San Nicodemo Membro del Sinedrio
(12 marzo)
Martirologio Romano: A Gerusalemme, commemorazione dei santi Giuseppe d’Arimatea e Nicodemo, che raccolsero il corpo di Gesù sotto la croce, lo avvolsero nella sindone e lo deposero nel sepolcro. Giuseppe, nobile decurione e discepolo del Signore, aspettava il regno di Dio; Nicodemo, fariseo e principe dei Giudei, era andato di notte da Gesù per interrogarlo sulla sua missione e, davanti ai sommi sacerdoti e ai Farisei che volevano arrestare il Signore, difese la sua causa.
Di Nicodemo ne parla s. Giovanni nel suo Evangelo, egli era Dottore della Legge e membro del Sinedrio (supremo organo giudiziario ebraico di Gerusalemme); in occasione della prima Pasqua, anno 28 della nostra era, Gesù era venuto a Gerusalemme operando vari miracoli, Nicodemo impressionato da ciò, lo andò a trovare di notte per avere un incontro chiarificatore, andò a quell’ora forse per timore o per non compromettere la sua posizione nel Sinedrio.
Dal Vangelo sappiamo solo le battute essenziali del colloquio, le due principali: ”I fatti osservati ti manifestano Messia - dice Nicodemo a Gesù – ebbene di quale natura è la tua missione? Con quali mezzi la compirai? Si tratta dell’impero vivamente atteso dai Giudei con una rivincita definitiva sui pagani?”.
E Gesù corregge questa sbagliata aspettativa del giudaismo ufficiale, che gli viene chiesta attraverso un suo autorevole esponente: “ Il regno di Dio è soltanto dominio di Dio sulle anime, per farne parte è necessario rinascere spiritualmente, è quanto stato preannunziato dai profeti” e Gesù gli dice ancora: ”Tu sei maestro in Israele e lo ignori?”.
Ritroviamo ancora Nicodemo che richiama i componenti del Sinedrio quando cercano di impossessarsi violentemente di Gesù nei suoi ultimi mesi di vita, ad agire con saggezza, ad ascoltare una persona prima di condannarla.
Ma gli esagitati, rispondono con scherno: “Saresti anche tu un Galileo? Cerca pure e ti renderai conto che dalla Galilea non sorge alcun profeta”.
Infine lo ritroviamo ancora sul Golgota insieme a Giuseppe d’Arimatea, che provvede alla sepoltura di Gesù dopo la crocifissione. Egli porta “circa cento libbre di mirra e di aloe” per la preparazione del corpo, una gran quantità, circa 30 kg. di oggi, segno di un gran bisogno di riparazione, da lui sentito.
Dal Vangelo non sappiamo più nulla, nel 415 un prete, Luciano ne avrebbe scoperto le reliquie insieme a quello di s. Stefano, egli sarebbe stato battezzato dagli Apostoli Pietro e Giovanni e per questo maltrattato e scacciato dai Giudei e sarebbe stato ucciso senza l’intervento del parente Gamaliele; il quale lo accolse nel suo possedimento di Kêfaz-Gamla, dove dopo un certo tempo morì e lì sepolto.
Il suo ricordo nei ‘Martirologi’ al 3 agosto è dovuto alla ricognizione delle reliquie, insieme a quelle dei ss. Stefano, Gamaliele e Abibo; nei menologi bizantini è ricordato il 15 settembre. Il Martyrologium Romanum lo pone al 31 agosto insieme a san Giuseppe d'Arimatea.
Una tradizione leggendaria ci presenta Nicodemo come autore del Crocifisso ligneo, venerato a Lucca, chiamato il ‘Volto Santo’, eseguito a Gerusalemme. È stato raffigurato nelle ‘Deposizioni’ da vari importanti artisti, ma anche nelle rappresentazioni popolari, a volte mentre toglie i chiodi dalla croce.
Nome diffuso nell’Italia Meridionale, è di origine greca e significa “vincitore tra il popolo”.
Autore: Antonio Borrelli
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