INTERVISTA ALL’ONOREVOLE ANGELA NAPOLI *


L’onorevole Angela Napoli è nata a Varallo Sesia (Vc). Ha conseguito la laurea in Matematica e l’insegnamento è stato, per molti anni, la sua professione. E’ stata consigliere del Msi al Comune di Taurianova (Rc). Eletta deputato nelle fila di An é componente della Commissione nazionale antimafia dal 1995. E’ la donna più protetta d’Italia. Mafia e ‘ndrangheta ne hanno fatto la principale nemica del mondo politico. Dal 2002 il Ministero dell’Interno le ha affiancato due auto blindate e quattro guardie del corpo per ventiquattro ore al giorno. La sua imponenza fisica corrisponde con quella morale. Adamantina è la sua coerenza, merce sempre più rara nella vita pubblica regionale. La “pasionaria” della politica calabrese, paladina indiscussa della legalità offre risposte, ragionamenti, parole e suggerimenti preziosi e decisamente controcorrente.

Onorevole Napoli,  è da tutti riconosciuto che Lei goda della stima e della simpatia della Calabria onesta a prescindere della collocazione politica di ciascuno. Che cosa Le fa pensare la manifestazione, a volte pubblicamente espressa, talora solo sussurrata, di questi sentimenti?

Le manifestazioni di stima e solidarietà nei miei confronti, non solo sussurrate, ma anche manifestate per iscritto, aumentano giorno dopo giorno, a dimostrazione che la gente di Calabria è stanca di essere costretta a registrare quotidianamente il malaffare imperante e la pressione della ‘ndrangheta. Non nascondo che sono proprio i quotidiani attestati di stima ricevuti dalla gente onesta ad incoraggiami nella prosecuzione delle battaglie di giustizia per la nostra terra.

Lei si muove con la scorta. Non le manca un po’ la libertà di agire in maniera del tutto autonoma? Ed è ipotizzabile che venga un giorno in cui in Calabria sia possibile garantire la libertà di ricerca, di parola e di azione di un parlamentare senza che questi corra seri pericoli?

Purtroppo, solo chi è costretto a sperimentare la mancanza di libertà, derivante dal coraggio della denunzia, può comprendere il sacrificio conseguente. Ma la speranza di riuscire a creare una Calabria libera per i nostri giovani rende certamente più agevole il sacrificio stesso. Tuttavia, senza voler apparire eccessivamente pessimista, ritengo che occorrerà ancora parecchio tempo per raggiungere questo traguardo. Dovrà divenire imperante ed  attuata la vera cultura della legalità. Chi sarà chiamato ad amministrare la cosa pubblica o chi avrà determinati incarichi istituzionali dovrà lavorare con trasparenza, ma soprattutto con dignità morale.

Come vede Lei, sia sotto il profilo sociale sia sotto il profilo della sicurezza, il problema della delinquenza mafiosa nel nostro Paese e, in particolare, quello della ndrangheta in Calabria?

Non mi sento più di condividere l’uguaglianza tra mancanza di sviluppo e crescita della ‘ndrangheta. Certamente la mancanza di lavoro è facile preda per la criminalità, tuttavia anche dove c’è il lavoro, una visione utilitaristica della vita comporta l’asservimento alla malavita. Proprio nelle scorse settimane credo che l’intero territorio vibonese abbia assistito a qualcosa che sa dell’incredibile. Chi è preposto a garantire lo sviluppo e l’equità sociale, pensa solo alle proprie tasche, a quelle dei suoi stretti amici ed ancora di più a quelle della ‘ndrangheta. Tutto ciò, congiunto con la vigente garanzia dell’impunità, non può che creare mancanza di sicurezza per il cittadino onesto.

Sulla base delle Sue analisi e della Sua esperienza quali sono, e di che tipo,  i collegamenti con le Istituzioni e con gli Enti Locali?

Ormai gli uomini della ‘ndrangheta sono presenti nelle Istituzioni e negli enti locali. Le cosche malavitose non sono più caratterizzate da persone prive di titoli di studio, ma sono mimetizzate con forme di perbenismo che, il più delle volte, non traspare.

Cosa propone per eliminare questi collegamenti?
Una rivoluzione morale e l’allontanamento dalla gestione del potere di tutte le persone colluse e corrotte.

Secondo Lei esiste ancora in Calabria un potere democratico, ossia un potere in grado di garantire libertà e sicurezza per i singoli e per i gruppi organizzati democraticamente?

Ritengo proprio di no. Prevale lo strapotere del malaffare, della ‘ndrangheta e della massoneria deviata, che impediscono la sicurezza del singolo.

Quale messaggio vuol lanciare ai giovani di Zambrone ed ai lettori di questo giornale?

In questo particolare momento di incredulità e di sgomento per i fatti che siamo costretti a registrare, i giovani non possono che sentirsi smarriti. Ma penso che non “tutto il male viene per nuocere”. Occorre credere nella capacità di riscatto, sapersi rimboccare le maniche e lavorare, riuscendo a bandire tutti coloro che ostacolano l’onestà e la convivenza civile.

Salvatore L’Andolina

•    Pubblicata su Cronache Aramonesi anno III, n. 1, gennaio 2007