INTERVISTA AL PROFESSORE SAVERIO DI BELLA *Il professore Saverio Di Bella originario di Drapia (Vv) insegna storia moderna presso l’Università di Messina. Candidato dallo schieramento di centro-sinistra ha ricoperto l’incarico di senatore della Repubblica dal 1994 al 1996 nella compagine dei “Progressisti”. E’ stato componente per tutto l’arco della legislatura della Commissione antimafia. Profondo conoscitore della realtà vibonese e delle sue problematiche è un riferimento civile di primo piano. Le sue analisi si caratterizzano per la lucidità. Le proposte, per la concretezza e l’intrinseca coerenza. Per spiegare l’intreccio di affari, politica, criminalità Lei ha coniato un nuovo vocabolo: “mafiocrazia”. Ci può spiegare, più precisamente di che trattasi?
I mafiosi si sono adeguati ed evoluti con i tempi. Non sono più pastori emarginati. Hanno innalzato il loro livello di istruzione, contratto matrimoni anche al di fuori dell’originaria cerchia sociale. I “comparaggi” hanno ulteriormente allargato le potenziali complicità. In una realtà dove la politica ha sempre avuto connotati clientelari, l’incontro con essa è stato pressoché normale. L’intreccio tra politica e criminalità si è così rafforzato. Da questo “incontro” è nata una nuova classe politica che ha dato origine a un costume, un nuovo mondo: la “mafiocrazia”, appunto.Come si sono evoluti i rapporti tra ‘ndrangheta e politica?
Al riguardo, la chiave di lettura è data dal settore edilizio. L’articolo 9 della Costituzione che pone tra i principi fondanti della Repubblica: “La tutela del paesaggio” è sistematicamente disatteso. Il disastro del tre luglio dello scorso anno, ad esempio, è il prodotto della sottovalutazione dei danni arrecati dalla speculazione edilizia selvaggia operata dalla “mafiocrazia”. Fiumare trasformate in discariche abusive, villaggi con allacci agli impianti di depurazione quasi mai a norma, avvelenamento del mare, stupro sistematico del paesaggio, evasione dell’Ici sono gli esempi più evidenti di un sistema che include, necessariamente, anche il controllo degli enti locali.Come giudica l’operato dell’amministrazione provinciale?
• Pubblicato su Cronache Aramonesi marzo 2007, anno III, n. 2