MUSEO A CIELO APERTO, CALABRIA AL FEMMINILE
Numerose sono le pubblicazioni, opere, eventi che riguardano i calabresi illustri e ce ne sono parecchi in ogni campo, dalla filosofia alla matematica alla storia alla scienza e così via. Meno conosciuto è l’apporto che le donne della Calabria hanno dato non solo alla nostra regione, ma alla storia e al progresso dell’intera nazione. Il Comune di Zambrone ha voluto colmare questa lacuna, che rappresenta anche un debito di riconoscenza nei confronti di un universo meno considerato dalla narrazione ufficiale, ma che, nel silenzio delle retrovie, nella maggior parte dei casi, o anche in prima linea quando si è data la possibilità, ha dato il suo fondamentale contributo, anche se poco considerato.
A Zambrone esiste, già dagli anni Ottanta, la Piazza 8 Marzo che è il cuore pulsante del centro abitato e quindi è sempre stata nella sensibilità di questa e delle amministrazioni precedenti, la disposizione a dare il giusto spazio alla presenza femminile nei vari campi della vita sociale.
Più precisamente, con deliberazione del 6 marzo 1988 N. 29 il Consiglio Comunale dedicò alle donne la piazza di nuova creazione, con la quale venne definitivamente superato il vecchio assetto urbanistico del centro abitato che registrava le baracche ricostruite dopo il terremoto del 1905. E ciò avvenne sulla base della seguente motivazione: “È opportuno dare alla piazza la denominazione di Piazza 8 Marzo, volendo con ciò degnamente ricordare ed esaltare il ruolo delle donne nella storia della nostra comunità e del Paese, come fattore produttore di progresso e promotore di valori sempre attuali e ricchi di umanità; ravvisata, altresì, l’opportunità di ricordare, in particolare, il contributo che le donne zambronesi hanno dato, in ogni fase storica, al processo di valorizzazione della cultura e della civiltà locale, dimostrando grande capacità di lavoro, spirito di sacrificio in ogni circostanza, sensibilità per i problemi della crescita civile; considerato il loro operato ed il loro comportamento assolutamente esemplare ed in linea, nel rispetto delle peculiarità locali, con il grande processo di emancipazione, verificatosi negli ultimi decenni”.
Mio padre, Salvatore L’Andolina, sindaco dell’amministrazione che realizzò tale Piazza nella rivista locale Cronache Aramonesi del gennaio 2010 così scrisse in merito: “Nel 1988 l’amministrazione comunale intitolò a tutte le donne la piazza più importante del capoluogo, costruita proprio in quegli anni sulla base di un progetto scaturito da un concorso per idee, poi pubblicato sulle migliori riviste di architettura e urbanistica. Si chiamò e si chiama tuttora Piazza 8 marzo. È facile ritenere che gli amministratori del tempo abbiamo rivolto, in particolare, il pensiero alle donne di Zambrone anche se l’universalità della ricorrenza implicava un piccolo omaggio a quella metà del cielo che, proprio in quegli anni, andava recuperando, rispetto al passato, dignità, ruolo e importanza nella vita contemporanea”.
Il progetto Calabria al femminile intende perciò mettere al centro le figure di 22 donne calabresi (o forse 23), mediante 18 statue, reali e non solo, che attraversano l’intera storia della regione, dalla Magna Grecia a oggi, avendo dato lustro ai diversi campi del sapere, della politica, della vita in generale. La loro storia è comunque paradigmatica dell’universo femminile.
L’amministrazione comunale di Zambrone, al fine di valorizzare il sito, nell’ottobre del 2019 ha indetto un concorso di idee per l’ideazione, la progettazione e la realizzazione di dodici statue dedicate alle seguenti figure: Contadina Zambronese, Donna fra presente e futuro, Nosside, Giuditta di Evreux, Enrichetta Ruffo, Diana Recco, Carmela Borelli, Giuditta Levato, Virginia Cundari, Natuzza Evolo, Gianna Maria Canale, Mia Martini, Donna fra presente e futuro. In corso d’opera, grazie a una donazione della signora Vincenzina Princivalle, se ne è aggiunta un’altra, raffigurante altre due figure, incentrate sulla solidarietà al femminile: Ada Furgiuele e Irma Scrugli.
L’8 Marzo 2021 il Museo è stato, così, ufficialmente aperto.
In seguito, dopo attenta analisi sugli spazi esistenti, sono state progettate e realizzate altre cinque statue: Santa Theodora, Cecilia Faragò, Donna Brettia, un polittico che comprende D. Mariantonia Lucifero, Eloisa Frugiuele, Giuseppina Amarelli, Bruzia Crispina Presente e, per ultima, la 18^ scultura, dedicata a Cusina de Pastino.
Le opere sono state ideate ed eseguite, prevalentemente in acciaio corten, dall’artista Antonio La Gamba, vincitore del concorso insieme agli architetti Antonio Ferraro e Maurizio Gaudente. Quindi, sono state posizionate nella Piazza Otto Marzo del capoluogo tirrenico.
Con l’artista Antonio La Gamba, in particolare, l’interlocuzione è stata costante e senza soluzione di continuità. Un’interazione d’idee e di tensione culturale che non ha lasciato nulla al caso, meno che mai alla banalità. A lui esprimo senso di gratitudine e di ammirazione totale, per l’acume, la raffinatezza e la sensibilità artistica e umana riversata sopra ogni opera.
Ripensare la “Calabria al Femminile” vuol dire riproporre una immagine nuova, innovativa, più gentile, seppure tenace, decisa, combattiva, ma anche più delicata della nostra regione.
Corrado L'Andolina
Breve profilo delle donne rappresentate nel Museo
La contadina di Zambrone era madre, e donna forte, saggia, contegnosa, lavoratrice, e capace di tessere con squisito senso dell’arte la seta, le fibre e la lana.
Nosside di Locri Epizefirii, poetessa del IV secolo avanti Cristo, fu detta per eccellenza “voce femminile”, e paragonata a Saffo per la robustezza e grazia dei suoi versi. Canta le vicende e le donne della sua città.
Giuditta d’Evreux dei duchi di Normandia, fu amata dal giovanissimo Ruggero d’Altavilla, che per acquistare prestigio e domini degni di lei divenne Gran Conte di Calabria. Le nozze furono celebrate a San Martino, non lontano dalla capitale di Ruggero, Mileto. Giuditta seguì il marito nella guerra di Sicilia.
Enrichetta Ruffo di Calabria (XV secolo) figlia ed erede di Nicolò, conte di Catanzaro e marchese di Crotone, e di Margherita di Poitiers, destinata a sposare uno spagnolo, amò l’affascinante e contraddittorio Antonio Centelles Ventimiglia, e partecipò alle rivolte contro Alfonso e Ferrante. Morto il marito, la pena la condusse a lasciare la vita in un luogo detto poi Crepacore.
Diana Recco guidò la rivolta popolare di Monteleone, che oggi è Vibo Valentia, quando, ai primi del XVI secolo, Ferdinando III assegnò la città in feudo ai Pignatelli; e per vendetta uccise di sua mano il governatore Del Tufo.
Carmela Borelli di Sersale, la “Madre eroica”, nel 1929, sorpresa da una tormenta di neve, si privò delle vesti per salvare i figli. È meritatamente ricordata con intitolazioni di vie e scuole.
Giuditta Levato di Albi, alla testa di proteste popolari per la giustizia sociale e il possesso della terra da coltivare, il 26 novembre 1946 fu uccisa nel corso di una manifestazione, a Calabricata di Sellia.
Virginia Cundari apprezzata insegnante in San Sostene, fu tra le primissime donne di Calabria e d’Italia a ricoprire la carica di sindaco, lasciando memoria ancora viva e testimonianza di efficienza e correttezza. È scomparsa nel 1972.
Natuzza Evolo (1924-2009) di Paravati di Mileto, umile contadina, suscita attorno a sé un vasto movimento popolare di fede per le sue visioni e passioni mistiche e corporali, e per l’esempio di bontà e solidarietà. È in corso la causa di canonizzazione.
Gianna Maria Canale nata a Reggio Calabria il 12 settembre 1927, donna di particolare bellezza, fu apprezzata attrice, interpretando ruoli variegati, dal brillante al tragico al mitologico. Nell'estate del 1947 venne eletta Miss Calabria e si classificò seconda al concorso di Miss Italia vinto da Lucia Bosè che vide la partecipazione di altre future protagoniste del cinema italiano, come Gina Lollobrigida, Silvana Mangano ed Eleonora Rossi Drago. Nel 1949 recitò nel film Totò le moko di Carlo Ludovico Bragaglia, al fianco di Totò. Dalla metà degli anni cinquanta fu una delle regine del genere peplum e recitò in film di grande successo, come Le schiave di Cartagine (1956), Le fatiche di Ercole (1957) e La rivolta dei gladiatori (1958).
Mia Martini è il nome d’arte di Domenica Bertè (1947-95), di Bagnara Calabra, cantante di particolare intensità di voce e interpretazione, fu esempio, fino alla morte tragica, delle intime contraddizioni della condizione femminile nel mondo contemporaneo.
Irma Scrugli di Tropea e Ada Furgiuele di Amantea furono modelli della santità femminile nel secolo Ventesimo. Di formazione e origine sociale diverse, ma entrambe figlie spirituali di don Mottola, mostrarono elevata spiritualità, che misero al servizio degli ultimi della società umana.
Donna fra presente e futuro Un messaggio positivo che immortala la donna pienamente e liberamente inserita nella società, nel lavoro e nella politica e che risente solo in parte di antichissime tradizioni di separazione dei sessi per ruolo e per mentalità. È lei che guarda al futuro con spirito di libertà, sensibilità umana e gioia contagiosa.
Santa Theodora nasce intorno alla fine del secolo IX poco più di uno o due decenni prima del 910, anno di nascita di san Nilo, di cui fu consigliera e guida materna. È eminente rappresentante femminile del mondo bizantino che ha segnato la storia della Calabria dal V all’XI secolo d.C.
Cecilia Faragò nata nel 1712 a Zagarise (Cz) è stata ultima donna processata per stregoneria nel diciottesimo secolo. Un simbolo antico di sconfitta dell’ignoranza e di vittoria della giustizia, di soccombenza della rigida mentalità dell’epoca e il prevalere della forza morale delle donne lottatrice per la loro emancipazione.
Donna Brettia Secondo molti storici è la prima donna guerriera occidentale che, nel 356 a.C. ha guidato 500 giovani guerrieri ribelli contro i Greci (da qui “Bretti” o Bruzi). Le tribù dei Bruzi si coalizzarono poi in una lega ed eressero a loro capitale una città che chiamarono Consentia (l’attuale Cosenza), nome che suggellava proprio il “consenso” delle varie tribù.
D. Mariantonia Lucifero dotata di eccezionale coraggio, sostenne a Crotone il suo casato nella Rivoluzione del 1799. Eloisa Frugiuele appartenente alla borghesia cosentina contribuì all’affermazione degli ideali del Risorgimento. Giuseppina Amarelli, vissuta a cavallo fra l’Ottocento e il Novecento ha contribuito all’espansione della nota azienda di liquirizia di Rossano è la prima donna imprenditrice di successo della Calabria. Bruzia Crispina nobildonna del secondo secolo d.C. di origini calabresi, moglie di Commodo finì tragicamente la sua giovane vita e per lei venne comminata la damnatio memoriae.
Cusina de Pastino nel 1404 operava a Cosenza il medico giudeo Benedetto di Roma che per incarico del re Ladislao esaminò in Medicina e Chirurgia una donna di nome Cusina di Dipignano, a conferma che presso gli Ebrei anche le donne esercitavano l’arte medica. È lei la prima (o tra le prime) medico chirurgo della Calabria.
c.l.a.
Descrizione delle opere
Nosside di Locri Epizefirii
Nulla è più soave dell’amore.
Il canto d’amore della poesia accompagna il cammino dell’uomo. Nosside, tra le poche poetesse della Magna Grecia, è rappresentata cinta d’alloro per indicare l’eternità della sua poesia.
Diana Recco
È certamente la scultura più drammatica, rappresentata non solo dai volti tumefatti dei sette martiri vibonesi ma anche dalla disposizione dei tagli spaziali per una visione di grande effetto dinamico, che si sviluppa in modo ascensionale partendo dalla figura di Diana a cavallo, immagine di tutti gli orrori e delle violenze che purtroppo ancora oggi insanguinano la nostra terra.
Contadina di Zambrone
Quando si è dovuto scegliere come rappresentarne la contadina è tornato in mente lo stemma del Comune che fra i suoi simboli registra anche una pianta di arachidi. Si è pensato, quindi, di rappresentare proprio la raccolta, perché a differenza di altre colture meccanizzate questa avviene ancora a mano. La contadina come regina della terra con la cesta in testa come corona, sui due lati il genius loci dei luoghi con “lo scoglio del leone” omaggio alle bellezze paesaggistiche di Zambrone e i prodotti della terra: l’ulivo e la vite.
Giuditta Levato
È il simbolo delle lotte sindacali e di chi ha sacrificato la vita per un futuro migliore. Oggi tanti di quei diritti acquisiti sembrano dimenticati, mentre la diaspora dei figli di Calabria in cerca di lavoro continua ininterrottamente. Nell’opera sono stati inseriti pezzi della civiltà contadina proveniente dai magli di Bienno (Bs) come picconi, zappe e falci. Al centro la figura della sindacalista che si staglia evidenziando la maternità interrotta con la sua uccisione e quella del bambino che portava in grembo.
Virginia Cundari
Maestra e Sindaco, l’impegno politico ed educativo, la sua dedizione alla scuola con l’immagine dei bambini che diventeranno, attraverso lo studio, donne e uomini; la bandiera e la fascia tricolore a memoria del suo impegno civile ed umano.
Mia Martini
Indimenticabile interprete e cantante, la grande chiave musicale indica da subito la musica, con Mia seduta che tende la mano su cui tiene un “Piccolo Uomo” (in bronzo) richiamo ad una delle sue canzoni più belle.
Enrichetta Ruffo di Calabria
Rappresentante della più nobile famiglia calabrese è l’emblema di una donna grande, per spessore umano e culturale. Enrichetta muore di crepacuore per la prigionia del marito. All’interno della scultura, a forma di libro, i fogli dei contorni dei personaggi di questo museo al femminile, un’esortazione alla lettura per riscoprire le nostre radici.
Giuditta d’Evreux
Se dietro un grande uomo c’è una grande donna, nel caso della condottiera venuta dalla Normandia è vero anche il contrario. Nella scultura si è rappresentata una visione a 120 gradi di questa donna, per offrire un bell’esempio di condivisione coniugale di ogni momento, sia ordinario che straordinario.
Carmela Borelli
L’amore di una madre che si esprime fino all’estremo sacrificio della sua vita per salvare i figli è un omaggio a tutte le donne che quotidianamente lavorano e seguono la prole e alla maternità generatrice la vita. Nell’opera è sintetizzata, in una forma ieratica, il cuore della mamma che si apre per proteggere i suoi piccoli dalla neve che sta per coprirla e farla soccombere.
Natuzza Evolo
La grande mistica di Paravati, il suo amore incondizionato verso Dio che le “regala” le stimmate. L’opera racchiude questo momento così centrale nella vita del più grande riferimento morale e spirituale della Calabria.
Gianna Maria Canale
Attrice bellissima in numerosi film del Dopoguerra, è rappresentata come una Venere fasciata dalle pellicole di alcuni suoi film e tiene in mano una stella per indicare che il suo nome è inciso nella Hollywood walk of fame di Los Angeles, la famosa via delle stelle.
Ada Furgiuele e Irma Scrugli
Le mani simbolo della solidarietà declinata al femminile, “L’aquila che raggiunge il sole” come recitava il motto del Beato, un bambino emarginato dalla famiglia originaria e adottato amorevolmente dalle Oblate, l’assistenza a don Francesco Mottola. In sintesi, la vita di due donne dalla profonda fede religiosa, la cui storia s’identifica nel comune ideale di una donazione totalitaria a Dio e agli uomini. La scultura è stata donata dalla famiglia Percivalle.
Donna tra presente e futuro
È l’unica scultura non posizionata su un piedistallo per indicare che si vive nel tempo presente con il dialogo o la solitudine, in lontananza una bambina che corre con un palloncino indicante il futuro.
Santa Theodora
È un’opera che racchiude in sé elementi bizantini, come la rappresentazione di Maria Santissima Achiropita nel manufatto d’ottone e un frammento di vita che segnò la vita della santa e cioè l’accoglienza, su richiesta di san Nilo, della mamma e della sorella di Stefano, un giovane che seguì la via dell’ascetismo del santo rossanese.
Cecilia Faragò
I simboli sono eloquenti: le fiamme che bruciavano le donne condannate per stregoneria, la civetta che nel Medioevo era spesso associato alle streghe ma che vuole anche essere l’emblema dell’alba e cioè della rinascita, infine la bilancia della giustizia che trionfa sul male.
Donna Brettia
La prima donna combattente d’Occidente, la creazione della Calabria come comunità, la lega fra le diverse tribù della regione, il lupo simbolo della Sila luogo di provenienza dell’eroina vissuta nel quarto secolo dopo Cristo.
Polittico
D. Mariantonia Lucifero Crotone 1799, una ragazza e una foglia di platano su cui è incisa la data della Rivoluzione sostenuta dalla famiglia della ragazza. Nel retro del polittico, un brigante viene schiaffeggiato dalla mano della giovinetta. Il 18 indica il numero delle statue; il 22 le donne rappresentate. Eloisa Frugiuele la coccarda tricolore e la scritta WLII (W l’Italia Indipendente) che incise sul suo grembiule durante la prigionia patita per l’adesione al Risorgimento. Giuseppina Amarelli prima imprenditrice calabrese di successo che operò all’inizio del Novecento, stringe nelle mani la liquirizia che ha reso celebre l’omonima azienda di Rossano; Bruzia Crispina nobildonna del secondo secolo d.C. di origini calabresi, moglie di Commodo, dopo avere tragicamente terminato la sua giovane vita, per lei venne comminata la damnatio memoriae. La sua figura è solo sagomata, nel ricordo di tutte le donne vittime di violenza sconosciute o dimenticate.
Cusina de Pastino
Conosciuta anche come Cusina di Dipignano, dal comune che le diede i natali, visse nel XV secolo. Ebrea è la prima (o tra le prime) donna medico-chirurgo calabrese. Chiara la simbologia dell’opera: il bastone di Asclepio, la stella di Davide e la menorah sono incardinate in una figura racchiusa in un seme e che poggia su una pietra in granito, simboli di una terra antica che ama e genera vita (è la statua numero diciotto, l’ultima eseguita, numero che nella Cabala ebraica simboleggia, appunto, la vita).