L’EROICO GESTO DI UN INTERNATO
La storia del soldato Michele Pungitore, medaglia d’onore alla memoria
ZAMBRONE - Nell’era della globalizzazione si afferma una tendenza all’omologazione di usi e costumi e alla cancellazione delle locali identità. Eppure le realtà della provincia offrono un bagaglio umano che molto avrebbe da insegnare all’aridità dei tempi. Sensibilità, educazione, valori e storie che nulla hanno da invidiare agli eventi o ai personaggi cui sono dedicate biografie e convegni. Una di queste storie è stata vissuta da Michele Pungitore nato a Zambrone il 22 gennaio 1911. La sua vita, sia nell’infanzia che nella gioventù, procede secondo le regole e lo stile tipico degli uomini calabresi di un secolo fa. Agricoltura, religiosità, famiglia scandivano i passaggi essenziali del suo divenire quotidiano. Poi la chiamata alle armi per combattere su fronti totalmente sconosciuti e per ragioni che lo erano ancora meno. Ma la serietà di essere cittadini ligi al dovere, uomini rispettosi delle leggi impone l’adesione a una guerra di dimensioni mondiali. E così Michele Pungitore si ritrova su un fronte che mai la sua mente avrebbe immaginato fino a poco tempo prima. Il “foglio matricolare e caratteristico” indica le tappe del suo percorso militare. Proveniente dal distretto militare di Catanzaro aveva assolto ai suoi obblighi di leva dall’agosto del 1931 al settembre del 1933. Poi era stato richiamato alle armi nel 1940. Il 18 novembre del 1942 è inviato in territorio di guerra. Fu arruolato nel corpo d’armata divisione fanteria Acqui. Il corpo fu sfortunato protagonista di uno degli eventi più drammatici del periodo. In quel momento la Divisione Acqui era impegnata a Cefalonia che dal 23 al 28 settembre 1943 subì un attacco violentissimo da parte dell’esercito tedesco. Il numero dei morti non fu mai accertato con esattezza. Le stime di Arrigo Petacco indicano le vittime in 400 ufficiali, 5000 soldati, 2000 marinai e 3000 naufraghi verso la terraferma. La maggior parte fu vittima della ritorsione tedesca, almeno 5000 soldati assassinati dopo la resa. I superstiti circa 2000. Qualcuno riuscì a trovare rifugio tra la popolazione greca o i partigiani. La maggior parte fu destinata ai campi di concentramento. Ad alcuni fu anche offerto di ritornare in patria e aderire alla Repubblica di Salò. Fra questi, anche al soldato zambronese che rifiutò la proposta e decise di rimanere fedele all’esercito e ai suoi sottoufficiali sopravvissuti. Michele Pungitore venne così trasferito in un campo di concentramento serbo dove ricoprì lo status di prigioniero di guerra. E proprio durante tale prigionia, nel corso di un attacco di liberazione condotto dagli alleati anglo-americani subì ferite gravissime a seguito delle quali morì il 9 ottobre 1944. Una storia di libertà e moralità, eroismo silenzioso, coraggio leonino e tempra tipicamente meridionale. La vicenda racconta la storia di un uomo che ha onorato la patria, omaggiato l’etica della responsabilità, dato lustro a Zambrone. Ideali di giustizia, amore per il prossimo e solidarietà hanno vinto sul male generato dalla violenza, dall’acquiescenza alla dittatura e dall’egoismo misto all’indifferenza. Proprio per questa ragione questa mattina, il prefetto di Vibo Valentia, Giovanni Bruno, consegnerà ai familiari di Michele Pungitore, ai sensi della legge 296/2006, “la medaglia d’onore ai cittadini italiani, militari e civili, deportati e internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra ed ai familiari dei deceduti”. A decretare il prestigioso riconoscimento la Presidenza del consiglio dei ministri, dipartimento per il coordinamento amministrativo. Intorno alla fine degli anni Quaranta vennero restituiti alla famiglia gli effetti personali di questo eroe zambronese. I suoi familiari custodiscono con sacrale amorevolezza due medaglie che portava sempre con sé, prestigiosi riconoscimenti al valore militare. Le drammatiche circostanze della vita indussero Michele Pungitore a diventare un eroe. Ma forse questo giovane zambronese eroe lo era sempre stato. Perché nella quotidianità, come negli eventi del tutto straordinari e tragici in cui fu coinvolto, manifestò sempre lo stesso atteggiamento: alto senso della giustizia, orgoglio di un’umanità ricca, compostezza nel dolore, coerenza coi propri valori, serietà delle scelte, concretezza del suo amore per il futuro. La lectio magistralis di un “analfabeta” che comprese fino in fondo il valore della vita. Il bene e la verità, d’altronde, sono valori assoluti. Michele Pungitore si orientò nella loro direzione senza esitazioni, con la determinazione e la fierezza dei giusti. Un emblema encomiabile per gli uomini di oggi e di domani.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su L’ora della Calabria il 27 gennaio 2014, p. 18