DOMENICO MAZZITELLI, IL RICORDO DI UN PARTIGIANO
Lunedì ho avuto l’onore di pronunciare un elogio funebre in onore alla memoria di Domenico Mazzitelli, il partigiano “Rosina”. Di seguito uno stralcio di tale elogio.
Domenico Mazzitelli fu un grande calabrese che andrebbe senza dubbi di sorta annoverato tra i giusti di questa regione. Tanto per essere chiari, andrebbe collocato nella stessa schiera di coloro che seppero opporsi a ogni logica e ad ogni sistema oppressivo, ignobilmente crudele e dittatoriale. Molti calabresi combatterono questa battaglia nella loro terra, come ad esempio Pietro Mancini. Altri, lo fecero fuori dai confini regionali, come Filippo Caruso. Domenico Mazzitelli va ricordato, soprattutto, per la sua azione di partigiano. Operò in Piemonte, nome di battaglia “Rosina”. Nel raccontare la sua storia fu lui stesso a offrire i dati del suo contributo alla lotta contro il nazi-fascismo. Per Domenico Mazzitelli, questa lotta, così dura, in cui più volte la sua vita fu messa a repentaglio, fu la più bella e la più importante della sua vita. Sempre, quando si parlava di questa fase, si entusiasmava come un ragazzino. I suoi occhi si riappropriavano della stessa espressione della gioventù. Diventavano scintillanti, vispi, attenti e curiosi. Il suo cuore si scaldava. Misurava le parole che erano tuttavia intrise di passione e di un’idealità che caratterizza solo i grandi uomini. Partecipò ad oltre cinquanta operazioni. Un numero altissimo che è un’ulteriore conferma del suo amore per la vita! Potrebbe sembrare una contraddizione, ma non lo è. La sua scelta di aderire alla causa partigiana fu, soprattutto, questo. Una testimonianza di amore per la vita. Perché la vita per sua stessa natura ha bisogno di idealità e di valori. Senza, sarebbe una sterile passeggiata nel tempo. E invece la sua battaglia fu una corsa, feconda di positivi risultati. Con il suo esempio, con la sua azione, decisa e determinata, omaggiò la libertà e quindi, appunto, la vita. E questo suo impegno, così concreto e così idealistico al contempo è un esempio per la sua comunità, per la nazione intera e per l’umanità, oggi più che mai bisognosa di ricostruire o difendere un sistema di valori minacciato da intollerabili rigurgiti di violenza antisemita, ideologie totalitarie e fanatismi religiosi. Domenico Mazzitelli personificava il sorriso della libertà. Libertà da ogni forma di oppressione, politica, culturale ed economica. Per lui la libertà non era semplicemente un diritto cristallizzato dalla legge. Era molto di più: un modo di essere, la stella che illumina la condizione umana e la orienta. Un’idea di libertà che, lungi da ogni settarismo, aveva condiviso con i suoi amici partigiani, finalizzata a costruire un modello sociale e istituzionale rispettoso del pluralismo democratico. Sul modello di Giacomo Matteotti e di altri martiri della libertà. Durante la sua esperienza di combattente per la libertà, conobbe il dolore, le atrocità della guerra, la morte. Ma Domenico Mazzitelli aveva capito alla perfezione una verità: la vita è un valore non negoziabile che va vissuta con intensità, passione, amore. E ciò si traduce, in buona sostanza, nel coraggio di scegliere la via della verità. Non nella sua dimensione astratta, ma in quella tangibile che diventa prassi sia in circostanze straordinarie che in quelle ordinarie. E allora, affiora un altro aspetto peculiare della sua personalità, il sentimento della giustizia, inteso come capacità di valutare ogni circostanza e di indirizzarsi verso il bene.
Corrado L’Andolina
Pubblicato su Il Quotidiano il 22 gennaio 2015, p. 26