TROPEA LEGGERE & SCRIVERE
BASTA TARANTELLE. IL LIBRO DI DANILO GATTO
di Antonio Callà
Danilo Gatto è persona poliedrica e versatile. Diplomatosi al conservatorio di Cosenza in pianoforte si è poi addentrato nel mondo coreutico-musicale calabrese. Più specificamente, in quello agro-pastorale del secolo scorso. Molte le sue ricerche sul campo che si sono tradotte in libri e cd. La prima pubblicazione, realizzata insieme ad altri autori, risale al 1988 e s’intitola “Danza tradizionale in Calabria”. A seguire: “La lira in Calabria” (1994), “Tracce per un recupero della memoria di Monteporo” (1999), “Suonare la tradizione” (2007). È stato componente del prestigioso gruppo Re Niliu e nel 1995 ha fondato i Phaleg, a seguire l’Orchestra Popolare Calabrese. Ha fondato l’Arpa che per tre lustri ha organizzato il noto festival Tarantella Power (di Caulonia) e l’Albero di Canto ad Isca sullo Ionio. L’ultimo suo lavoro editoriale, presentato nell’ambito del festival vibonese, s’intitola “Basta tarantelle”. Accurata la riflessione sul mondo della musica popolare calabrese e sulle sue implicazioni. A fare da presentatore e intervistatore, Corrado L’Andolina, avvocato di professione, giornalista per passione, ricercatore e saggista, ma, soprattutto, per undici anni, ideatore e organizzatore, con l’associazione Aramoni di Zambrone, del Tamburello festival. Danilo Gatto da esperto etnomusicologo ha prima di tutto sgombrato il campo da equivoci ed ha spiegato cosa sia realmente stata la musica presso i contadini e i pastori del Novecento. È poi passato ad esaminare il rapporto fra gli enti locali e i festival. Secondo l’autore, questi ultimi sono divenuti sempre di più un “rito”. A seguire, una discussione intorno alla politica dei cosiddetti “grandi eventi”, sui flussi di denaro investiti intorno ad essi e sui bandi pubblici. La musica e la danza tradizionale calabrese sono poi state “liberate” da due fuorvianti luoghi comuni. Il primo, quello tramandato da una tradizione folkloristica avulsa totalmente dalla realtà storica. Il secondo è legato al tarantismo che è fenomeno disgiunto da quello coreutico-musicale calabrese ed è invece connesso al Salento. Richiamata, a tale proposito, la ricerca di Ernesto De Martino. Per quel che riguarda, invece, l’organizzazione della didattica in merito alla musica agro-pastorale calabrese, puntuali i richiami a Diego Carpitella. Affrontato senza troppi giri di parole anche il fenomeno dei gruppi che dichiarano d’ispirarsi alla tradizione popolare che, invece, spesso ne ignorano gli elementi di base. E così, tali band sono destinate a divenire l’una la cover dell’altra, senza nessuna originalità e senza appropriato spessore musicale. Il libro, insomma, offre una prospettiva differente da quella fin troppo semplicisticamente data da chi si accosta a tale genere con superficialità o facilismo. La visione di Danilo Gatto non cede nulla alla retorica e alla banalità. E offre, invece, con sagacia e originalità, molteplici spunti per un dibattito approfondito su un segmento di crescente interesse nella socialità calabrese.