Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone

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Daffinà

Il mito di Dafne all'origine di Daffinà

Dafne era figlia del fiume Peneo, secondo altri del fiume Lacone. La ninfa viveva serenamente la sua esistenza allorquando ebbe la sventura di incrociare il suo destino con quello di due divinità: Apollo ed Eros.
Secondo il mito, Apollo dopo avere ucciso il serpente Pitone si fece burla di Apollo, accusandolo di non avere mai compiuto alcuna importante impresa.
Quest’ultimo particolarmente irritato, volò sul Parnaso per preparare la sua vendetta. Preparò due frecce, una d’oro e una di piombo.
La prima, sorgiva di passione ed emozione, la riservò ad Apollo. La seconda, di piombo e destinata a respingere i sentimenti d’amore del primo, la scagliò nel cuore di Dafne.
Dopo un lungo girovagare tra i boschi, individuò la presenza di Dafne che, disperata per il tentativo di conquista esercitato da Apollo invocò l’aiuto della madre.
Gea raccolse le suppliche della figlia e la trasformò in una pianta d’alloro. Apollo, col cuore infranto, dichiarò che quella pianta sarebbe stata il simbolo che avrebbe cinto la testa dei vincitori.

Racconta G.B. Marino nel poemetto dedicato alla ninfa:

"Non disse più, però ch'alfin s'accorse
esser cangiata in trionfal alloro
colei, che 'n volto umano tanto gli piacque,
e vide mezzo ancor tra bionda e verde
l'oro del crespo crin moversi a l'aura,
e sentì nel toccar l'amto legno
sotto la viva e tenerella buccia
tremar le vene e palpitar le fibre.

Colà fermossi e con sospiri e pianti
Tra le braccia le strinse,e mille e mille
vani le porse, e 'ntempestivi baci.
Indi de' sacri ed onorati fregi
del novello arboscel cinta la fronte,
coronatane ancor l'aurea cetra,
de l'avorio fecondo in atto mesto
sospeso il peso a l'omero chimato
e col dolce arco della destra mosso
tutte scorrendo le loquaci fila,
cantò l'historia dolorosa e trista
de' suoi lugubri e sventurati amori"