La riflessione
IL GIORNO DELLA MEMORIA, CONTRO OGNI FORMA DI ANTISEMITISMO
Nel “Giorno della memoria” e ancora di più in quelli successivi, ci si chiede: l’antisemitismo, oggi, segna un punto di definitivo abbandono? O forse si assiste a rigurgiti antisemiti che insanguinano l’Europa e la coscienza degli uomini liberi? Qualche giorno fa ha suscitato orrore la strage degli autori di Charlie Hebdo, Gli assassini sono entrati nella redazione del giornale francese ed hanno chiesto ai presenti di alzarsi e identificarsi. L’unica donna uccisa è stata Elsa Cayat una psichiatra e psicoanalista che scriveva la rubrica Charlie Divan. Il perché è evidente. È stata uccisa perché ebrea. Ma l’antisemitismo, talvolta, assume le vesti più terribili, quelle dell’antisionismo: una vecchia mistificazione già smascherata tanti anni fa da Martin Luther King. E allora si assiste ad università che ospitano convegni, iniziative e manifestazioni contro il popolo ebraico; naturalmente, in nome, appunto, dell’antisionismo. E poi vere e proprie campagne di boicottaggio dei prodotti made in Israele. Oppure, negli stadi, tocca leggere striscioni del tipo: “Fuori gli ebrei e i negri”. È importante parlare di tutto questo, sempre. Gli orpelli del politicamente corretto andrebbero definitivamente cancellati e il recupero della dimensione morale, costituire una priorità assoluta. E così, commemorazione e memoria, come ha affermato tempo fa il professore Giorgio Israel, andrebbero definitivamente separate. Per la prima sarebbero sufficienti le preghiere o una riflessione con la propria coscienza. Differente e ben più complesso recuperare il senso della seconda. In questo caso, è doveroso stimolare il ruolo della scuola nel recupero della disciplina della Storia. Un percorso che tante scuole hanno già intrapreso con risultati soddisfacenti. Prima di parlare della Shoa occorre offrire i dati sulla storia del popolo ebraico o sui suoi illustri figli. E poi, aggiungere qualche elemento che risulta centrale alla costruzione della civiltà occidentale. Infine, spiegare con adeguati approfondimenti, cosa sia stata realmente la Shoa. E ciò anche per respingere con veemenza le vergognose affermazioni che tendono alla banalizzazione della Shoa, tragedia immane nella storia del genere umano. Un dovere verso chi è stato ridotto a scheletro dalla crudeltà dei nazisti che costringevano i deportati a infinite ore di lavoro sotto il freddo gelido, malnutriti e con in dosso un pigiama e degli zoccoli mai corrispondenti al numero del piede. Lo si deve a chi subì esperimenti impronunciabili e a chi vide i propri cari torturati e straziati nel corpo e nella mente. A chi vide i propri figli storpiati al solo fine di allietare la malvagità dei gerarchi nazisti, a chi dovette osservare i neonati morire per averli privati del latte materno. A chi dovette staccare i denti ai genitori dopo averne avuto i corpi uccisi nelle camere a gas. Auschwitz, Birkenau, Mauthausen, Treblinka, sono state l’inferno.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Il Quotidiano il 30 gennaio 2015, p. 26