L’ULTIMA PROVINCIA D’ITALIA
E anche quest’anno, puntualmente, a Vibo Valentia spetta la maglia nera della vivibilità. Il dato suggerisce di evitare giaculatorie, retoriche a buon mercato, distinguo finalizzati a se stessi, analisi da sbadiglio, proposte da libro “Cuore”, noiosi piagnistei. E per carità di patria, si metta da parte Giuseppe Garibaldi che non sarà stato uno stinco di santo, ma ha lottato per un’idea giusta: l’Italia unita. La classifica, comunque, non induce a fare come gli struzzi. Ecco allora qualche considerazione. Il Belpaese è in crisi dai primi degli anni Novanta. La caduta del muro di Berlino prima con la rottura dei consolidati equilibri internazionali e lo sconquasso collegato a “Tangentopoli” poi hanno indebolito e lentamente quasi annichilito il sistema-Italia. Non ci sono più riferimenti valoriali, prospettive politiche e nell’ultimo quarto di secolo nessuno dei nodi strutturali della società e dell’economia è stato affrontato dalle forze governative. Insomma, è scomparsa l’idea culturale dell’Italia. Inevitabilmente, le zone più deboli del Paese, quelle del Sud, hanno subito gli effetti più negativi. In pratica: totale assenza d’investimenti (economici e ancora di più culturali), espansione della criminalità organizzata (nonostante gli argini posti dall’ottimo lavoro delle Forze dell’Ordine e di tanti magistrati capaci e coraggiosi) e un ritorno dell’emigrazione come risposta all’accentuata crisi del lavoro. Da non sottovalutare un altro dato nuovo alle dinamiche meridionali: la denatalità che potrebbe rappresentare il colpo di grazia per tante realtà del Sud. A Vibo, il settore produttivo è debolissimo, molti liberi professionisti lottano per la sopravvivenza e le potenzialità del settore Turismo sono state utilizzate parzialmente. Per non parlare delle strutture e infrastrutture, di certo non all’avanguardia. Il resto, lo ha fatto la politica (p rigorosamente minuscola). La classe dirigente provinciale, nell’ultimo quarto di secolo, ha brillato per inconcludenza, inefficacia e per i suoi fallimenti. Enti in disseto o pre-disseto, territori mal governati, macchine amministrative veloci come bradipi e al passo dei tempi come l’uomo di Neanderthal, lungimiranza pari a un palmo dal naso. E tutto ciò a fronte di un mondo rivoluzionato dalla tecnologia e globalizzato. Sorge spontaneamente l’interrogativo di leniniana memoria: “Che fare?”. Intanto, un progressivo avanzamento del sistema-Italia è la precondizione per ottenere ricadute positive sul territorio. Ma ciò non basta. Altro elemento imprescindibile è l’eliminazione dell’approccio trasformistico alla politica, una sorta di dogma foriero di sottosviluppo e immobilismo. Infine, un grande investimento culturale, capace di rigenerare i percorsi della formazione umana e della coscienza critica. La risposta a Giuseppe Baglivo: “È solo colpa della politica?” viene da sé. La classe dirigente, che include anche quella politica, insomma, ha responsabilità obiettive. Le risposte più urgenti: senso di responsabilità, legalità praticata, senso civico e amministrazioni comunali moderne. Insomma, un miracolo laico. Chi prova a farlo?
Zambrone, 19 novembre 2018
Corrado L’Andolina
Sindaco del Comune di Zambrone