Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone

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Artigiano e scultore

Giannini Antonio

Una vita spesa per l’arte è così, come quella di Antonio Giannini. Lo si denota subito e senza alcun dubbio guardando le forme e i volti di quelle ultime due luminose sculture, ricavate dal nodoso e difficile legno d'ulivo, che sono il simbolo del suo trascorso e del suo presente artistico: “La famiglia” e il “Trio alla deriva”. Il primo “La famiglia” vuole essere il simbolo dell'essere nel momento culminante della vita, quello dell'amore. Amore per la vita, la vita per l'amore, gli elementi di fusione dell’intera umanità. Il secondo, il “Trio alla deriva” è il simbolo di un’umanità sulla barca e alla deriva nel mare dell'odio e dei pregiudizi, ma quei volti sono protesi verso uno spiraglio di speranza, dopo il travaglio di un passato senz'occhi. Ecco, da queste descrizioni, intime e meditate, raccontate con garbo e sottovoce da Antonio Giannini, per descrivere le sue opere, alle quali ha dedicato circa 1550 ore di lavoro ad ognuna, che si capisce la filosofia che lo ha ispirato nella vita. Emigrato, sedicenne verso la provincia milanese, in cerca di lavoro, dopo un diploma di congegnatore meccanico, si avvicina all'arte e alla poesia, facendo l'allievo del pittore Vittorio Viviani e partecipando alla costituzione del gruppo Arte Bressese. Il periodo storico, carico di fervori sociali qual è stato il post sessantotto, se da una parte spinge Antonio Giannini a un confronto quotidiano per una proficua crescita interiore e artistica, dall'altra lo spinge a ritornare nella sua terra d'origine, per il suo clima e per i suoi colori, infatti, considera il Mediterraneo l’ombelico della vita e della cultura. Giannini, ecologista convinto da sempre, nel 1976 è tornato, portando il suo pensiero e la sua arte. Opera nello scantinato di casa a San Giovanni di Zambrone.
* Tratto da "Il Quotidiano" del 16 febbraio 2002.