TAMBURELLO FESTIVA – XVI EDIZIONE
Santi e briganti
La musica popolare in Calabria talvolta rappresenta una componente essenziale nei rituali di alcune feste religiose. L’emblema più noto è la festa celebrata in onore della Madonna della Montagna che si svolge al santuario di Polsi e nella quale vi è una costante presenza di suoni e balli popolari praticati dai fedeli devoti. A Gioiosa Superiore, invece, in onore di San Rocco, si svolge la più imponente processione musicale e danzante della Calabria. La caratteristica principale della festa di San Rocco è il ballo votivo. La prima grazia che si chiede al santo è quella di potere ballare. Se si può ballare a lungo, infatti, vuol dire che si è in salute e se si è in salute occorre ringraziare il santo danzando fino all’esaurimento totale delle proprie energie. Roccu Roccu Roccu! Evviva Santu Roccu! è la frase che accompagna il patrono per quasi tutta la durata della processione al ritmo incalzante dei tamburi. A San Sosti, in provincia di Cosenza, viene celebrata un’altra importante festa religiosa: la Madonna del Pettoruto. Qui si recano diecine e diecine di musicisti calabresi per rendere omaggio musicale e danzato alla Madonna. Per i santi medici Cosma e Damiano il 26 settembre di ogni anno a Riace si svolge una processione molto singolare. Per partecipare al culto, si ritrovano, infatti, a Riace anche i Rom e i Sinti di Calabria che hanno eletto i due santi a loro protettori.
Storicamente, il fenomeno del brigantaggio è sempre stato strumentalizzato per fini politici: sia da chi faceva leva su di esso, sia da chi lo contrastava. I briganti erano nella maggior parte dei casi legati al “vecchio mondo” contadino e pastorale. Gente che viveva nelle montagne e di poche risorse materiali e che conosceva le asperità della vita. Intorno al brigantaggio si muove un segmento di storia segnato da stenti e ingiustizia, ferocia e violenza. Eppure, fra percorsi montani scoscesi e dirupi impraticabili, uno zufolo, un tamburello, una pipita o una zampogna, un organetto o una lira hanno offerto un balsamo a chi ha sofferto per una scelta o un destino comunque segnato dal dolore.
Santità e brigantaggio fanno parte della nostra storia, a volte esaltante, altre di soprusi e ingiustizie. Guardare ai santi Calabresi significa coglierne le virtù e ai briganti comprendere il senso di una scelta radicale e talvolta di disperazione. Fra le pieghe della storia calabrese ci sono ancora da leggere tante pagine di gioia e patimento, rassegnazione e aspirazione, odio e amore.
Corrado L’Andolina
Sindaco del Comune di Zambrone