il ricordo
INNATA ELEGANZA E PROFONDA UMANITÀ
Ci sono notizie che hanno il potere di trafiggere il cuore. La scomparsa di una giovane donna, madre, collega e amica turba l’animo e lo sconvolge nella sua intimità più profonda. Maria Rosaria Turcaloro era una donna intelligente e colta, una collega preparata e corretta. Per me era soprattutto una carissima amica alla quale mi univano, soprattutto, l’amore per la vita e la comune passione politica ispirata dai medesimi valori. I temi più cari spesso discussi con lei spaziavano dal funzionamento della giustizia, alla dimensione identitaria della contemporaneità, dai nuovi riferimenti culturali ispirativi dell’azione politica, al destino dei nostri figli. Di Maria Rosaria mi colpiva poi l’immediatezza delle risposte, la franchezza del suo modo di relazionarsi, il coraggio con cui ha saputo affrontare le difficoltà esistenziali, lo spirito combattivo, la fermezza delle sue posizioni, la lealtà del suo agire. Arguta e autoironica conosceva il valore della dialettica e il potere della parola. Maria Rosaria aveva la dinamicità di una donna moderna, l’avvedutezza tipica delle donne del Sud e il buonsenso di chi conosce il sacrificio e il senso del lavoro. La sua vitalità, l’energia positiva le altre peculiarità del suo modo d’essere. La cadenza tipica delle Preserre, l’innata eleganza, la delicatezza dei suoi gesti, l’apparente irruenza dei modi rendeva i suoi tratti umani fini ed efficaci allo stesso tempo. La vita è il bene più prezioso. Attimi che diventano ore, giorni che col loro divenire si trasformano in anni. In questa evoluzione a volte ordinata, altre caotica si dipana ogni esistenza umana. Quella di Maria Rosaria è terminata prematuramente. Lo sconforto prende il sopravvento e la tirannia del dolore, con la sua vis opprimente, distrugge ogni speranza. La prigione dello strazio dolorosa come nessun’altra. Ma ci sono frammenti della propria vita incancellabili: l’affetto per i propri cari, l’esempio di laboriosità, la rettitudine comportamentale, il senso dell’etica, quello della morale, l’impegno pubblico per una società più giusta. È tremendo pensare alla parola addio. Ma Chesterton ci ha insegnato che questa parola è inesistente al vocabolario cristiano che l’ha sostituita con arrivederci. E allora ritorna in mente l’insegnamento di Publio Virgilio Marone: “Per la morte non c'è spazio, ma le vite volano e si aggiungono alle stelle nell'alto cielo”.
Corrado L’Andolina
Il Quotidiano, 14 giugno 2017, p. 20