INTERVISTA AD EUGENIO BENNATOIL RISVEGLIO DELLA CULTURA ETNICA *Eugenio Bennato ha sempre creduto nella rinascita della cultura etnica del Sud e, specificamente, di quella coreutica e musicale. Sin dal 1969, allorquando fondò la “Nuova Compagnia di Canto Popolare”, primo gruppo di ricerca etnica e revival della musica popolare dell’Italia meridionale. Nel 1976 con “Musicanova” avviò un’autonoma attività di compositore con costante riferimento allo stile popolare. Nel 1998, la svolta: sulla scia di un rinnovato interesse del grande pubblico verso il ritmo della Taranta rurale, fonda “Taranta Power”. Un momento di frattura col passato modo di vivere la musica popolare italiana. E’ un successo clamoroso che varca i confini nazionali e si appropria di spazi fino ad allora riservati al pop, al rock, alla musica classica o al jazz. Il quattro novembre, in occasione della festa patronale in onore di San Carlo Borromeo, Eugenio Bennato si è esibito a Zambrone. Un ennesimo trionfo.“Taranta Power”: un movimento che si è sviluppato con la stessa forza d’urto di un’onda anomala…
Mi piace questa definizione. Il movimento del 1998 non era in linea con quanto accadeva all’epoca. Proprio perché “onda anomala” ha conquistato uno spazio specifico e visibile.Quali sono le ragioni della rinascita della musica etno-popolare?
Rinnovata coscienza di identità che si contrappone al dilagare della globalizzazione.Un tempo ci si vergognava delle tarantelle. Oggi, improvvisamente, sono diventate una risorsa turistica. Non incombe il rischio della banalizzazione?
Ben venga la moda della tarantella, a patto che sia il primo passo verso una nuova creatività. Per me la tarantella è un genere rivoluzionario, ma deve rispettare quella che credo sia la prima regola della musica popolare: rinnovarsi tramite l’arte del cantare ad ogni esecuzione, riproponendone il contesto storico.A suo giudizio si è in presenza di un fenomeno duraturo o di una tendenza modaiola?
Un fenomeno duraturo. Confido nella capacità degli adolescenti di interpretare con entusiasmo le loro emozioni. Ciò garantirà la sopravvivenza della musica etnica per almeno altri cento anni e la porrà al riparo da ogni banalizzazione. I gruppi di musica popolare del Sud devono aprirsi ad altri generi o hanno nel loro dna la forza per riproporsi, continuamente, con un sound nuovo ma rigorosamente rispettoso della tradizione?
E’ una domanda importante perché mi consente di esprimere una regola che ritengo fondamentale: la tarantella può esprimersi in ogni forma e in tutti i linguaggi purché rispetti se stessa e cioè serva a fare ballare la… tarantella.Il flamenco, da ballo etnico è diventato genere musicale e coreutico internazionale, così come il tango. Perché la stessa cosa non accade per le tarantelle del Sud?
Ben venga la moda della tarantella, a patto che sia il primo passo verso una nuova creatività. Per me la tarantella è un genere rivoluzionario, ma deve rispettare quella che credo sia la prima regola della musica popolare: rinnovarsi tramite l’arte del cantare ad ogni esecuzione, riproponendone il contesto storico. “Taranta Power” è esattamente l’impulso che consentirà alla tarantella di seguire il percorso evolutivo del flamenco e del tango, divenendo internazionale; per raggiungere questo obiettivo, servono gli artisti.Ha sempre considerato la Calabria la sua patria adottiva, ma non le ha mai dedicato una canzone. Non pensa sia una gravissima lacuna?
La farò… Ma questa osservazione me ne ricorda una analoga di trent’anni fa che mi rivolse un ragazzo della Basilicata e allora scrissi: “Che ne saccio da Basilicata”.In Calabria la musica é…
Identica al suo paesaggio, si nasconde nelle pieghe frastagliate di un monte o di una foresta e viene fuori all’improvviso.Cosa pensa quando vede il mare Ionio o il Tirreno palpitare nel loro eterno movimento?
Penso che la storia di una terra sia strettamente collegata alla sua geografia. Cosa le piace della Calabria?
Il fatto che per secoli ha respinto i turisti.Quali differenze esistono tra la musica pugliese e quella calabrese?
Ettore Castagna afferma che la tarantella calabrese non esiste. Parafrasando, potrei dire che non esiste neanche la tarantella pugliese. Esistono le musiche di ogni villaggio. Al di là di questo, nel confronto tra la “Tarantella riggitana” e la “Pizzica” devo dire che la prima è superiore perché contiene (per esempio nelle “passate” di organetto) una rilevante componente di virtuosismi e personalità dell’esecutore.Come sarà fra trent’anni la musica etnica calabrese, lucana, pugliese?
Spero vivamente che sia qualcosa che non possiamo immaginare.Recentemente si occupano della musica etno-popolare antropologi e politici… c’è da preoccuparsi?
Gli antropologi sono responsabili del mancato riconoscimento ai vecchi maestri popolari degli ultimi decenni; sono poco attenti alla trasmissione e alla sopravvivenza della cultura popolare. Per fortuna, noi ragazzi degli anni Settanta, ci siamo battuti affinché i nomi di Matteo Salvatore e Sacco Andrea fossero conosciuti e amati dai posteri. Quella dei politici é una categoria indistinta, dalla quale possono emergere persone colte, raffinate e sensibili. Il primo raduno “Tarantella Power” svoltosi a Lecce nel 1997 fu voluto da Adriana Poli Bortone che mi affidò il compito di organizzare un grande concerto. E’ stato l’avvio del movimento “Taranta Power”.A un Sud talvolta piagnone e vittimista, quale modello civile indicherebbe?
C’è una rivoluzione da compiere. Nel 1861, al primo censimento, risultò che nel Regno delle Due Sicilie un milione e seicento mila persone erano impiegate nell’industria; nel resto d’Italia erano appena un milione e duecento mila. In Calabria, dopo l’Unità d’Italia scomparvero, insieme alle industrie, anche le migliori intelligenze, costrette all’emigrazione.Qual è il libro preferito di Eugenio Bennato?
E’ difficile sceglierne uno. Se dovessi dare un consiglio suggerirei la lettura di “Lezioni americane” di Italo Calvino.E l’ultimo libro letto da Eugenio Bennato?“Ay Ay! Incursioni nelle tarantelle calabresi e dintorni”…Alessandra Pepè
Pubblicata su Cronache Aramonesi, gennaio 2009, anno V, n. 1