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Anno 2006
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Potere vacuo e furberie paesane
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Editoriale
Potere vacuo e furberie paesane
Spesso all’ingresso dei Comuni della provincia di Vibo Valentia, nelle malandate insegne stradali si nota la scritta: “…. Comune denuclearizzato”. E allora, l’ignaro visitatore si chiede: “ma sono ancora in Italia? Ma non c’è stato tanti anni fa un referendum che ha sancito la rinuncia italica alle fonti energetiche tratte dalla produzione nucleare? ” Le domande sono retoriche; il guaio è che qualche sindaco, si è preoccupato di proporre al consiglio comunale, un “gesto dal forte impatto simbolico”, quasi sempre approvato all’unanimità. L’altra corbelleria che accompagna la suddetta dicitura, è: “… Comune d’Europa”. Formalmente, tutti i Comuni della provincia di Vibo Valentia fanno parte dell’Unione Europea; quindi, scrivere nelle tabelle stradali: “Comune d’Europa” sembra una precisazione superflua. Se poi si vuole alludere a modelli urbanistici, sociali, economici, culturali in media con il resto dell’Europa, allora vuol dire che non si è mai messo il naso al di fuori del proprio piccolo mondo antico… Un altro dato (sociologicamente) interessante è l’istituzione del baby consiglio comunale, con tanto di sindaco e di giunta. La motivazione addotta a sostegno dell’iniziativa, di norma va ricercata nell’apodittica asserita opportunità: “di sensibilizzazione circa il ruolo delle istituzioni pubbliche; un modo per avvicinare i ragazzi al mondo della politica e della legalità”. Parolina magica: “legalità”. Spesso, l’iniziativa è realizzata in combutta con seriosi e pomposi rappresentanti di altre istituzioni pubbliche. Il meccanismo che ne segue osserva un clichè predefinito. Si stanziano mille o duemila euro da scialacquare nel peggiore dei modi; un accurato servizio giornalistico renderà conto dell’iniziativa; il sindaco, sorridente, avvolto nella fascia tricolore si farà immortalare nel momento delle “simboliche consegne” al neoeletto baby collega alla presenza delle telecamere della tv locale; buffet di dolci e bibite per rendere ospitale il luogo dei festeggiamenti; pacche, da parte del sindaco (quello vero) sulle spalle dei genitori dei piccoli e smarriti protagonisti dell’evento (perché i bimbi voteranno in un lontano futuro, mentre i genitori sono gli attuali elettori!). Il rituale verrà così rigorosamente rispettato. Utilità dell’iniziativa: zero. Anziché perdere tempo in simili operazioni, occorrerebbe dare ai piccoli cittadini esempi concreti di moralità, democrazia e buona amministrazione. Ma questo, è chiedere troppo. Quello che rende insopportabili iniziative di questo genere è la malcelata strumentalizzazione. I bambini e i ragazzi sono gli esseri puri e innocenti. Sarebbe meglio lasciarli giocare e divertire in santa pace, tenendoli lontani e distanti il più possibile dalla politichetta locale, talvolta miserabile e tal’altra gioco inutile e dannoso sebbene non dovrebbe sfuggire che la politica è una cosa seria da affrontare con gli strumenti dell’intelligenza e della preveggenza. Un’altra brillante trovata sono le gitarelle. Preferibilmente in luoghi sacri. Un modo come un altro per esercitarsi in un’operazione che di ricco ha solo lo stucchevole buonismo spacciato, indebitamente, per umiltà e sensibilità etico-religiosa. In tutti questi casi, di fronte alla sostanziale impotenza di cambiare il corso delle vicende umane affiora un sentimento di ripulsa. Sciaguratamente, infatti, il trionfo delle furberie paesanotte, va di pari passo con l’inesorabile declino della ragione. E se la ragione declina, prima o poi, anche il cuore declina. Il risultato non è solo il pasticcio in cui si impaluda la politica ma anche l’aridità delle prospettive. Fino a quando sarà sopportabile tutto ciò? E non è da tutto ciò che può avviarsi la ripresa della coscienza civile e lo scatto della ribellione consapevole?
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Calabria Ora il 21 novembre 2006
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