La riflessione
QUANDO IL RICORDO DIVENTA UN DOVERE
Il compianto professore Giorgio Israel, a proposito del 27 gennaio, effettuò una distinzione fra celebrazione e memoria. Per la prima è sufficiente una preghiera o una riflessione con la propria umana sensibilità, anche pubblica. Ben differente promuovere la seconda che è operazione culturale e politica complessa. Il Sistema bibliotecario vibonese, con l’iniziativa dello scorso 27 gennaio ha promosso, in termini coerenti e approfonditi, un puntuale esercizio della memoria. Onore alla sensibilità del direttore del Sistema, Gilberto Floriani. Ma anche della dirigente scolastica Licia Bevilacqua che ha con la sua cultura ha offerto originali motivi di dibattito. E a Roque Pugliese che nel suo intervento ha coniugato fede e ragione e indicato un utile percorso per un appropriato equilibrio fra valori e prassi. Presente all’evento anche Elio Costa, sindaco di Vibo e copromotore dell’evento. Ma la presenza che più di tutte ha catalizzato interesse è stata quella di Dova Chan. Nel mese di ottobre, Dova Cahan al “Festival - Tropea leggere & scrivere” presentò il libro: “Un Askenazita tra Romania ed Eritrea”, incentrato sulle vicende della sua famiglia, paradigmatiche sulla sorte degli ebrei dagli anni Trenta del Novecento in poi. È stata lei, in particolare, ad offrire all’evento: intensità, cultura e prospettiva politica. E lo ha fatto con garbo ma anche con decisione, senza concedere nulla a infondati luoghi comuni. Un esempio di coraggio e intelligenza al servizio della verità. L’iniziativa ha offerto gli spunti per qualche utile e necessaria riflessione. Il Giorno della Memoria si celebra, quasi unicamente, grazie alla mobilitazione delle scuole e delle prefetture. L’evento vibonese ha insegnato che è possibile esercitare la memoria senza cedere il passo alla vuota retorica. Il punto di forza del coinvolgimento scolastico è rappresentato dalla capacità di interloquire con quelle che saranno le future leve della società. Il punto di debolezza, l’impossibilità di esprimere un orientamento politico, stricto sensu. Come superare l’impasse? Mediante l’attualizzazione della memoria che proprio per tale ragione non può essere circoscritta soltanto al 27 gennaio. Il Giorno della Memoria è utile non soltanto per ricordare i sei milioni di morti uccisi dal nazifascismo settanta anni addietro. Ma anche per contrastare l’attuale antisemitismo che dilaga in maniera impressionante nell’alveo del radicalismo islamista e in Occidente. Un ruolo crescente potrebbe essere offerto anche dalle prefetture. Come? Stimolando gli enti locali e i Comuni in particolare, a celebrare la memoria della Shoah mediante iniziative corredate da riflessioni significative e da ufficiali atti amministrativi. Nel Talmud c’è scritto: “Quando insegni a tuo figlio, insegni al figlio di tuo figlio”. Insegnare ai figli la verità di ieri e di oggi è un dovere ineludibile.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Il Quotidiano il 6 febbraio 2016, p. 24