SANTI E BRIGANTI 2.0
Percorrere i sentieri rocciosi e quasi impenetrabili della Storia Meridionale, conduce inevitabilmente ad imbattersi in situazioni e conflitti vissuti da personaggi estremi, dominati da “eccessi di sentimenti”, ma anche “eccessi di pensieri”. La dimensione del demoniaco e quella della santità si intrecciano; labile il confine tra ragione e follia; difficile la distinzione tra perseguitati e persecutori. Questa “opacità storica” vive ancora oggi nel “mito dei briganti”: malfattori, criminali sanguinari, protagonisti di atti di violenza cieca e gratuita, o combattenti contro un ordine ingiusto, una nuova forma di tirannide e per il trionfo della libertà? È possibile giudicare in astratto? La gente del Sud, nel corso dei secoli, ha visto idee e ideali che sembrava dovessero rivoluzionare la loro vita ed affrancarli da una realtà di soprusi e ingiustizie, dissolversi nella desolazione, nella povertà, nella distruzione, nella morte. E forse, la verità, è una conquista da compiersi con pazienza, passo dopo posso, muovendosi su un versante “antistorico”, dove misfatti ed enigmi possano sciogliersi alla luce di un’altra verità, rispetto a quella raccontata sui libri di storia, un versante sul quale contano la vita e le testimonianze degli individui; le speranze; i sogni non realizzati; le azioni fallite; “le piccole storie” nascoste nelle intercapedini della Grande Storia: frammenti che ne svelano la complessità. Ci scrutano i briganti, da antiche immagini in bianco e nero, con lo sguardo obliquo di chi è pronto a sfidare il destino, gli occhi grandi, allucinati e da antichi immagini in bianco e nero ci giungono anche i volti che esprimono la mitezza di calabresi avviati prestissimo al lavoro, alla responsabilità, al sacrificio, alla rinuncia, con un forte senso del dovere, della lealtà, dell’onore: briganti e santi; la doppiezza di una realtà storica che si perpetra in un presente che continua a tingersi di ambiguità. Briganti e Santi, diciamo noi, purché… eretici! Ribelli ad ogni forma di ordine precostituito, alle ingiustizie, alle forme di potere che devastano la dignità dell’uomo.
E lo Spirito Eretico dei “ribelli” di ogni tempo e ogni luogo del “Vecchio Meridione”, continua a palpitare nel ritmo febbrile e incalzante del tamburello; riecheggia nei canti popolari tramandati di generazione in generazione, come strenua difesa di verità profonde che non possono essere perdute nell’oblio dell’ “inganno storico”; vibra nei movimenti repentini, apparentemente scomposti, talvolta impetuosi dei danzatori che talvolta sembrano muoversi sull’orlo di un precipizio... ma senza mai cadere, perché gli innocenti, i puri di spirito non cadono mai.
Olga L’Andolina
Centro studi umanistici e scientifici Aramoni