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Del maiale non si butta nulla
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Riti e tradizioni
Del maiale non si butta nulla
Anche se l’uccisione del maiale ha subito un notevole calo rispetto al passato (colpa forse del colesterolo e dei trigliceridi), sono ancora tante le famiglie che amano fare le provviste grazie alla sua carne pregiata. Ricordiamo che un tempo ci si cibava prevalentemente con erbe selvatiche e l’approccio con la carne avveniva solo in qualche festa comandata, per cui il rito dell’uccisione del maiale si caricava di enormi significati. Questo animale, accudito e governato per lunghi mesi, era capace di far fronte all’intera economia alimentare della famiglia per un anno intero. Oggi che il benessere economico ha baciato "quasi" tutte le famiglie, questo rito sopravvive come fatto culturale e di aggregazione. Circa un paio di mesi prima iniziano i preparativi degli ingredienti basilari necessari alla lavorazione delle sue carni. Si pesta il sale, si prepara la passata di peperoni rossi, si lava il vasellame con la lisciva ed altre operazioni. C’è ancora l’usanza, per la mattina dell’atteso evento, di coinvolgere parenti ed amici e ciò per una duplice finalità: in primis perché all’atto dell’uccisione c’è bisogno di braccia poderose che abbiano il sopravvento sulla resistenza dello sfortunato animale, e poi perché assieme a loro bisogna festeggiare. Quando il maiale viene prelevato è come se intuisse l’infausto destino per cui egli lancia delle grida lancinanti che giungono alle nostre orecchie con tutta quella sofferenza che possiamo solo immaginare. Ma, essendo le leggi della tradizione scevre da momenti di commozione, si procede con l’affondamento del coltello nella gola dello sventurato che procura la fuoriuscita del sangue prontamente raccolto dalle donne in un recipiente. Questo sangue va rimescolato energicamente con un mestolo per evitarne la coagulazione, servirà alla preparazione del sanguinaccio a base di cacao e frutta candita.
Fonte www.folclore.it
Associazione culturale Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone
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