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San Carlo Borromeo, il Covid 19 e le “Ragioni di salute” indagate dalla scrittrice Fabiola Giancotti
La peste che colpì Milano nel 1576-1577 aveva un tasso di mortalità superiore al Covid-19. Quella peste seminò morte e desolò, come scrisse Manzoni nei “Promessi sposi”: «Una buona parte d’Italia, e in ispecie il milanese, dove fu chiamata, ed è tuttora, la peste di san Carlo. Tanto è forte la carità!». San Carlo fece di tutto per provvedere ai bisogni corporali degli appestati, «inviando loro - come scrive Carlo Bascapè - ogni giorno da casa sua il vitto necessario» e promuovendo atti di carità in città e non solo.
In tempi di quarantena e di Dpcm mi ritorna in mente un’esperienza culturale vissuta anni fa. Nel 2010 venne presentato, a Zambrone, il libro di Fabiola Giancotti dedicato a san Carlo Borromeo, Patrono di Zambrone, nel quarto secolo dalla canonizzazione. Il libro aveva un titolo misterioso: “Per ragioni di salute”.
Comprendiamo il valore della salute soltanto quando un nostro caro si ammala. Allora, tutto diventa secondario e quasi irrilevante. E quanto sia importante la salute, ce lo ricorda la pandemia in corso che ha imposto a tutti i governi di ripensare l’agenda politica. Ma la “salute” di cui parla san Carlo Borromeo cos’è? Salute spirituale? Certamente, per un religioso non potrebbe essere diversamente. Salute economica? Anche, perché una società alla fame non può dirsi in salute. Salute sanitaria? Sì, il dato biologico ha una priorità significativa. Ma la “salute” di cui parla san Carlo Borromeo nel suo “Memoriale al suo diletto popolo alla città e alla diocesi” è, come scrive Fabiola Giancotti, “conformità all’essenziale”.
Tutta l’assistenza di cui si è reso protagonista il santo di Arona non è indirizzata per il caso di morte, ma, scrive sempre Fabiola Giancotti, “per il caso di vita, per il caso di salute, per il caso di qualità”. Un’idea gravida di conseguenze, sul piano pratico e morale, che ha ancora molto da insegnare alle generazioni di oggi e a quelle di domani. La salute di cui parla san Carlo Borromeo non può essere ridotta a guarigione o condizione biologica, ma è un nuovo significato da dare alla vita! E allora risulta quanto mai necessario recuperare quel senso della salute disgiunto da un dato puramente medico o farmacologico, ma che attraverso la coerenza all’essenzialità si rivolge a una dimensione complessa che supera quella sanitaria e oltrepassa la paura, il male, la sofferenza e la morte. L’essenzialità coincide con tutto ciò che è fondamentale e sostanziale, privo degli orpelli dell’accessorietà e della ridondanza. E allora si comprende fino in fondo, l’affermazione di Fabiola Giancotti riferita all’idea di san Carlo Borromeo: “La necessità della salute è anche secondo la santità”.
Corrado L’Andolina