LA VERA GRANDE BELLEZZA DELLE FIMMANI DA CIPUJA
Qualche settimana fa ho ricevuto una telefonata. Mi veniva chiesto se avessi potuto andare per i campi di Zambrone, a fotografare i fimmani da cipuia. Erano state loro stesse ad esprimere il desiderio di essere fotografate al lavoro. Pensavo a come avrei potuto metterle a loro agio mentre le fotografavo. Poi là, osservandole e ascoltandole, ho scoperto un lato del faticoso lavoro nei campi, che ancora ignoravo. Sono stata accolta dai loro sorrisi. C’era un po’ di timidezza, ma la nobiltà d’animo e la brillante dignità di lavoratrici mi hanno sorpreso. Piccole grandi donne, chine con la faccia sulla terra, le gambe e la schiena tese come a reggere un peso immenso. Eppure i loro occhi erano lucenti e gioiosi nonostante la fatica di questi giorni. Le loro parole, le battute, i sorrisi di complicità, la voglia di farsi vedere come donne prima e poi come lavoratrici instancabili, tutte queste cose mi hanno fatto pensare alla contraddittorietà dei nostri giorni: avevo loro davanti agli occhi, felici anche se stanche, umili e garbate; con gli occhi sempre rivolti alla terra e a quei piccoli fili di cipolla che passavano per le mani, attente a ripulirli per bene prima di piantarli, con una maestria e una sicurezza di gesti unica. Una sicurezza che mi ha incantata. L’immagine, sebbene abbia un valore immenso, non è tutto! Conta quello che si ha dentro, la coerenza che si ha con le proprie idee. Contano i principi su cui si fonda la vita. Ed è su questi principi, che immaginandoli come pilastri, costruiamo noi stessi, la nostra personalità, che sia a lavorare nei campi o in un ufficio o stando a casa come moglie e madre. Non conta la veste che ci cinge, piuttosto come la nostra esperienza veste il corpo e i movimenti. La grande bellezza l’ho vista in queste donne, nei movimenti, nelle mani, tra i cappelli raccolti, nei loro splendidi visi.
Mariella Epifanio
Pubblicato su Cronache Aramonesi, anno X n. 2, settembre 2014