INTERVISTA A PASQUALE RUSSOPasquale Russo è nato a Zambrone l’8 novembre 1930 ed è residente con la propria consorte, Marina, a San Giovanni di Zambrone, alla Via Antonio Gramsci. Pasquale Russo è per tutti la memoria storica di San Giovanni. Ricorda, con precisione ed estrema lucidità, ogni aspetto legato al passato. Nel tempo libero, si diletta a realizzare attrezzi antichi in miniatura. Una parte di questi attrezzi li ha donati al Centro studi umanistici e scientifici Aramoni che li custodisce gelosamente come arnesi che testimoniano un passato ormai totalmente cancellato dalla modernitàCome si viveva sessant’anni fa?Si viveva male, nelle baracche.Quale era il contesto di San Giovanni?Era un contesto terribile: non c’era acqua potabile, non c’erano fogne, non c’era corrente elettrica, né strade di accesso.Insomma, quasi quasi l’età della pietra.Sì, più o meno…Cosa ricorda del periodo della Seconda guerra mondiale?La fame, il terrore. Ma anche grandi ingiustizie.Perché ingiustizie?Perché la distribuzione dei pochi viveri avveniva secondo convenienze e rapporti di clientela. Durante la Seconda Guerra Mondiale, ad arricchirsi sono stati i contrabbandieri. La gente soffriva oltre ogni misura.Più o meno come oggi.Sì…Quando è arrivato il progresso?Negli anni Cinquanta-Sessanta. Verso il 1955 venne realizzato il ponte e quindi una prima strada di accesso a San Giovanni. Poi vennero realizzate le prime case popolari, verso il 1958. Nello stesso periodo giunse sia l’acqua sia la fogna. Le altre case popolari vennero realizzate dopo la visita di Zambrone del ministro per i Lavori pubblici, Giacomo Mancini, nell’aprile del 1967.Come facevate a vivere una volta?Con i prodotti della terra. Ma quanti sacrifici!Cosa ricorda in particolare degli anni Quaranta?L’arroganza dei padroni. I proprietari terrieri erano quasi tutti di Tropea. Erano gli incontrastati dominatori del tempo. I padroni erano semplicemente terribili.Quando è cambiata la sua situazione personale?Quando sono diventato il fontaniere del Comune di Zambrone, negli anni Settanta. contemporaneamente sono riuscito ad acquistare un piccolo lotto di terreno dove ho realizzato l’abitazione per i miei quattro figli. Fino agli anni Settanta, era impossibile acquistare terreni, perché i proprietari non vendevano. La scelta era chiara: il terreno non veniva venduto perché così potevano tenere in pugno i contadini. L’acquisto del terreno fu reso possibile grazie alla Legge Gullo. In virtù di questa legge si realizzò un riequilibrio nei rapporti tra contadini e proprietari terrieri, per cui mantenere i terreni in fitto, non fu più un grande vantaggio per i latifondisti.Come Le sembra oggi San Giovanni?Le condizioni materiali sono decisamente migliorate. Ma la società mi sembra senz’anima e non sono stati risolti i problemi atavici di questa comunità, che poi sono i problemi della Calabria. Primo fra tutti, la mancanza di lavoro. I miei figli sono tutti emigrati…Corrado L’Andolina
• Pubblicato su Cronache Aramonesi a dicembre 2005, anno I, n. 1