Marina Russo. Nata a Zambrone il 29 giugno 1932 e deceduta a Lainate il 14 ottobre 2015
Marina ‘i sutta. In casa mia la chiamavamo così, per distinguere Marina Russo dalla sua omonima cugina che viveva al piano superiore. Per anni, di sera, venne a farci visita. L’occasione per scambiare due chiacchiere, le impressioni sulla stagione in corso, sul destino dei propri cari, sui parenti che vivevano lontani da casa.Marina Russo spesso ci portava dalla sua campagna qualcosa. E questo era il suo primo tratto: la generosità. Con sagacia esprimeva concetti essenziali e profondi senza concedere mai nulla all’insoddisfazione. Personificava le virtù di una realtà antichissima e fiera della sua cultura, fondata sul lavoro e sull’onestà, sull’amicizia e sul rigore. In tal senso, Marina Russo (al pari di Caterina Tripodi) era uno degli ultimi pilastri di una civiltà che aveva la nobiltà nel cuore. Curava la campagna con dedizione, insieme al suo amatissimo Peppino. I figli prima e i nipoti poi, sempre presenti nei suoi discorsi. Ci sono donne che indipendentemente dal ruolo sociale o dalle opere realizzate o meno, personificano la storia stessa della comunità. Di queste Marina Russo era un evidente simbolo. Lo spirito combattivo, la graniticità degli affetti,la religiosità solida e mai ostentata, i modi cortesi, la spontaneità, ma soprattutto la sua saggezza la rendevano una vera donna di Calabria, altruista e tenace, destinata a rimanere per sempre presente nel cuore di quanti le hanno voluto bene.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi, novembre 2015, anno XI, n. 2.