“MALINVERNO”, UNO STIMOLO ALLA RISCOPERTA DELLA LETTERATURA D’AUTORE
I libri di Domenico Dara suscitano opposte sensazioni e sentimenti. Da un lato l’impazienza di leggerne le pagine. Dall’altro, si vorrebbe che esse non terminassero, mai. Ed è così anche per il terzo romanzo dello scrittore calabrese, “Malinverno” edito Feltrinelli e già in ristampa dopo pochi giorni dalla sua pubblicazione.
Il libro, rispetto alle due precedenti opere letterarie, presenta elementi di continuità e di rottura. La trama, in linea con i romanzi già pubblicati, è avvincente, delicata, struggente. Si rivolge alle corde del cuore che l’autore fa vibrare come uno strumento antico, prezioso e dal suono raro e rievocativo. I personaggi sono ben delineati e caratterizzati da una penna felice e ammaliante che non lascia nulla al caso e che è sempre pronta a cogliere gli aspetti umani più reconditi. L’ambientazione è descritta con sobrietà, cui fa da contraltare la ricchezza interiore delle figure che popolano il romanzo. Il susseguirsi delle pagine è scandito da situazioni segnate da un apparente parallelismo, destinato a dissolversi, nel finale, in un intreccio solido ed emozionante. L’evidente rottura, rispetto ai precedenti romanzi, è data dall’utilizzo della lingua. Scompaiono i dialettismi, compensati dall’originale scelta di assegnare a buona parte dei protagonisti, il nome di realtà abitate della Calabria.
Nel suo ultimo romanzo, Domenico Dara offre ancora una volta, molteplici motivi per riscoprire le ragioni della letteratura. Il suo potere è di proiettare il lettore in mondi diversi e lontani, ma coinvolgenti e vicini ai propri sentimenti. Mette in primo piano il sentimento per antonomasia, l’amore, senza cadere in alcun sentimentalismo. Non disdegna riferimenti colti che stimolano il lettore alla ricerca o alla riflessione.
Domenico Dara scrive: «I libri non sono oggetti, assomigliano più agli uomini che alle cose». E la prova del nove è data dalla sua prosa, realisticamente magica, dalla capacità affabulatoria della dinamica romanzesca, dal suo fascino magnetico, dalla proiezione del lettore verso un mondo che rende omaggio alla malinconia e alla speranza, al dolore e al bene, alla tangibilità e alla fantasia.
Infine, il protagonista del romanzo, Astolfo Malinverno, è esplorato con impareggiabile maestria nella sua semplicità profonda. Una figura mite e curiosa, intelligente e rigorosa, amante delle buone letture che ha un approccio originale e sapiente alla vita. La sua sensibilità, rara e profonda, contagia non solo gli altri protagonisti del romanzo ma gli stessi lettori. E allora ritorna in mente una breve frase contenuta nelle prime pagine del romanzo: «Uomini e libri narrano in fondo le stesse storie».
Corrado L’Andolina