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Anno 2007
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Gattopardi e moralizzatori, De Andrè aveva proprio ragione
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Editoriale
Gattopardi e moralizzatori, De Andrè aveva proprio ragione
Fabrizio De Andrè in “Bocca di rosa”, recuperando una famosa massima di F. La Rochefoucault, con la sua consueta semplicità esprime una curiosa verità: “Si sa che la gente dà buoni consigli se non può più dare cattivo esempio”. E in effetti i soloni di una “cultura di governo” storicamente piegata, in realtà, sui loro interessi anziché su quelli della collettività, sembrano avere preso il sopravvento. Costoro, “non potendo più dare cattivi esempi” dispensano consigli (richiesti da chi?), ammoniscono (a che titolo?) suggeriscono (con quali risultati?) bacchettano (ma da dove prendono l’autorevolezza?). Essi, però, ignorano (o fanno finta) che se il Vibonese rimane una realtà periferica arretrata, certamente non é soltanto demerito degli attuali amministratori. Il malessere viene da lontano: i moralizzatori dell’ultima ora considerano irrilevante parlare (e magari fare una seria autocritica) delle ataviche logiche clientelari e gattopardesche che ispirano, da sempre, l’azione politica. In effetti, il clientelismo ha rappresentato per la provincia di Vibo Valentia, uno strumento efficace di controllo del sistema di consenso. L’eccessivo uso di CoCoCo da parte di qualche ente locale (oggetto di vivaci discussioni) ha precedenti illustri. In occasione delle passate campagne elettorali, dal nulla si materializzavano, nei Comuni calabresi, posti e posticini nel settore forestale, tanto da farne il più numeroso d’Italia. Questa prassi è all’origine della fortuna politica di molti capi e capetti della cosiddetta “Prima Repubblica”. Essa, però, oltre ad avere alterato, in talune circostanze, la normale dialettica democratica, non ha portato né sviluppo né progresso. Per ogni “forestale” assunto, facevano da contraltare centinaia di calabresi che emigravano. Insomma, sembrerebbe che ci sia tra passato e presente un sottile filo conduttore che di nobile, confortante ed esemplare, non ha proprio nulla. In politica, è più che legittimo cambiare opinione. Ma se ci si trova sempre dalla parte vincente, è lecito parlare di “gattopardismo”, altro male endemico del Sud. Il riscatto di Vibo Valentia, non passerà per le mani di “gattopardi”, ex di turno e vetusti rappresentanti di un modo che ha prodotto, prevalentemente, ingiustizia e miseria. Costoro hanno fallito e nessuno ne sente la mancanza. Occorre, invece, lavorare per l’affermazione di una nuova etica, quella dei doveri e di una nuova politica, quella della responsabilità. Il risveglio, se mai ci sarà, nascerà dalla laboriosità e dalla passione dei giovani che protestano contro l’arretratezza di un sistema socio-sanitario e istituzionale, ormai privo di prestigio. Ma anche dai quadri dirigenti giovani pure presenti in quasi tutti i partiti; i quali, però, non dovranno agire secondo una logica sostitutiva, ma sovvertitrice dello status quo. Il ricambio generazionale della classe dirigente è quanto mai urgente e auspicabile. Per l’emancipazione di Vibo e provincia si dovrebbe fare affidamento, inoltre, sui rappresentanti dell’associazionismo culturale e sul mondo del volontariato, perché chi conosce la sofferenza può veramente fare qualcosa per gli altri. Pura utopia? Tutte le scelte pragmatiche, capaci d’imporsi nella fattualità storica e quotidiana, hanno un solido substrato idealistico. Ritorna alla mente uno slogan sessantottino: “Siate realisti. Esigete l’impossibile…”.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora l’8 febbraio 2007
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