Zambrone Presentata un’apposita mozione sil controverso argomento
NO ALL’ABOLIZIONE DEI “MINI” COMUNI
Il gruppo “Identità e futuro” contrario alla proposta del Partito democratico
di NICOLA COSTANZO
ZAMBRONE - La proposta di legge 3420 del 2015 a firma di alcuni deputati Pd prevede l’abolizione, mediante fusione di tutti i comuni con meno di 5 mila abitanti. La circostanza non è passata inosservata al gruppo Identità e futuro per Zambrone (consiglieri Marina Grillo e Corrado L’Andolina) che ha presentato mozione avente una duplice finalità: esprimere il più fermo dissenso sulla citata proposta e avviare un percorso teso alla valorizzazione delle piccole municipalità nel quadro di una riforma generalizzata degli enti locali. La mozione prende le sue mosse dai numeri: «I comuni d’Italia sono 8046. Spagna e Germania hanno un numero leggermente superiore di comuni. In Francia, addirittura, i Comuni sono 36500. In Italia, la media è di un comune ogni 7000 abitanti. In Francia e in Germania di uno ogni 5000 mila. In Francia, uno ogni 1500 abitanti». L’atto presentato dai due consiglieri poi aggiunge altri dati utili a delineare il contesto in esame: «La storia nazionale è costellata da piccoli e grandi fallimenti. Le autorità governative centrali hanno contratto un debito pubblico che non ha pari in nessun Paese occidentale. Questi i dati. L’incidenza debitoria dei Comuni rispetto al Pil è di circa il 3% (peraltro in costante diminuzione), mentre quella delle amministrazioni centrali è pari, all’incirca, al 99% (dati ufficialmente rilevati un paio di anni fa e quindi oggettivamente consolidati). Anche le grandi realtà municipali hanno prodotto debiti e fallimenti politici di portata epocale. È sufficiente ricordare il caso del comune di Roma, per il cui salvataggio è stato necessario un decreto con cospicui finanziamenti. Ma anche, la situazione debitoria di città come Palermo, Catania, Vibo Valentia e così via». Logico corollario: «Se i piccoli comuni nel corso della loro storia non sempre hanno fatto un uso razionale e oculato delle loro risorse, le grandi realtà municipali hanno fatto di peggio. L’abolizione dei piccoli comuni non sarebbe la panacea di tutti i mali. L’esperienza, infatti, insegna che la crisi degli enti ha radici ben più profonde, ben differenti dalle loro dimensioni abitative e geografiche». I due consiglieri insistono nella ricerca sulle ragioni della crisi dei comuni che a loro giudizio «ha una duplice natura: mancata realizzazione di una riforma sistemica e arretramento morale, politico e culturale che ha interessato il sistema istituzionale nazionale, in modo particolare, nell’ultimo quarto di secolo». La loro posizione risulta tutt’altro che di matrice conservativa e infatti aggiungono di non volere «mantenere lo status quo perché è evidente che occorre avviare una nuova stagione di riforme degli enti locali e di riassetto delle municipalità». La proposta diviene poi più articolata: «Una gestione sempre più ampia dei territori, una programmazione delle opere pubbliche su una scala più vasta di quelle dei singoli comuni, una gestione dei servizi consortili sono le nuove frontiere delle municipalità». Grillo e L’Andolina sono poi consapevoli della necessità, per le realtà periferiche di un deciso cambio di passo e quindi puntualizzano: «Tuttavia, le municipalità non possono più prescindere da basi programmatiche, sistemi di valori, prassi innovative capaci di ridare slancio alla vitalità dell’ente. Risorse e fattori che spetta proprio alle popolazioni delle realtà comunali fare emergere». La mozione in conclusione accentua il senso politico della proposta: «Un’eventuale frattura fra rappresentanza politica e territorialità rischia seriamente di minare il senso identitario, di dissolvere la necessità di partecipazione alla vita pubblica e di avviare una fase di scadimento del senso democratico. La delega della gestione territoriale a soggetti slegati dalle comunità e dalle loro dinamiche umane e politiche assesterebbe il colpo definitivo ad ogni ipotesi di emancipazione delle popolazioni comunali».
Pubblicato su Il Quotidiano il 6 febbraio 2016, p. 24