Il monumento posizionato nella centrale Piazza VIII Marzo, innanzi al palazzo municipale è stato realizzato, a seguito di un concorso per idee, dallo scultore Antonio La Gamba. L’opera è stata presentata definitivamente alla cittadinanza il 4 maggio 2019 nel corso di una solenne celebrazione che ha registrato anche il gemellaggio col Comune di Ateleta. Il monumento celebra l’istituzione municipale del Comune di Zambrone, vergata da re Gioacchino Murat con decreto regio n. 922/1811 del 4 maggio 1811. L’autonomia giunse dopo le aspre rivolte del 1647- 1648, del 1712 e del 1722 contro il sistema feudale che aveva nella cittadina di Tropea il suo fulcro locale.
Profilo storico
La statua dedicata a Gioacchino Murat celebra la nostra storia, il senso dell’appartenenza, l’amore per le radici, il rispetto per l’identità locale e, in modo particolare, la nascita della municipalità che è un evento che cambia il destino di tutti: comunità e territorio. E qui sorge una prima domanda: concessione o conquista? È difficile offrire una risposta oggettiva in assenza di documenti ufficiali. Tuttavia occorre tenere presenti alcuni dati. Le vessazioni e i soprusi cui erano sottoposti i Casali prima della riforma murattiana sono un dato difficilmente contestabile. Ciò è da inquadrare in un sistema feudale che non lasciava margine alcuno alla libertà e alla giustizia. Della rivolta de Casali che si manifestò nelle forme cruente proprio nel 1722 vi è ampia testimonianza storica. «E pure strana cosa ad udire, da miserie non mai sorse accadute i poveri casali di Tropea oppressi vediamo» recita un documento del Tribunale della Regia Camera di Napoli, redatto nel 1724 da Tommaso de Sarno e Gennaro Carissimi, per dimostrare «quanto giustificata sii la domanda de’ Casali di Tropea, d’essere deivisi dalla Città». Nei Casali c’erano molti lavoratori a giornata, contadini, ma anche intellettuali e ufficiali che versavano i contributi a Tropea, anche ingenti che costringevano da molti anni i «miserabili casali a vivere con qualche angustia». Insomma, le condizioni di vita erano terribili e il senso della rivolta più che giustificato. La rivolta del 1722 venne duramente repressa nel sangue con l’uccisione dei rivoltosi. E prima ancora del 1722 vi erano state altre due rivolte. La prima nel 1647-1648 che si propagò da Parghelia e la seconda nel 1712. L’indipendenza delle municipalità (come quella di Zambrone) è stata una conquista pagata con il sangue per un’esistenza migliore e una politica più giusta. Nella nostra stessa storia, allora, possano essere trovati motivi ed esempi di lotta per la libertà e il rispetto verso la popolazione. E allora si può affermare che la municipalità è il risultato di una lunga battaglia che trova, infine, un suo naturale “alleato” in un sovrano venuto dalla Francia: re Gioacchino Murat.
Decreto Regio 922/1811
Il 4 maggio 1811 è una data essenziale per la nostra comunità. Perché segna la nascita delle municipalità. L’istituzione avviene nell’ambito di una complessa riforma sull’ordinamento locale che interessa tutto il Sud Italia. La vicenda di questa riforma è decisamente complessa. Gli storici del diritto fanno risalire la prima scintilla riformatrice al 9 Febbraio 1799 allorquando il generale Jean-Étienne Championnet principale artefice della Repubblica Partenopea divise la Calabria in 11 Dipartimenti e questi in Luoghi (e cioè in Comuni). I Luoghi però vennero decisi sulla base di un Atlante redatto in tutta fretta dopo il devastante terremoto del 1783 a sua volta fondato sulle Carte Aragonesi del XV secolo. Ne risulta, così, una riforma approssimativa che non avrà effetti giuridici e fattuali. È sufficiente fare presente che anche i nomi dei Comuni sono storpiati o riportati in maniera inesatta. Zambrone, ad esempio, non compare. È riportata una località denominata Tambione che potrebbe essere, appunto, quella del nostro Comune. Poi giungerà Giuseppe Napoleone che nell’ambito dell’eversione alla feudalità emanerà una serie di provvedimenti volti a ridefinire il ruolo degli ordinamenti localistici. Anche le riforme di Giuseppe Napoleone non ebbero riflessi significativi nella vita delle comunità. Il punto di svolta avviene, invece, con il D.R. 922/1811. È con tale atto che molte comunità verranno elevate a Comuni autonomi (fra cui Zambrone) e grazie a ciò vedranno cambiato, per sempre, il loro destino.
Gioacchino Murat
Il re francese ebbe il merito di concretizzare, razionalizzare e rendere efficaci riforme ideate ma mai definite e di ridefinire il ruolo delle comunità. Gioacchino Murat sapeva che il vecchio notabilato meridionale, così ostile a ogni percorso di riforma, gli sarebbe stato eternamente nemico. E quindi avvia un percorso di dialogo ed apertura con altre classi sociali. Ciò che il sovrano non mette in conto è lo stato di arretratezza sociale, economica e culturale che imperversava nel Sud e, di conseguenza, la debolezza dei suoi interlocutori. Un errore, probabilmente che gli sarà fatale. Una cosa è certa. Zambrone è elevato a Comune grazie al decreto regio del 4 maggio 1811 numero 922. E quel decreto reca la firma di re Gioacchino Murat, sul quale vale la pena rimarcare alcuni dati. La sua figura, così coraggiosa e sensibile è un riferimento per quanti amano l’Italia. Non a caso è da molti storici considerato un eroe pre-risorgimentale (Proclama di Rimini 30 marzo 1815). Ed è un riferimento per quanti amano la storia di Zambrone ed hanno rispetto per le battaglie combattute per una realtà migliore, più libera, più giusta e, soprattutto, più umana. Il Comune di Zambrone, quindi, è indissolubilmente collegato al monarca francese. Rafforzare questo legame significa ancorare Zambrone a un processo storico essenziale per le sorti di intere generazioni.
Il monumento
“Gioacchino Murat sul cavallo rampante”. È una statua unica nel suo genere. Non esiste alcuna scultura che rappresenti il regnante a cavallo. Eppure, a ben pensarci, Gioacchino Murat fu un formidabile cavalleggero. A giudizio di molti storici, il migliore di sempre insieme ad Alessandro Magno. È una statua di dimensioni imponenti: è alta circa 3,80 metri e pesa circa 12 quintali. Ed è stata realizzata con un materiale brevettato negli anni Ottanta, l’acciaio corten. Trattasi di un’opera plastica e moderna allo stesso tempo. Ma a ben pensarci, quest’opera non è soltanto la raffigurazione di un grande re. È soprattutto il monumento alla storia municipale di Zambrone, una storia che ha comportato dure battaglie e che per molti versi, a ben pensarci è sempre in fieri… La libertà non è ontologicamente eterna. Tutt’altro. la libertà è una conquista che proviene dalle lotte del passato, che si articola e occorre difenderla da vecchi e nuovi nemici nel presente e che è un patrimonio fecondo che occorre lasciare alle future generazioni.
Peculiarità tecniche
La statua immortala il re francese che cavalca un cavallo sollevato sulle zampe posteriori e imbraccia la sua spada puntata verso il cielo in segno di fierezza. La statua, cavallo e condottiero, è realizzata in doppia lamiera di acciaio “corten” di 4 mm. Tamburata a vario spessore per dare volume all’opera, utilizzando al loto interno una struttura in profili di ferro, di diverse sezioni saldate fra loro. Le due figure sono attraversate al loro interno da una ramificazione di profili HEA ai quali è affidata la funzione di struttura portante il peso del monumento e, nel contempo, quella di resistere alla forza del vento. La struttura formata dai profili di ferro HEA 100 fuoriesce dal basso delle zampe e della coda della figura del cavallo di circa 20 cm. E ciò ha consentito di essere saldata alla base del monumento. Questa, pensata dall’artista per mantenere il senso dinamico del monumento, è costituita d tre triangoli di diversa dimensione per base e altezza, costruiti in profili di ferro UPN 140 e studiati per assecondare l’appoggio delle zampe a cavallo. I triangoli con base 140 cm. sono posti sfalsati tra loro lungo la direzione principale di ml. 2,80; essi sono intimamente saldati tra loro, per cui si comportano come un’unica struttura spessa 42 cm. E reggente alle sollecitazioni della soprastante parte del monumento. L’intero monumento è stato ancorato ad una fondazione in cemento armato posata sotto il piano di calpestio della piazza di circa 30 cm., per poi essere colmata della terra da piantumare prato verde. La fondazione realizzato in cemento armato ha la dimensione in pianta di ml. 2,60 x 0,80 e altezza di 80 cm. Il plinto è stato armato con un graticcio di ferri del diametro d = 14, posti, incrociati in doppia armatura inferiore e superiore. La connessione fra la fondazione in cemento armato e il piedistallo del monumento è stato realizzato annegando nel getto i piedi di rialzo ricavati dal profilo UPN 140, che già predisposti in officina fuoriescono da due profili UPN 200 della contro sagoma della base del monumento. Una volta eseguito il getto della fondazione, sull’estradosso dei profili UPN 200 sono stati in loco saldati con doppio cordone continuo e lungo tutti i lati liberi, i tre triangoli del piedistallo.