DISCORSO D’INSEDIAMENTO
(Consiglio comunale dell’11 giugno 2016)
Gentili signore e signori, buonasera.
Un deferente saluto alle autorità religiose (è presente padre Luigi Scordamaglia della parrocchia “San Carlo Borromeo” di Zambrone; don Francesco Sicari parroco presso Paravati alla parrocchia “Santa Maria degli Angeli” e responsabile regionale per le vocazioni e il diaconato permanente); alle autorità militari (è presente il maresciallo Alessandro Cirillo, comandante della stazione dei carabinieri di Zungri); alle autorità civili (Caterina Muggeri presidente della Croce rossa italiana sede di Vibo, Rosario Macrì sindaco di Belvedere di Spinello e Rosanna Mazzeo consigliere presso il Comune di Zaccanopoli).
********
Nei momenti di rabbia e di delusione, quando l’istinto incita a mandare al diavolo il mondo intero, mi sono più volte chiesto cosa spinga un essere umano normalmente dotato di raziocinio e intelligenza ad occuparsi di politica. Non riuscivo a trovare una risposta soddisfacente a questo quesito che, molto probabilmente, aveva assillato in passato altri uomini e altre donne come me ansiosi di capire quelle ragioni. Certo, sapete tutti che provengo da una famiglia da più generazioni abituata alla politica e all’amministrazione di questo Comune. Come tanti ragazzi della mia generazione ho attraversato il percorso umano e culturale che ha sfiorato il radicalismo politico, accarezzato l’utopia, amato il socialismo. E come altri ragazzi mi sono commosso ed emozionato leggendo le pagine di Massimo Gorkij, il grande scrittore russo, quando nel suo celebre romanzo intitolato La madre, descrive il suo personaggio che nel momento della massima disperazione, inginocchiata sul pavimento e nella polvere: “Si mise a pregare al rumore della pioggia per il figlio rinchiuso in una prigione zarista, per gli amici di lui proscritti e ricercati, per tutti i derelitti della terra, vittime dell’oppressione, della violenza e dell’ingiustizia”. Così Massimo Gorkij ci introduce alla politica e ci fornisce due dati essenziali di essa: la ribellione e la preghiera. Entrambe come manifestazioni dell’interiorità umana che si trasferisce nel cuore degli eventi e gli eventi siamo noi nel nostro rapporto con il mondo, con i nostri simili, con la nostra città. E ciascuno di noi liberamente decide come comportarsi. Può fingere, può ignorare o rimanere indifferente di fronte al dolore, all’ingiustizia ed alle condizioni che impediscono alla libertà piena affermazione. E questa è una scelta. La scelta dell’egoismo e della viltà. O può pregare il suo Dio perché intervenga, sorregga chi soffre e ci liberi dall’ingiustizia e dal male. Ed anche questa è una scelta. La scelta della fede e della speranza. Ma c’è una terza via: quella del coraggio, della resistenza e della tenacia che viene dalla fiducia nelle proprie idee, dalla certezza delle proprie ragioni, dalla speranza che esse siano prima o poi condivise da altri disposti a compiere lo stesso percorso, a sobbarcarsi i medesimi sacrifici, ad accettare le medesime delusioni. Ed è la strada che io ed i miei compagni di percorso abbiamo scelto e per cui siamo qui, dopo disavventure e delusioni. Ma questa è la politica. NOI SIAMO PER LA SOCIETÀ APERTA ed il presupposto di una società aperta è che lo siano le istituzioni, a partire da quelle di base come è la nostra. Siamo solo un piccolo Comune, ma siamo, in piccolo, una riproduzione della nostra democrazia, del nostro sistema politico, con i suoi limiti e i suoi difetti, ma l’unico di cui disponiamo e che siamo obbligati a rispettare. È per questo che il sistema legislativo ripete ad ogni livello istituzionale i medesimi principi. Il rapporto tra chi ha un ruolo istituzionale, in qualunque livello e le normative determinano il concetto di legalità, presupposto di ogni buon governo. Ma cos’è il buon governo?
-Il buon governo è quando si persegue l’interesse pubblico a prescindere dall’interesse o dal profitto dei singoli o dei gruppi.
-Il buon governo è eliminare le sacche di ignoranza, miseria, superstizione ed emarginazione presenti sul territorio.
-Il buon governo è quando la civica amministrazione favorisce la partecipazione eliminando gli ostacoli che la soffocano e la limitano perché la partecipazione è un fatto culturale che alimenta la crescita, la responsabilità dei giovani, il valore della cosa pubblica ed indice ed organizza eventi a tale scopo e si dota delle strutture necessarie per far crescere il loro valore formativo.
-Il buon governo è se il territorio viene sostenuto con una normativa e regolamentazione appropriata alle sue caratteristiche e qualità e se viene usato come strumento della crescita collettiva.
L’azione amministrativa dei prossimi anni sarà sempre ispirata dalla conquista di margini e spazi più ampi di libertà. La libertà non è anarchismo, caos, spontaneismo. Tutt’altro. La libertà è coscienza critica, per dirla con le parole di Oriana Fallaci: “Un dovere, prima ancora che un diritto”. E che significa questo? Significa correlare la libertà al senso di responsabilità. Libertà è conoscenza. Libertà è consapevolezza dei rischi che implica una determinata scelta; ma anche ripudio della paura. Vivere liberamente, non significa ignorare i rischi delle nostre scelte e dei nostri comportamenti. Tutt’altro. La libertà è commisurazione di tale rischi che però non devono condizionarci negativamente. La libertà si traduce in comportamenti segnati dalla giustizia, dal dovere morale, da un’etica della responsabilità.
Prima ho citato Oriana Fallaci che ha scritto: “La ricerca della libertà, la lotta per la libertà, la giustizia della libertà, il sogno della libertà; la libertà in tutti i suoi aspetti. A incominciare, ovviamente, da quelli politici. In un modo o nell’altro, la mia scrittura ruota sempre intorno a questo tema: in modo ostinato, perfino monotono”. Io spero che la scrittura con cui verranno vergate le pagine della futura storia della comunità possano sempre contenere l’inchiostro della libertà.
Alcuni ringraziamenti. In primis agli elettori che si sono pronunciati con chiarezza ed estrema fiducia nei miei confronti e della lista Identità e futuro per Zambrone. E poi ai miei compagni di schieramento, insieme e grazie ai quali abbiamo conquistato ben 835 consensi. Un riguardo particolare ai tre non eletti della medesima lista. A Domenico Pepè, un signore e un galantuomo, una risorsa per Zambrone, una coscienza alta e nobile che costituisce un esempio di dedizione, di discrezione e di serietà, oltre che di competenza in settori specifici. Caro Domenico non ci priveremo della tua esperienza e generosità. Eletto o non eletto sei uno dei nostri e tale rimarrai. Lo stesso per Pasquale Giamborino, un compagno d’altri tempi, un uomo che obbliga la mente ad evocare le lotte del passato sostenute dai lavoratori, dal sindacalismo appassionato e tenace, per un mondo senza sfruttatori e senza sfruttati. Pasquale sarà sempre con noi e sarà consultato per la sua competenza nel settore del lavoro terziario e del turismo. E un grazie immenso a Giacomo Grillo, che non ha neppure bisogno di fare il consigliere seduto nei banchi perché del suo consiglio non ci priveremo di certo. Egli è già un giovane maestro e ci insegna quanto possa essere importante la passione, l’amore per il proprio paese, la visione dei problemi, la sagacia e l’intelligenza per risolverli. Un grazie agli eletti di tale schieramento che ci hanno creduto fino in fondo, che non hanno avuto paura, che hanno resistito. Dovrete, dovremo resistere ancora e a lungo se vogliamo realizzare il sogno di una Zambrone nuova. La nostra forza sta nella fiducia che abbiamo nella nostra visione del futuro. Noi che siamo qui, conosciamo i nostri problemi e i nostri limiti, non ignoriamo le difficoltà che verranno e immaginiamo come sarà la Zambrone del domani. Sogniamo un paese ed una comunità che si pongano come esempio e come guida per quest’area geografica. Sappiamo di non partire da zero ma il cammino sarà lungo e abbiamo bisogno dell’aiuto dell’intera popolazione. A questi consiglieri rinnovo sentimenti di eterna riconoscenza. Il loro affetto e l’amicizia, motivo di orgoglio. La loro presenza, nella mia vita (privata e pubblica) mi ha arricchito umanamente e politicamente.
Mi sono cresciuto alla scuola di maestri d’impareggiabile sensibilità ed efficacia politica come Giacomo Mancini. E a quella di amministratori locali probi e lungimiranti come il compianto professore Natale Landro già sindaco di Parghelia. Dopo avere letto tutte le delibere presenti nell’archivio comunale ho conosciuto in profondità la storia amministrativa della municipalità zambronese. Tanti i modelli cui si può attingere da questa storia che ha avuto inizio, vale la pena ricordarlo, il 4 maggio 1811 grazie ad una felice intuizione di un grande re francese, Gioacchino Murat che ha emancipato la popolazione locale proprio conferendole l’autonomia municipale; oggi minacciata da un deficit e da una compressione degli spazi democratici, senza precedenti in epoca recente. Al re Gioacchino Murat la mia gratitudine e quella di tutta la comunità.
Mi avvio alla conclusione e aggiungo un’ultima riflessione. Insieme agli altri amministratori eletti, vogliamo sperimentare un meridionalismo attivo, mobile, aperto, vivace e capace di avvalersi delle migliori intelligenze. Guardate Cosenza, per esempio, che porta Vittorio Sgarbi a regolare la politica culturale dell’ente perché qualunque Comune, non solo Cosenza, che pure vanta una tradizione solidissima, non ignora che la cultura è fattore di crescita umana politica ed economica. E una politica della cultura rappresenterà per l’amministrazione futura base e presupposto dell’intera azione di governo cittadino. Insomma, noi riprenderemo il cammino della cultura e della libertà e con l’aiuto di Dio lo porteremo a compimento.
Nel primo volume che racchiude “Le leggende degli ebrei” a cura di Louis Ginzberg è riportata un’antica riflessione ebraica: “Solo colui che si è aperto un varco attraverso l’albero della conoscenza può avvicinarsi all’albero della vita”.
Tutto ciò è valevole nel macrocosmo esistenziale, ma anche nel microcosmo in cui si dipana la nostra quotidianità. E allora, alla luce di ciò, risulta più chiaro cosa sia veramente la buona attività amministrativa: conoscenza delle dinamiche sociali, senso di giustizia, passione per la libertà, ispirazione dalla cultura, riferimento valoriale e, infine, amore per la vita.
DIO BENEDICA ZAMBRONE.
Il sindaco
Avv. Corrado Antonio L’Andolina