LE NOZZE D’ORO DI NAZZARENO GRILLO E GERARDA GIANNINI
Nazzareno Giuseppe Grillo e Gerarda Giannini lo scorso 3 ottobre hanno festeggiato le nozze d’oro (50 anni di matrimonio). La loro storia sembra la perfetta sceneggiatura di un film d’ispirazione neorealista corretto da elementi romantici fuori dal comune. Il matrimonio fu preceduto da un fidanzamento. Le modalità di tale passaggio sono coerenti ai tempi. Qualche sguardo furtivo in occasione della domenica e delle varie festività religiose accesero i cuori dei due giovani. E così iniziarono i primi contatti. Curiose le modalità. In alcune fessure delle pareti esterne delle baracche di proprietà delle due famiglie i futuri coniugi iniziarono a scambiarsi qualche messaggio. Poi venne la grande decisione che era già stata percepita da Domenico Giannini, fratello di Gerarda. La richiesta ufficiale di fidanzamento. A farla fu lo stesso Giuseppe Grillo mediante una lettera inviata ai suoi fratelli Antonio e Fortunato che la consegnarono al papà della fidanzata che viveva in Argentina per ragioni di lavoro. La richiesta venne accolta. Ma quando il padre della fidanzata ritornò dall’Argentina volle parlare con lei a lungo, per capire se le condizioni per il matrimonio fossero realmente propizie o meno. Constatata la positività del fidanzamento venne confermato l’assenso. Gli anni di fidanzamento furono due. E così si giunse al fatidico 3 ottobre 1965. Ventuno gli anni della sposa, ventisette quello dello sposo. Era una splendida giornata autunnale quando i coniugi Giannini e Grillo decisero di convolare a nozze. I più orgogliosi furono i genitori di entrambi. Porzia Grasso e Antonio Giannini quelli della sposa, Maria Rosa Giannini e Vincenzo Grillo, quelli dello sposo. Il sacerdote celebrante fu Domenico Grasso, all’epoca parroco di Mantineo e cugino di Gerarda Giannini. I due testimoni di nozze, invece: Vincenzo Grillo che durante la celebrazione intonò anche i sacri canti e Salvatore Gentile. Le damigelle furono Maria Gaudioso e la nipote dello sposo, Anna Giannini. Dopo la celebrazione avvenuta presso la locale chiesetta dedicata a “Santa Marina Vergine” i due sposi invitarono tutti gli ospiti, circa centosettanta, nella casa che un tempo apparteneva alla famiglia Arena, nota possidente di vari appezzamenti in loco (attuale abitazione di Antonio Costa). Il pranzo venne preparato da un cuoco esperto di Daffinà, Sabatino Casuscelli. Al suono dell’organetto provvide Alessandro Costa. Un giradischi diede all’evento un tocco di allegria. Molto gettonata la canzone “Il tango delle capinere” (brano del 1928) nella magistrale reinterpretazione di Luciano Tajoli. La maggior parte delle persone consegnò loro un regalo in denaro (la cosiddetta “busta” che oscillava tra le 1500 e le 5000 lire), altri, optarono per varie suppellettili. La prima abitazione fu la casa popolare sita alla via Guerino Grillo che era stata assegnata ai genitori dello sposo. Gli amici più stretti fecero visita anche nei giorni successivi e consegnarono loro cibarie e, alcuni, una gallina. Tradizione curiosa e in quel tempo molto in voga. All’epoca la solenne festività in onore della Madonna di Romania a San Giovanni era molto sentita nell’animo dei fedeli e la ricorrenza era celebrata la quarta domenica di ottobre. Per tale ragione i due coniugi sono sempre stati particolarmente devoti a questo culto. A causa delle cagionevoli condizioni di salute del padre di Giuseppe Grillo, gli sposi non partirono per il viaggio di nozze. Ma nella lontana Argentina e nelle più belle località nazionali, i due ci sarebbero stati in futuro e cioè nel 1974 e nel 2000. A distanza di mezzo secolo, la cerimonia religiosa per le nozze d’oro è stata celebrata da don Pasquale Sposaro, nella nuova chiesa dedicata alla patrona di San Giovanni, alla presenza dei tanti parenti e degli amici più stretti. Se il cristianesimo è prima di tutto l’incontro con Cristo, si può affermare che Giuseppe Grillo e Gerarda Giannini sono due cristiani esemplari. Il loro “incontro” è evidente nella mutua dedizione, nella serietà dei loro costumi, nella benevolenza che segna il loro rapporto con la persone. Un modello di virtù che ha plasmato il cuore di chi ha avuto il privilegio di conoscere la loro profonda umanità.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi, anno XI n. 2 – Novembre 2015