PIAZZA VIII MARZO - Vicende
Origine. La piazza sorge negli anni Ottanta. Al suo posto, all’epoca, insistevano le baracche realizzate nel 1905/1908 a seguito dei due devastanti terremoti. Per realizzare un progetto appropriato venne indetto un concorso per idee. Con delibera del consiglio comunale numero 52 del 9 febbraio 1984 è stato indetto un concorso per idee per la sistemazione di un’area a verde attrezzato in Zambrone Capoluogo. Il tutto venne poi definito con deliberazione del Consiglio comunale n. 110/2017. Il progetto che risultò vincitore, datato 1984, venne firmato dagli architetti Anna Benedetto, Natale Russo e Francesco Suraci. Al fine di sostenere i costi di tale operazione, venne impegnata, nel 1986 la somma complessiva di lire 268.316.940; nel 1987, la somma ulteriore di 600 milioni. La piazza, assolutamente unica ed originale nel suo genere venne rivestita con marmo e porfido. Il suo progetto fu così importante da essere oggetto di apposita pubblicazione nella prestigiosa rivista: Arch’it, molto diffusa all’epoca. Qual era l’obiettivo di tale realizzazione? Solo estetico? Non proprio. Il primo era certamente estetico. E infatti, laddove esiste un ambiente arretrato urbanisticamente, anche l’economia e ancora di più la cultura, intesa come modo di pensare collettivo, ne risente negativamente. Marxianamente possiamo dire che è il classico esempio in cui l’ambiente condiziona il modo di pensare, d’essere e di agire. Ma la realizzazione della piazza aveva anche altra funzione. E cioè, creare nel centro abitato di Zambrone, un sito attraente; fare cioè un motivo per il quale i visitatori potessero trovare occasione d’incontro o di conoscenza con Zambrone.
Interventi. Purtroppo, nel tempo, questo spirito e linea d’ispirazione vennero progressivamente abbandonati. La prima costruzione fu la palestra scolastica. Un edificio che avrebbe avuto senso, al massimo, realizzare su un piano interamente interrato. Oppure, da realizzare altrove. Sta di fatto che quella palestra arrecò alla piazza di Zambrone un primo colpo letale. I lavori per la realizzazione della palestra vennero avviati nel 1993 mediante un mutuo assistito corrispondenti agli attuali € 61.974,83.Il secondo colpo letale le fu dato dall’ampliamento del municipio che costò all’Ente l’importo di € 230 mila realizzato mediante un mutuo a totale carico dell’amministrazione comunale. Altro intervento realizzato, una sorta di vialetto che culminava con una fontana. Tale realizzazione rientrava in un quadro di riqualificazione urbana su scala comunale per cui venne impegnata la somma di € 287.389,75 (mutuo assistito). Quest’ultimo intervento venne realizzato inserendo il granito, materiale del tutto estraneo al contesto della piazza. In pratica, la fontana, originariamente collocata nella piazza, fu abbandonata a se stessa. In compenso, ne venne creata un’altra, di dimensioni molto più piccole (in granito). Tutto ciò tradì lo spirito relativo alla realizzazione della piazza.
Nella relazione tecnica dell’originario progetto veniva citato Ludovico Quaroni, grande urbanista e architetto italiano scomparso nel 1987, che testualmente scrive: “Nel vasto mondo delle attività interessate, direttamente e indirettamente, alla formazione della realtà urbana, l’architetto ha un posto particolare: è l’homo poeticus, cioè l’artista impegnato nella produzione degli oggetti formali costituenti la città”. Nell’introduzione contenuta nella relazione è espressamente indicato il “verde urbano” come elemento qualificatore dell’intervento. La relazione tecnica puntualizza: “Questo concorso pone l’accento sulla grande importanza del verde come elemento ornamentale delle città, non solo come bene utile per le case e i giardini privati, ma anche come materia di allestimento della scenografia urbana”.
È evidente che con l’introduzione di manufatti (palestra e municipio, in modo particolare) è stato tradito lo spirito del progetto.
Eppure, l’obiettivo del progetto Piazza VIII Marzo era estremamente chiaro: “Gli strumenti urbanistici adottati nel tempo dalle varie Amministrazioni comunali, non sembrano avere avuto quella capacità operativa necessaria a formalizzare un disegno organico e questo ha contribuito al disperdersi della città e dei suoi significati strutturali. È però ancora possibile riconoscere alcuni segni di una vecchia configurazione urbana che quantomeno indicano anche se con qualche difficoltà la strada da seguire nel ricucire non solo la forma, ma la riconoscibilità del “sociale” in una città che abbia dei significati, dei punti di riferimento nella memoria dell’abitante. Tutto ciò è stato compreso dalla nuova amministrazione comunale e da qui è scaturita l’idea del concorso per la progettazione di un’area del centro a verde attrezzato, fondamentale non solo per la sua posizione centrale ma perché base della nuova costruzione urbana”. La relazione poi aggiunge un dato fondamentale perché esplicita quelle che sono le tre componenti vitruviane fonte d’ispirazione del progetto: utilitas, firmitas, venustas. L’utilitas è una qualità che i Romani vogliono trovare associata alla bellezza nelle varie manifestazioni artistiche, in modo particolare nell’architettura. E cioè la possibilità di una sua concreta fruizione. La firmitas è la saldezza, la forza, la robustezza di una costruzione. La venustas coincide con l’armonia e la gradevolezza di un sito che in quanto tale viene visitato dalla gente” (queste erano le parole della succitata relazione tecnica del progetto originario di Piazza VIII Marzo).
Mancata manutenzione. Nel tempo, la manutenzione della Piazza è stata totalmente ignorata. Fino al 2016 l’aspetto della piazza era ben differente da quello attuale. Nessun gioco per bambini, cosa che dovrebbe essere naturale in una piazza e in uno spazio dedicato a verde attrezzato e neanche un intervento manutentivo: l’impianto elettrico oltre a non essere più funzionale era completamente fuori norma; i marmi totalmente degradati; i marciapiedi, la pavimentazione, i muri di sostegno in uno stato di abbandono che è sotto gli occhi di tutti. I percorsi, che si snodavano attraverso due assi ortogonali, pressoché cancellati. Risultato: la piazza VIII Marzo da fattore attraente quale doveva essere è diventata il simbolo del degrado e dell’abbandono, il simbolo di errori su errori, della presunzione, del rifiuto dell’idea dello sviluppo, le cui ricadute negative si sono riversate sulla cittadinanza e sulle sue speranze di definitiva emancipazione . La riflessione che venne fuori fu semplice: fin quando la piazza, già irreversibilmente compromessa dagli interventi elencati, verserà nelle suddette condizioni, il centro abitato di Zambrone sarà condannato alla desolazione e alla progressiva, desertificazione. Ma per quale ragione un turista avrebbe dovuto fare visita a Zambrone? Un sito che non ha alcun elemento storico o architettonico non può essere oggetto di visite. E così, nonostante il rilevante flusso turistico, il centro abitato di Zambrone ha continuato ad essere ignorato.
Ciò non ha suscitato sconforto o rassegnazione; ma ha alimentato la volontà di cambiare il corso della storia. Dal 2017 si è deciso, pertanto, d’invertire la rotta, radicalmente.
Fontana. S’incominciò dal 2017, allorquando venne rimossa la fontana sita in Piazza VIII Marzo e realizzata nel febbraio 2004. Tale rimozione fu fonte di perplessità fra la popolazione. E allora, furono necessari alcuni chiarimenti. Prima di tutto, la fontana in granito era decontestualizzata. E infatti, tutta la piazza è costruita in porfido o marmo (per come già detto). In secondo luogo, a causa di tale sua natura, rompeva l’euritmia dei luoghi e si palesava come elemento estraneo all’architettura dei luoghi. Terza considerazione, la scelta di inserire una fontana a fianco di un’altra fontana (già presente nell’originario progetto e realizzata contestualmente alla Piazza) appare di dubbia condivisione. La fontana costò, all’epoca, 10 milioni di lire, vecchio conio (pari a circa 5 mila euro). Considerato lo stato di usura, l’attuale valore commerciale della fontana si è nel tempo dimezzato (e quindi, non è superiore a 2,5 mila euro). Inoltre, la fontana, a causa della carenza di risorse umane ed economiche (il mantenimento ha comunque un costo) è sempre rimasta mediamente undici mesi all’anno disattivata, diventando un permanente ricettacolo di rifiuti. Detto ciò, la fontana realizzata nel febbraio 2004 non venne demolita. Ma fu collocata nel parco giochi realizzato nella frazione San Giovanni. In pratica, venne trasformata in fioriera. Perché questa scelta? Per una semplice ragione. In quanto in tale parco sono presenti manufatti dello stesso materiale (granito).
Progettualità. L’obiettivo della passata e presente amministrazione è restaurare la Piazza VIII Marzo sulla base dell’originario progetto. È necessario recuperare la sua dimensione, le forme e i percorsi per farne, comunque, il fiore all’occhiello di Zambrone. Obiettivo principale: introdurre un elemento architettonico di forte impatto che richiami il riferimento alla memoria dell’abitante. E quindi, una statua che rievochi il senso della storia locale.
Molti passi in avanti sono stati fatti, ma ancora il percorso di recupero non è stato completato. Dopo innumerevoli interventi, comunque, la Piazza ha cambiato volto e oggi si presenta nella sua dimensione appropriata.
La realizzazione del progetto: Calabria al femminile -.Museo a cielo aperto arricchito dal realizzando Giardino della macchia mediterranea è il centro propulsore di un progetto di rivitalizzazione del centro abitato. Vale sempre la citazione di Fëdor Michajlovic Dostoevskij: La bellezza salverà il mondo. Il grande scrittore russo, poi ha aggiunto: Sicuramente non possiamo vivere senza pane, ma anche esistere senza bellezza è impossibile. Bellezza è più che estetica; possiede una dimensione etica e religiosa.
Zambrone, 12 Febbraio 2022
Corrado Antonio L’Andolina