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Egidio Sergi
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Il Sindaco della gente
Egidio Sergi
A seguito delle elezioni amministrative svoltesi nella primavera del 1956, si insediò il nuovo consiglio comunale, composto da elementi provenienti da Zambrone (nettamente maggioritari) e dalle frazioni. La contrapposizione della campagna elettorale era stata modesta e, praticamente, la lista della Democrazia cristiana non aveva avuto avversari che potessero mettere in discussione il prevedibile risultato. Fu eletto sindaco, come tutti si aspettavano, Egidio Sergi, figlio di un coltivatore diretto, insegnante elementare, di origini briaticesi ma da moltissimi anni residente a Zambrone, dove aveva trovato moglie. Suo malgrado lo chiamavano tutti “professore” ma il personaggio era totalmente privo di superbia, amava la compagnia e si intratteneva volentieri con tutti. Non gli dispiacevano le cene a casa sua o in casa degli amici, apprezzava i consigli di tutti ma si dimostrava energico e determinato nel momento delle decisioni, che assumeva d’istinto senza curarsi troppo delle conseguenze. La sua amministrazione, tuttavia, non subì mai alcun contraccolpo negativo sia perché egli aveva combattuto la Seconda guerra mondiale, godeva di un elevato prestigio personale che lo poneva al riparo dalle critiche sia perché aveva una notevole perspicacia e un senso dell’organizzazione che gli zambronesi sperimentavano per la prima volta. Gli anni del sindaco Sergi furono di intenso lavoro. Il “professore” capiva che i tempi stavano cambiando e che era necessario suscitare la partecipazione popolare coinvolgendo i giovani e ricorrendo anche alle manifestazioni popolari per ottenere ciò di cui il Comune era carente. Il problema principale erano le baracche e la mancanza di case? Il sindaco, per la prima volta nella storia della comunità zambronese, organizzò una forte manifestazione popolare per rappresentare il problema alle autorità riuscendo ad ottenere altri fondi per la costruzione di alloggi popolari di cui si avvantaggiò soprattutto la frazione San Giovanni. Come insegnante si rendeva conto della necessità dell’istruzione e della cultura. Ma cosa poteva fare un piccolo Comune, privo di mezzi, con un bilancio poverissimo e senza grandi collegamenti con le strutture amministrative provinciali e nazionali? Ed ecco che il sindaco riuscì quasi miracolosamente ad ottenere i fondi per l’istituzione di un’unità mobile di lettura. Quasi tutti i comuni vicini (Zungri, Filandari, Briatico) avevano una fiera mercato annuale che, in qualche misura, movimentava l’economia locale ed ecco che il sindaco Sergi faceva deliberare al Consiglio comunale l’istituzione di una fiera mercato, anche del bestiame, da tenersi il primo settembre di ogni anno. Impegnandosi personalmente anche nell’organizzare una raccolta di fondi tra i cittadini per gli adempimenti onerosi. Che la fiera ricadesse il primo settembre, nel giorno di san Egidio, era un chiaro intento di essere ricordato in futuro come il sindaco che la aveva istituita. L’amministrazione Sergi si adoperò per consolidare il territorio, specialmente all’altezza della località “Palombaro”, punto nevralgico del collegamento con la marina e la stazione ferroviaria. Da secoli il “Palombaro” costitutiva un problema a causa della franosità dell’area dovuta alle infiltrazioni piovane e alla debolezza del terreno. Non c’erano, tuttavia, finanziamenti che permettessero di risolvere definitivamente il problema, per cui si cercava di riparare con frequenti cantieri scuola, proposti dall’amministrazione e sostenuti dal locale Ufficio del lavoro, diretto da Corrado L’Andolina, tra gli amici più vicini e più cari del sindaco. Non era molto, ma i cantieri scuola permettevano non solo di risolvere, sia pure provvisoriamente, qualche piccolo problema ma anche di far lavorare gli operai disoccupati: piccolo sollievo rispetto al gran bisogno di occupazione di questo periodo, che vide, tra l’altro, la ripresa forte dell’emigrazione verso l’Argentina. Tra il 1955 e il 1957 intere famiglie e centinaia di persone chiesero ai parenti già residenti in quel lontano Paese, l’Atto di chiamata per ottenere il passaporto e il permesso di emigrare. Si svuotarono Zambrone e Daffinà e anche San Giovanni conobbe un forte impoverimento della popolazione. L’amministrazione poteva fare ben poco per arginare un fenomeno di proporzioni bibliche ma quel poco servì ad assicurare un minimo di occupazione e un piccolo sollievo a coloro che rimanevano. Il periodo di questa amministrazione vide l’arrivo della modernità e del progresso. Cominciava a circolare qualche automobile anche per le strade cittadine e furono installati i primi apparecchi televisivi in alcune case. Vidi per la prima volta un televisore a Zambrone proprio a casa del sindaco Sergi nella vecchia abitazione alla fine di Via della Vittoria. Fu un avvenimento a suo modo storico. Non mi rendevo conto come immagini provenienti da tanto lontano potessero finire poi su quella scatola con un piccolo schermo che ci appariva come il lenzuolo di un cinema. Tutto quello che avevamo visto noi ragazzi di Zambrone erano i film all’aperto in occasione della festa patronale. Le immagini delle prime partite di calcio della nazionale (Italia- Cecoslovacchia, Italia – Inghilterra, Italia – Spagna) tornano ancora oggi alla memoria per rinnovare lo strano miracolo delle prime tv. E, tuttavia, si notava che qualcosa di nuovo si muoveva nell’aria. Quasi tutte le famiglie possedevano ormai la radio, che favorì la diffusione dell’informazione e delle canzoni. La domenica mattina quasi tutti gli apparecchi erano accesi ad alto volume, tutti sintonizzati sulla stazione che trasmetteva le canzoni dell’ultimo festival di Sanremo e tutti sentivamo la voce di Claudio Villa che intonava “Il torrente” o di Franca Raimondi che consigliava “Aprite le finestre al nuovo sole”. Il sindaco Sergi ebbe il merito di introdurre la prima innovazione veramente importante nella mentalità del paese. La sua umanità era tale che ne favoriva il rapporto confidenziale con la gente e la sua cultura, e soprattutto la sua attività di educatore, gli permettevano di essere visto ed accettato come persona che sapeva tenere insieme il valore dell’amicizia e quello dell’autorità. Dedicava il tempo libero al rapporto con i cittadini, magari giocando a carte (imparai da lui a giocare a 500) con tutti e ricordo le interminabili partite di scopone a casa mia con Egidio Sergi, Micuccio Carrozzo, Pasquale Francica e mio padre. Erano momenti in cui si sprecavano battute di spirito e sfottò. A volte si interrompeva per mangiare e bere il vino delle nostre contrade e si introducevano discorsi di alta politica o di alta cultura. Noi ragazzi ascoltavamo meravigliati e rispettosi di tanta sapienza ed esperienza. Tutti avevano qualcosa da raccontare, episodi della guerra, cui avevano partecipato o di viaggi in luoghi lontani e sconosciuti. Non ci rendevamo conto che quello che teneva insieme quegli uomini era il sentimento forte dell’amicizia e il valore dell’umanità che li aveva formati nel bisogno, nella sofferenza e nella povertà. E che adesso stavano lavorando per liberarci da tutto questo. E che il sindaco Egidio Sergi, con la sua aria un po’ svagata, con la sua ironia fervida e la sua cultura ci stava indicando nuove strade … quelle che un gruppo di ragazzi avrebbe tra poco cominciato a percorrere.
Salvatore L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi, anno IV, n. 2, marzo 2008
Associazione culturale Aramoni - Storia e tradizioni del popolo di Zambrone
frazione San Giovanni, Viale Antonio Gramsci numero 3 - 89867 Zambrone (VV) - Italia