NEL RICORDO DI GIORGIO CARIDÀ
Ci sono persone che entrano nel cuore e hanno il potere di occuparne una parte per sempre. E lo fanno quasi a loro insaputa, con naturalezza. Giorgio Caridà appartiene a questa categoria. Il cuore dei suoi familiari e dei tanti amici incontrati nel suo cammino umano ne registra la sua costante presenza. Da dove deriva questa forza? Dalla profondità umana che contamina di ricchezza la sfera sentimentale e accomuna destini diversi. Giorgio Caridà ispirava simpatia e trasmetteva un calore umano fuori dal comune. Il suo tratto più importante era la generosità che manifestava nelle piccole cose della quotidianità e nelle dinamiche delle relazioni interpersonali. L’altruismo si combinava a una tenerezza dello spirito che si percepiva di primo acchito e poi esplodeva in tutta la sua magnetica forza, con la sua frequentazione. Un amico leale pronto a rincuorare ed a spronare le persone che gli stavano accanto verso la conquista di mete nobili ed alte. Nel suo impegno pubblico era trascinato dalla passione e da un’energia fuori dal comune. La sua giovialità andava a braccetto con la tenacia che trasmetteva ai suoi compagni di tante avventure politiche. Su ogni argomento e problema prendeva posizioni chiare e coraggiose, senza calcoli ed opportunismi di sorta. I suoi parametri erano rappresentati dai valori e dall’amicizia. In un certo senso incarnava lo spirito della vecchia e nobile politica, per l’approccio coerente e orientato da un animo puro. Per altri, sapeva stare al passo coi tempi, per l’immediatezza e la vitalità delle sue posizioni. A volte appariva impetuoso, altre, mosso dal sacro furore di perseguire il bene anche nelle condizioni più difficili. La spontaneità e la franchezza dei suoi argomenti erano temperati da un’educazione sana e dalla sobrietà del suo agire. Sapeva ascoltare e dialogare. Il suo eloquio era l’espressione del carattere: quasi insofferente per le ingiustizie e costante lavoratore di realtà umane aggreganti. La sua fisicità non passava inosservata; ma ad essere veramente totalizzante era il suo animo, sensibile, umile e sincero. Amava la sua Pizzo quanto se stesso. Avrebbe gioito delle vittorie di tanti suoi amici (in primis per quella del senatore Giuseppe Mangialavori). Sicuramente sarebbe stato vicino ai suoi amici in difficoltà. Avrebbe dispensato incitamenti e trasmesso positività a tutti. La sua scomparsa prematura e così dolorosa, rimanda a Lev Tolstoj che ha scritto: “Non c’è morte senza resurrezione”. Non resta che affidarsi al misterioso intreccio di vita e morte; nella certezza di poterlo riabbracciare in una resurrezione di spirito e memoria.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Il Quotidiano il 5 luglio 2018