcuni leaders “de noiartri”. Il secondo: l’arena politica vibonese pullula di facce lisce e sorrisi che sembrano smorzati da improvvise paresi. Il terzo: l’amministratore pro tempore che non trova le parole adatte per esprimere il suo profondissimo concetto. Il quarto: l’onorevole presentatosi alla conferenza stampa con la faccia segnata da pesanti rigonfiamenti. I malpensanti hanno subito malignato su una presunta notte brava trascorsa nella lussuosa suite, seguita dalla vendetta di Santippe. Errore, si è trattato, come per gli altri casi, di un altro effetto collaterale di questa stranissima materia. Se tre indizi fanno una prova, con quattro si afferma la certezza del diritto. D’altro canto, gli esempi che provengono dalla tv stimolano verso un tale modello antropologico. Il seno della concorrente dell’ultimo Gf, tanto per citare il più recente, era un inno vivente alle più moderne tecniche chimico-chirurgiche. Sembrerebbe di no, ma anche a Vibo Valentia, sono le mode che dettano i look dei politici. Come dire: poveri ma trend. Un tempo si cantava: “Basta un po’ di zucchero e la pillola va giù” oggi, più prosaicamente, si potrebbe intonare un coro del tipo: “Un minuto di punturine, per diventare delle figurine”. A ben pensarci, però, dietro l’uso smodato dell’ultima invenzione di Lucifero, c’è tutto il dramma della locale classe politica. Vade retro, ruga. Non ci si rassegna alla vecchiaia che è sì un dato anagrafico, ma anche estetico. E quindi: botulino a volontà! Una peculiarità, siccome a Vibo Valentia la politica declina al maschile è proprio il sesso forte (si fa per dire) a farne, probabilmente, largo uso. Una stranezza che rende la provincia vibonese sempre più unica e originale. Vanità, sostantivo femminile ma peculiarità maschile, ha finalmente trovato, dopo la politica, l’altra sponda di riferimento: il botulino. E a proposito della politica bisognava pur riempirla di qualcosa, o no? E che diamine, finiti i partiti, morte le ideologie, scomparsi i programmi, disintegrati i valori, bisognava pur inventarsi qualcosa. D’altro canto la contemporaneità impone cliché e rispetto delle convenzioni e convinzioni sociali, anche in una delle ultime province d’Italia (solo per posizione geografica, s’intende). Se si è giunti alla mezza età e ancora non si è (quanto meno) progettato un trattamento a base di botulino, vuol dire proprio che si è antiquati. E’ il dogma della modernità. Impostosi durante il decennio francese in ampie aree della Calabria due secoli fa considera tuttora un sacrilegio accettare passivamente l’incedere del tempo. Risultato: le rifatte e ancor più i rifatti sono inguardabili… D’altro canto, a costoro verrebbe da chiedere: con il botox pensavate forse di trasformarvi in Pamela Anderson?
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora l’1 maggio 2009, p. 35
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