Una fedele compagna di vita e ciò che resta dei fantastici ani ‘80
LA RADIO, MILLE RICORDI DI PERIFERIA
Come si viveva e cosa si ascoltava in un’epoca di profondi cambiamenti
Come si viveva in un paese della periferia vibonese, come Zambrone, nel 1980? Il turismo ancora non si era imposto e la società era sempre meno contadina. L’emigrazione, piaga endemica del Sud continuava a impoverire il territorio di braccia e menti. La vita procedeva tra stanchezza e incertezze. In ogni casa, però, c’era almeno una radio. Alcune erano antiche, venivano riposte in bella vista e lucidate per essere ammirate nel loro splendore antico. Altre, invece, erano super moderne, colorate. Altre fungevano addirittura pure da mangianastri. L’evoluzione dei tempi si mostrava in tutto il suo fascino, discreto e dirompente allo stesso tempo. Le radio moderne avevano l’antenna satinata e farla stare dritta non era sempre cosa semplicissima. La manopola per cambiare stazione rigorosamente manuale. E poi tutte le storie che raccontavano i nonni. Si rievocava quale fosse stata la prima radio giunta in paese, le impressioni che aveva suscitato nella gente e poi com’era dilagata questa moda, lentamente ma incessantemente. E ancora, i racconti sulle trasmissioni maggiormente in voga nel passato e gli aneddoti fungevano da inossidabili catalizzatori. Uomini, donne, titoli di programmi che venivano ripetuti frequentemente. Si parlava di loro come di fatti vissuti in prima persona o di gente conosciuta direttamente. C’era nostalgia nelle parole che non induceva alla malinconia, ma al sorriso e alla curiosità. Nella casa di mio nonno Corrado, esistevano, addirittura, alcuni numeri di una rivista che offriva indicazioni su come riparare le radio che avessero subito un guasto. Con gli occhi ingenui, totalmente ipnotizzati si guardavano le viti e tutte le altre componentistiche con le quali era costruita la radio. E mi chiedevo: «Riuscirà poi il nonno a montare tutto e a fare funzionare la radio nuovamente?». I racconti del passato erano incentrati sui programmi trasmessi durante il fascismo, su quelli dedicati alla fine della Seconda guerra mondiale, sul teatro. E poi sulle trasmissioni d’intrattenimento. Immancabile il ricordo di Alighiero Noschese che mosse proprio dalla radio i primi passi verso il successo, come Corrado Mantoni e Mike Bongiorno. L’uso moderno della radio, invece, prevedeva fino agli anni Ottanta, un costante ascolto per catturare le novità della musica italiana e ancora di più quella che proveniva dagli Stati Uniti d’America. I nonni ricordavano come avessero ascoltato proprio alla radio la prima versione di “Binario” di Claudio Villa e canticchiavano la prima strofa. I giovani padri, invece, si entusiasmavano con i brani di Elvis Presley, senza rinunciare al testo melodico nazionale; su tutti Bobby Solo, “Se piangi, se ridi”. I ragazzetti, per completare il quadro familiare, non resistevano alla tentazione di rispondere con il successo di Eugenio Finardi intitolato, appunto, “La radio”. Tutti, felicemente riuniti, la domenica pomeriggio, per ascoltare le gesta dei calciatori del cuore: Antognoni, Altobelli, Baresi, Cabrini. Poi, proprio nel 1980, a Zambrone venne attivata un’emittente radio. Un omaggio alla storia, un segnale sul cambiamento dei tempi e uno dei primi passaggi a una nuova era di comunicazione. A distanza di 90 anni dalla sua invenzione (6 ottobre 1924) cosa resta dell’universo radio? E cosa rimane a Zambrone o in una qualsiasi realtà periferica? Restano, in tutta la loro delicatezza, quei vincoli d’affetto che la radio ha saputo stimolare e sui quali discretamente vigilare, come una fedele compagna di vita.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Cronache Aramonesi, settembre 2015 n. 1